Un pacchetto Ue contro l’elusione fiscale delle multinazionali

Un pacchetto Ue contro l’elusione fiscale delle multinazionali
29 gennaio 2016

Il pacchetto di proposte contro l’elusione fiscale delle multinazionali, presentato oggi a Bruxelles dalla Commissione europea, costituisce un tentativo serio di cominciare ad arginare, se non ancora a far cessare, questo fenomeno, che fa perdere ogni anno, secondo una stima del Parlamento europeo, fra i 50 e i 70 miliardi di euro ai paesi dell’Ue. Attraverso i loro piani aggressivi di pianificazione fiscale – e spesso grazie anche alla compiacenza delle amministrazioni e dei governi di alcuni paesi – le multinazionali riescono a pagare tasse molto inferiori (del 30%, secondo stime della Commissione) a quelle che pagano le normali imprese locali, che non possono sfruttare le occasioni e i trucchi offerti dalle discrepanze e la mancanza di comunicazione fra i sistemi di tassazione nei diversi Stati membri dell’Ue in cui sono presenti. Il principio essenziale, logico ma finora difficile da applicare sistematicamente, è che le imprese devono pagare le tasse nel paese in cui operano e producono i profitti da tassare; e non, come spesso avviene ancora oggi, nel paese in cui riescono a pagare di meno, o a non pagare quasi nulla, e dove magari hanno solo una buca delle lettere. Che il pacchetto presentato oggi sia un importante passo avanti (sebbene migliorabile) nella giusta direzione lo hanno riconosciuto anche i gruppi politici del Parlamento europeo tra più attenti al principio della giustizia fiscale: i Verdi e i Socialisti e Democratici. Ma anche i Conservatori britannici, ultraliberisti, hanno accolto con favore l’iniziativa, pur avvertendo che rischia di compromettere la competitività delle imprese europee, nel caso in cui le misure che alla fine saranno approvate nell’Ue vadano effettivamente al di là di quanto prevedono le norme internazionali dell’Ocse, appena adottate, contro l’erosione della base imponibile delle grandi società (norme Beps, “Base Erosion and Profit Shifting”).

Che l’Ue voglia essere ancora più ambiziosa dell’Ocse lo ha confermato oggi il commissario Ue agli Affari economici e alla Fiscalità, Pierre Moscovici, presentando il pacchetto di proposte. E in effetti, una delle due direttive del pacchetto, quella con le misure contro l’elusione fiscale, contiene degli elementi in più rispetto alla mera trasposizioni degli standard dell’Ocse. Fanno parte delle norme Beps tre delle sei misure incluse nella direttiva: la regola contro i sistemi di imposizione “ibridi” – che permettono il fenomeno della “doppia non imposizione” -, la limitazione delle deduzioni fiscali sugli interessi, e la regola Cfc, contro contro l’erosione della base impositiva e il “profit shifting” attraverso l’uso delle società estere controllate (“Controlled Foreign Companies”). Secondo fonti della Commissione vengono, invece, dal dibattito interno all’Ue e non dall’Ocse – e in particolare dal difficile negoziato, mai concluso, riguardo alla base impositiva consolidata comune per le tasse societarie (“Common Consolidated Corporate Tax Base” – Ccctb) – altre due delle sei misure (la sesta è di carattere generale): la cosiddetta “switchover rule”, che impedisce l’esenzione fiscale di alcuni introiti delle multinazionali, quando non si dimostri che sono stati effettivamente tassati in un altro paese; e la “exit taxation”, che mira a impedire il trasferimento all’estero degli asset di una società al solo scopo di evitare che siano sottoposti all’imposizione fiscale nel paese di provenienza.

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Anche nella seconda direttiva del pacchetto, che riguarda la cooperazione fra le amministrazioni fiscali dei diversi Stati membri, viene recepita la norma Ocse del “country by country reporting”, ma, per così dire, con maggiore “intensità”. Le norme Ue prescrivono, ad esempio, che sugli ormai famosi “tax ruling” (gli accordi sulle decisioni fiscali anticipate) vi sia un scambio automatico di informazioni fra le amministrazioni, e non solo “spontaneo” come prevede lo standard Beps. Inoltre, nell’Ue si chiede di scambiare le informazioni su tutti i “tax ruling” in tutti gli Stati membri, informando anche la Commissione europea, hanno sottolineato le fonti. L’Ue, quindi, applicherà al suo interno un regime più rigoroso di scambio di informazioni rispetto al “country by country reporting” del Beps, che userà invece nei suoi rapporti fuori dall’Ue con gli altri Stati membri dell’Ocse, e anche con tutti i paesi che, pur non stando nell’Ocse, stanno aderendo volontariamente alle sue norme in questo campo. Proprio sullo scambio di informazioni fra le autorità dei diversi paesi, infine, il commissario Moscovici ha ricordato oggi che la Commissione intende andare più lontano dell’Ocse, e lavorare a una proposta che presenterà in primavera per rendere pubbliche, all’interno dell’Ue, le dichiarazioni del “country by country reporting” che in ambito Ocse sono trattate come informazioni confidenziali e destinate solo alle amministrazioni fiscali. “Ogni cosa a suo tempo”, ha concluso Moscovici, sapendo che già non sarà facile la strada verso l’approvazione del pacchetto presentato oggi, vista la regola dell’unanimità che ancora vige in Consiglio Ue per le decisioni in materia fiscale, e nonostante l’appoggio prevedibile da parte della maggioranza del Parlamento europeo.

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