Wwf: coste cementificate, il 10% artificiali e alterate. Sicilia e Sardegna le regioni più colpite

6 agosto 2014

Quella “grande bellezza” italiana che confina col mare in 25 anni e’ stata cancellata in piu’ parti dal cemento: pur mantenendo angoli suggestivi e intatti, dal 1998 a oggi 312 macro attivita’ umane hanno sottratto suolo naturale lungo le nostre ‘amate sponde’ per far spuntare villaggi, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe e barriere che hanno alterato il profilo e il paesaggio del nostro paese facendo perdere biodiversita’ e patrimonio naturale. Un pezzo strutturale della nostra economia e’ stato cosi’ mangiato dal cemento, a scapito di un’offerta turistica balneare (soprattutto in aree di qualita’) che coinvolge migliaia di aziende. E’ l’allarme lanciato dal WWF nel dossier “Cemento coast-to coast: 25 anni di natura cancellata dalle piu’ pregiate coste italiane.  Le regione piu’ colpite sono Sicilia, Sardegna e soprattutto la costa adriatica che rappresenta il 17% delle coste italiane, ma dove meno del 30% del waterfront e’ libero da urbanizzazioni. Persino le aree costiere cosiddette protette non sono state risparmiate: su 78 SIC o ZPS difesi dalla Rete Natura 2000 europea il WWF ha censito 120 interventi “antropici”, come darsene e villaggi. Dei circa 8.000 chilometri di coste italiane quasi il 10% sono artificiali e alterate dalla presenza di infrastrutture pesanti come porti, strutture edilizie, commerciali ed industriali che rispecchiano l’intensa urbanizzazione di questi territori in continuo aumento e dove si concentra il 30% della popolazione.

Secondo il dssier del WWF da nord a sud nessuna regione costiera e’ esclusa, ma le ferite peggiori riguardano Sardegna e Sicilia, con 95 e 91 casi rispettivamente di nuove aree costiere invaso da cemento. In Sardegna, dopo un Piano paesistico che prometteva di correre ai ripari dalla cementificazione selvaggia delle coste, nel 2009 sono stati annullati i vincoli aprendo a nuove edificazioni all’interno dei 300 metri dal mare e ampliamenti di cubatura, per la maggiorparte documentati dal WWF. Il “caso studio” e’ quello di Cardedu, con due villaggi turistici e un’urbanizzazione a schiera costruiti in barba al vincolo paesaggistico. In Sicilia le poche aree che si salvano sono quelle protette, il resto e’ stato messo a dura prova: l’elenco degli insediamenti spuntati in questi 25 anni e segnalati nel Dossier e’ lungo, con il “caso studio” di Campofelice di Roccella dove sorge una vasta area edificata in area vincolata. La costa adriatica e’ la piu’ urbanizzata dell’intero bacino del Mediterraneo. Dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia i quasi 1.500 km di costa adriatici rappresentano il 17% delle coste italiane ma meno del 30% del waterfront e’ libero da urbanizzazioni. Negli anni ’50 quasi 1000 km sui totali 1472 (64%) del fronte adriatico erano privi di costruzioni ed altre strutture accessorie, configurando un paesaggio costiero oggi inimmaginabile. Se si escludono le Marche (con solamente il 21% di costa libera), il Friuli era quasi alla meta’, mentre Veneto, Emilia e Abruzzo sfioravano il 70%. Per Molise e Puglia la costa era per oltre l’80% totalmente libera da urbanizzazione. Tra gli anni ’50 e il 2001 la popolazione dei comuni costieri e’ aumentata di quasi 770.000 abitanti (poco meno del 28%), mentre, nello stesso periodo, l’aumento di popolazione in Italia e’ stato del 20%. In particolare in Abruzzo, Molise e Puglia le coperture urbanizzate aumentano da 8 a 10 volte, contro le 5 volte dell’Emilia o le tre volte del Veneto (sempre tenendo conto della presenza di lagune costiere in quest’ultimo caso). Gli interventi di urbanizzazione effettuati sulla costa adriatica italiana negli ultimi 50 anni denunciano una evidente carenza di programmazione e delineano un quadro piuttosto pessimistico in termini di inversione o controllo del fenomeno. I dati piu’ rilevanti che emergono dalla ricerca sono quelli relativi alle dinamiche di crescita di circa il 400% della densita’ di urbanizzazione nei comuni costieri, ma in particolare del 300% nella fascia costiera dove negli anni ’50 circa i due terzi dei 1472 km della linea di costa fossero liberi da costruzioni e altre strutture, mentre questo valore si riduce drasticamente a meno di un terzo dopo il 2000 (466 km), con una velocita’ media di avanzamento delle urbanizzazioni stupefacente, pari a circa 10 chilometri l’anno (poco meno di 30 m al giorno).

Leggi anche:
Copenaghen: a fuoco la Borsa, crolla la guglia: "È lnostra Notre-Dame"
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti