Ucraina, Merz e l’arte di sabotare la pace: quando i missili parlano più forte della diplomazia
Nel teatro geopolitico internazionale, esistono momenti in cui la storia chiama alla responsabilità i suoi protagonisti. Momenti in cui le parole e le azioni di un leader possono orientare il corso degli eventi verso la pace o verso un’ulteriore escalation.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz sembra aver scelto la seconda opzione, dimostrando una preoccupante miopia strategica proprio quando si aprono spiragli diplomatici per una soluzione del conflitto ucraino.
Il timing sbagliato di una decisione controversa
Mentre Mosca annuncia attraverso il ministro Lavrov che “la data del prossimo round di colloqui tra Russia e Ucraina sarà annunciata a breve”, e il Cremlino conferma i preparativi per nuovi negoziati diretti, Merz sceglie questo momento delicato per annunciare il sostegno tedesco alla produzione di “armi a lungo raggio” per l’Ucraina. Una scelta di timing che lascia perplessi: perché alimentare le fiamme proprio quando si intravede la possibilità di spegnerle?
L’eco immediata di una provocazione
La reazione del Cremlino non si è fatta attendere. Dmitry Peskov ha definito le parole di Merz “un ostacolo alla pace”, mentre Lavrov ha accusato la Germania di “scivolare lungo lo stesso piano inclinato su cui è già caduta alcune volte nel secolo scorso”. Parole forti, ma che sottolineano come le dichiarazioni del cancelliere tedesco rischino di compromettere gli sforzi diplomatici in corso.
La contraddizione della diplomazia occidentale
Il paradosso è evidente: mentre Trump si adopera per una “soluzione rapida” al conflitto e persino Zelensky si dichiara disponibile a un formato trilaterale di negoziati (“Sono pronto per il formato Trump-Putin-me”), la Germania sembra remare nella direzione opposta. Merz parla di “una nuova forma di cooperazione militare-industriale” proprio quando sarebbe necessaria una nuova forma di cooperazione diplomatica.
È particolarmente stridente il contrasto tra le aperture di Putin, che pur ponendo condizioni precise per la pace, dimostra disponibilità al dialogo, e la rigidità tedesca che risponde agli spiragli diplomatici con l’annuncio di nuove armi. Come se la Germania temesse più la pace che la guerra.
Il peso della storia e della responsabilità
La Germania, per la sua storia e la sua posizione in Europa, dovrebbe essere un faro di saggezza diplomatica, non un amplificatore di tensioni militari. Il richiamo di Lavrov ai precedenti storici può risultare provocatorio, ma non è privo di fondamento quando si osserva come Berlino sembri privilegiare sistematicamente la logica dell’escalation rispetto a quella del negoziato.
Merz ha parlato di “difesa” dell’Ucraina, ma fornire missili a lungo raggio senza limiti di gittata significa di fatto trasformare la Germania in cobelligerante. Una trasformazione che avviene proprio mentre si aprono possibilità concrete di dialogo.
L’occasione perduta
La storia giudicherà severamente chi, in questo momento cruciale, ha scelto di parlare il linguaggio delle armi invece che quello della diplomazia. Merz, con la sua decisione di sostenere la produzione di missili a lungo raggio proprio mentre si profilano nuovi colloqui di pace, rischia di essere ricordato come colui che ha contribuito a prolungare un conflitto che poteva essere risolto al tavolo negoziale.