Cardinale Bassetti: “Il Vangelo è la bussola su cui costruire la nostra esistenza”

Cardinale Bassetti: “Il Vangelo è la bussola su cui costruire la nostra esistenza”
Cardinale Gualtiero Bassetti
18 dicembre 2018

Pubblichiamo l’intervista rilasciata al presidente della Conferenza episcopale italiana , Cardinale Gualtiero Bassetti ad ‘America Oggi’.

Il Vangelo e la forza dirompente del suo messaggio potrà ridare fiducia a quanti soffrono ingiustizie sociali ed anche a coloro i quali sono resi indolenti dal “nichilismo” che pervade ormai ogni ambito dell’esistenza. La Chiesa, nell’epoca attuale, non può non annoverare tra i suoi compiti prioritari la necessità di generare quel risveglio spirituale che può condurre ad un costruttivo e tenace impegno concreto. Cosa ne pensa? 

“Non faccio altro che ripeterlo dall’inizio del mio mandato da Presidente della Cei: prima il Vangelo! Questa è la bussola di orientamento e la roccia su cui costruire la nostra esistenza. Solo vivendo autenticamente il messaggio evangelico possiamo fornire una risposta alle numerose ingiustizie sociali e al nichilismo che sembra essere diffuso in ogni interstizio della società. Per questo motivo, l’annuncio gioioso del Vangelo, come ci esorta Francesco, è il punto di partenza di ogni azione pastorale e il cuore pulsante dello spirito missionario della Chiesa: di una Chiesa, cioè, che si prende cura con amore materno dell’uomo ferito del mondo contemporaneo; che, come il buon Samaritano, non abbandona nessuno sul ciglio della strada; e che, soprattutto, non rinuncia ad andare al largo e farsi pescatrice di uomini annunciando la buona novella. Perché come scriveva Romano Guardini all’inizio del ‘900 la Chiesa non è un’istituzione “costruita a tavolino” ma è una ‘realtà vivente’ che si ‘risveglia nelle anime’.

È sbagliato ritenere che tale consapevolezza possa incoraggiare la Chiesa a promuovere anche un impegno politico che la rappresenti? Si osserva la nascita di partiti politici di stampo cattolico, che affermano la centralità dei valori fondanti della Chiesa Cattolica. Come guarda la Chiesa a tali partiti?

“La Chiesa più che guardare alle azioni dei partiti, si preoccupa del bene comune. Ha grande cura per lo sviluppo integrale della promozione umana, per la valorizzazione della cultura della vita e per la difesa dei poveri. Diceva La Pira che la politica è ‘un impegno di umanità e santità’ che cerca di ispirare la ‘costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti’. Quindi penso che l’impegno sociale e politico dei cattolici sia un fatto assolutamente normale e doveroso. Ma a due condizioni: innanzitutto, è un’attività che spetta al laicato cattolico ben formato e consapevole. In secondo luogo, è un’attività che ha un solo obiettivo: il servizio gratuito al Paese”.

L’economia “dal volto umano”, da sempre sogno da realizzare da parte degli uomini di “buona volontà”, è l’obiettivo storico della Chiesa per introdurre nel contesto economico ogni essere umano che ne resta ai margini. Quali sono gli impegni attuali della Chiesa Cattolica su tale versante?

“Francesco ha dedicato moltissima attenzione a questo tema e ne ha parlato diffusamente nell’Evangelii gaudium e soprattutto nella Laudato si’. D’altra parte, Bergoglio, da Vescovo, aveva vissuto in prima persona la drammatica crisi economica argentina del 2000-2002, le tristi vicende dei cartoneros e conosceva bene la vita nelle villas miserias. E quindi, come Papa, ha sviluppato una forte critica nei confronti di un’economia capitalista-finanziaria svincolata da ogni legge etica che produce la ‘cultura dello scarto’ e ‘uccide’ l’animo umano. Inoltre, accanto a questa dura critica a questa sorta di ‘paradigma tecno-economico’ che governa il mondo, Francesco si è fatto promotore di una nuova cultura dell’economia e del lavoro. Una nuova cultura che difende la dignità di ogni essere umano nel processo produttivo, che riconosce la ‘sacralità’ del lavoro e che non ‘divinizza’ il mercato. Alla base di questa proposta c’è uno sguardo nuovo della Chiesa sul mondo odierno: ovvero la difesa dell’Oikos, della casa comune, della Terra, dell’ambiente e del suo rapporto con l’uomo. Una sfida fondamentale per il futuro dell’intera umanità”.

La crescita dei territori più depressi presuppone l’educazione all’amore per i luoghi di origine di ogni popolo, nonché all’impegno per migliorarli e civilizzarli. L’accoglienza è, senz’altro, espressione di umanità, ma si ritiene che possa esserlo anche lo sviluppo dei territori più poveri e dilaniati dall’abbandono. Il rapporto con i territori di origine, soprattutto se umili, dovrà essere sorretto dall’affetto. Cosa ne pensa?

“L’Italia è stato storicamente – ed è tutt’ora – un Paese di emigranti: milioni di uomini, donne e bambini hanno lasciato un territorio poverissimo (o in crisi come negli ultimi anni) per andare a cercare un nuovo mondo e una nuova vita. Anche grazie alle loro rimesse dall’estero alcuni territori italiani si sono sviluppati. Ma soprattutto il legame tra i due mondi – di partenza e di arrivo – non si è mai spezzato. Tutte le testimonianze degli emigranti italiani raccontano di questo legame d’amore con la terra natia: un legame caratterizzato anche dalla fede vissuta in famiglia, dalla preghiera comunitaria e dalla devozione popolare. Come Chiesa italiana abbiamo sempre aiutato a tenere in vita e a sviluppare questi legami di affetti tra il nuovo mondo e la madrepatria. Attraverso questi legami è stato possibile trasmettere, di generazione in generazione, un deposito storico di esperienze, cultura e umanità di grande importanza. Questi legami sono stati una sorta di antidoti a quella tipica sensazione di spaesamento e di sradicamento territoriale che vivono gli emigranti. Proprio per questo, penso che le radici culturali siano estremamente importanti e vadano continuamente innaffiate con l’acqua viva della memoria e della fede”.

Emerge, in modo sempre più chiaro, l’affermarsi del cosiddetto “pensiero superficiale”.  Quali difficoltà incontra la Chiesa per rivalutare la profondità della riflessione umana e riscattare il reale valore della conoscenza in ogni sua espressione?

Sono le tipiche difficoltà di un mondo sempre più globale e, al tempo stesso, sempre più individualizzato e consumistico. Il panorama sociale di questo mondo liquido non sembra favorire lo sviluppo di un pensiero profondo e articolato, ma al contrario sembra generare un ‘pensiero superficiale’ spesso ridotto a slogan o a brevi messaggi sui telefoni o sui social network. Soprattutto sul web – che non va certo demonizzato ma abitato cristianamente – sembra trovar largo spazio questo pensiero: sentimenti di rabbia, frustrazioni sociali e una lunga sequela di giudizi approssimativi o del tutto fuorvianti si sviluppano su internet con grande facilità. Tutto ciò, inoltre, avviene ad una velocità incredibile che non sembra lasciar spazio ad alcun dialogo o ad una riflessione serena. Penso che questa situazione sia una delle più grandi sfide del presente e del futuro. Una sfida che va affrontata senza paura e con grande discernimento della comunità ecclesiale. Occorre riattribuire un reale valore non solo alla conoscenza ma soprattutto alle relazioni interpersonali: questa è la vera posta in gioco”.

C’è chi afferma che vi sia, all’interno della Chiesa, una corrente di pensiero che pone in discussione l’impegno di Papa Bergoglio. Risponde a verità o è solo una notizia finalizzata a creare un senso di inquietudine nel mondo cattolico cristiano?

“Che ci siano delle critiche a Papa Francesco è fuor di dubbio. Lo leggiamo sui giornali e sui blog. Che siano, però, delle critiche ingiuste e ferocemente livorose è altrettanto indubbio. Ognuno è libero di dire quello che pensa e di sviluppare tutte le critiche che vuole, ma la protervia e la mancanza d’amore con la quale vengono esposti certi giudizi mi lasciano attonito. Purtroppo, stiamo assistendo ormai da anni alla semina della zizzania all’interno della comunità ecclesiale. E questo è molto doloroso. Perciò non posso non pregare per tutte quelle persone che in buona fede cadono vittime di questa semina velenosa. Ma io confido totalmente nel Signore che scrive diritto sulle righe storte. Il buon Dio che scruta i cuori saprà senza dubbio riconoscere il grano dal loglio”.

L’universo femminile è posto di fronte al drammatico fenomeno dell’inasprirsi della violenza nei propri confronti. Di fronte a gesti di vera crudeltà e violenza sorge spontaneo chiedersi se vi sia un’involuzione morale talmente pericolosa da arginare con strumenti efficaci e non rimandabili, pena il decadimento in dimensioni irreversibili, che, attualmente, vede vittima prescelta la donna e, con il suo diffondersi, potrebbe aggredire ogni ambito della vita umana. Cosa ne pensa?

“Ribadisco con ancora più forza quello che ho detto in occasione della giornata dell’Onu contro la violenza sulla donna: chi maltratta una donna rinnega e sconfessa le proprie radici di essere umano. Perché la donna è la fonte della maternità, è la sorgente della vita. Dirò di più: la violenza sulle donne è un sacrilegio! Anche su questo punto ci viene incontro papa Francesco nell’Amoris Laetitia quando dice che ‘la vergognosa violenza’ contro le donne non è certo ‘una dimostrazione di forza mascolina’ ma all’opposto i ricreativi e associativi. E poi in tutti i luoghi dell’esistenza umana: soprattutto nel lavoro, dove le donne sono spesso soggette a ricatti ignominiosi per sopravvivere. Come comunità ecclesiale dobbiamo essere attenti ad ogni tentativo iniquo di sopruso e vegliare sulla vita delle nostre sorelle nella fede. Non dimenticando mai, infine, che dove c’è una donna maltrattata ci sono spesso dei piccoli, degli innocenti che sono costretti a vedere – e quindi a subire indirettamente – queste violenze”.

Il dialogo della Chiesa con le altre religioni è divenuto più impegnativo in seguito alla migrazione dei popoli?

“Il dialogo con le altre religioni è divenuto sempre più necessario. Mai come oggi non possiamo non costruire dei ponti di amicizia e dei luoghi di dialogo in una società sempre più multietnica e multiculturale. Altrimenti il rischio è il ghetto, la creazione di comunità chiuse, che espongono la società al dramma dei conflitti sociali etnico-sociali. Il dialogo interreligioso non è quindi solo un’opportunità di crescita ma è soprattutto uno strumento efficace per la costruzione concreta di una società pacificata e solidale. Il linguaggio della carità e il riconoscimento della dignità umana come valore incalpestabile rappresentano dunque due pratiche di grande importanza che possono essere un terreno comune di incontro nel dialogo interreligioso. Il quale, come ho già detto più volte, non significa mai una cessione di identità ma, al contrario, è un arricchimento culturale e sociale”.

Un Suo messaggio ai cittadini italo – americani.

“Agli italiani d’America vorrei ricordare le parole della ‘patrona degli emigrati’, ovvero di Santa Francesca Cabrini, quando diceva: ‘Oggi è tempo che l’amore non sia nascosto, ma diventi operoso, vivo e vero’. Oggi e non domani abbiamo bisogno di annunciare l’amore incondizionato di Dio a tutte le sue creature, a partire dagli emigranti, da tutti coloro che hanno lasciato casa, terra e affetti. Si tratta di un amore autentico, gratuito e operoso che fornisce quella linfa vitale che fa vivere ogni comunità di uomini e donne. Alla comunità italo-americana, ai nostri fratelli e sorelle che portano i nostri nomi, la nostra lingua e la nostra storia, vorrei dire di non dimenticare mai il bagaglio di italianità che hanno nel loro cuore. La terra degli avi rimane sempre la terra del nostro oggi. Una terra che è fonte di identità e che soprattutto è madre e non matrigna. Le madri non possono mai dimenticare i propri figli. E i figli non devono dimenticare le proprie madri anche se invecchiate e un po’ stanche. Nel nome di Santa Francesca Cabrini, che è l’emblema della madre di tutti gli italiani d’America, vi auguro di tener vivo, in ogni istante, il legame d’amore con l’Italia, non dimenticando mai che la Chiesa è la sposa di Cristo e la madre di tutta l’umanità. E come tale vi è sempre vicina e non vi dimenticherà”.

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