Altra mazzata per l’economia, le spiagge italiane sono fuorilegge

Altra mazzata per l’economia, le spiagge italiane sono fuorilegge
15 luglio 2016

di Antonio Angeli

La direttiva Bolkestein colpisce ancora, scaraventando nel panico i gestori degli stabilimenti balneari, proprio nel bel mezzo della stagione estiva. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che le concessioni sulle spiagge italiane vanno messe a gara, tanto emerge dalla sentenza che riunisce due cause che vedono opposti dei gestori di bagni a enti locali, in Lombardia e Sardegna. Per la Corte, il diritto dell’Unione è contrario alla possibilità che le concessioni per l’esercizio delle attività turistico-ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri siano prorogate in modo automatico, in assenza di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati. La proroga prevista dalla legge italiana, che aveva fissato al 2020 tutte le scadenze, per i giudici di Lussemburgo, impedisce di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei candidati alla gestione del servizio. In Italia la normativa ha disposto una proroga automatica e generalizzata della scadenza delle concessioni, rilasciate anche senza alcuna procedura di selezione; l’ultima volta è stata rinviata appunto alla fine del 2020. Nonostante la legge, ad alcuni operatori privati è stata negata la proroga della concessione.

Questi hanno fatto ricorso e i giudici italiani si sono rivolti alla Corte di Giustizia dell’Ue per avere chiarimenti sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto dell’Unione. La Corte ha precisato che il rilascio di autorizzazioni relative allo sfruttamento economico del demanio marittimo e lacustre deve essere soggetto ad una procedura di selezione tra i candidati, che deve essere imparziale, trasparente e adeguatamente pubblicizzata. La proroga automatica delle autorizzazioni non consente di organizzare una procedura di selezione, come sarebbe necessario. È vero che i titolari delle autorizzazioni devono poter ammortizzare gli investimenti, tuttavia questa considerazione non può giustificare una proroga automatica. Di fronte alla sentenza il mondo politico italiano si è frantumato. Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani esulta: “Finalmente la Corte di Giustizia dell’Unione europea mette fine alle proroghe indiscriminate sulle concessioni balneari in Italia. Una decisione scontata, visto che la direttiva Bolkestein è molto precisa”.

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La senatrice del Pd Camilla Fabbri invoca una legge ad hoc subito: “Il governo deve al più presto intervenire per impedire il caos. Stiamo infatti parlando di un comparto essenziale dell’economia nazionale, migliaia di imprese in prevalenza artigiane che danno lavoro a 30.000 addetti. L’esecutivo si muova subito”. Per il segretario della Lega Matteo Salvini la sentenza che boccia la proroga al 2020 per le concessioni demaniali marittime e lacustri “è un’altra mazzata che arriva dall’Europa” oltre che “ulteriore testimonianza che se l’Europa burocratica non esistesse sarebbe meglio per tutti”. Il segretario leghista si dice comunque “molto dispiaciuto” perché “la Bolkestein è una battaglia che ormai conduciamo da anni”. Il senatore di Forza Italia Remigio Ceroni, della commissione Bilancio, spiega che “la sentenza della Corte Europea, che ha bocciato la proroga automatica fino al 2020 decisa dall’Italia per le concessioni demaniali marittime e lacustri, è illogica e fuori dalla realtà. Ancora una volta il governo Renzi non è stato in grado di difendere gli interessi di tante imprese che operano nelle spiagge italiane”.

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