Zlotowski: “Planetarium” è un sogno e risposta all’antisemitismo

10 aprile 2017

È un film onirico, sul mondo del cinema, ambientato alla fine degli anni ’30, che tocca il tema dell’antisemitismo “Planetarium”, che la giovane regista Rebecca Zlotowski ha presentato a Roma al festival “Rendez-vous” insieme a uno degli interpreti, Louis Garrel. Il film, nei cinema italiani dal 13 aprile, ha per protagoniste Natalie Portman e Lily-Rose Depp, nel ruolo di due sorelle americane che praticano sedute spiritiche e che a Parigi incontrano un produttore cinematografico visionario e controverso che cambierà il corso delle loro vite. La giovane regista ha spiegato: “Il film è partito dal desiderio di mettere degli attori in uno stato di trance, di ipnosi, e questo mi ha portato a sviluppare una storia ispirata a delle sorelle medium realmente esistite, e parallelamente ho inserito la storia di un produttore ebreo tra le due guerre: questo incontro ha creato un film che somiglia a un sogno”.

Un sogno su cui incombe una minaccia oscura, inafferrabile, che ha degli echi anche oggi: “Mentre scrivevo il film con il mio sceneggiatore in Francia c’era un clima di antisemitismo molto forte, e in qualche modo ‘Planetarium’ è la risposta a questo clima di rinascita, non solo di antisemitismo, ma di razzismo, populismo. Credo che l’antisemitismo sia una sorta di cattiva fiction, un brutto story-telling, e in qualche modo il film si basa su questi interrogativi: cosa è la fiction? In cosa possiamo credere?”. Louis Garrel, amico d’infanzia della regista, interpreta un piccolo ruolo, ma è entusiasta del linguaggio usato da Zlotowski nel film: “Il naturalismo al cinema è diventato la lingua più parlata, e ogni volta che vedo qualcuno che ha un’idea di cinema che va verso l’espressionismo, come fa Sorrentino in Italia, la sua espressività nelle immagini… E ho sentito subito che lei voleva prendere un’altra strada rispetto al realismo. Il suo precedente film era molto più naturalistico, e qui intraprendeva una strada molto più espressionista, che è una strada che il cinema non prende così frequentemente”.

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