La caccia ai responsabili si è concentrata soprattutto al Senato dove i numeri da inizio legislatura sono stati in bilico ma a impensierire il governo sono anche i numeri della Camera che per prima oggi è chiamata a votare la fiducia a Giuseppe Conte dopo l’uscita di Iv dalla maggioranza. La storia parlamentare insegna che questo genere di votazioni sono incerte fino all’ultimo secondo ma sulla carta la compagine dell’esecutivo, senza i renziani, sfiora appena la maggioranza assoluta, fissata a Montecitorio a quota 315 perché sono 329 i deputati in carica.
I voti sicuri per Conte infatti sulla carta sono proprio 315. Si tratta dei 190 deputati M5s, oggi ridotti a 189 per un’assenza giustificata a causa del Covid. Dei 93 del Pd e dei 12 di Leu. Dal gruppo Misto i sì alla fiducia arriveranno dagli 11 deputati di Centro democratico, la componente di Bruno Tabacci, 3 dal Maie, 4 dalle minoranze linguistiche. A questi va aggiunto il voto di Michela Rostan, deputata di Iv che però ha annunciato il voto a favore di Conte. Dei dodici deputati del Misto non iscritti ad alcuna componente, la maggior parte ex pentastellati, l’unica ad aver votato già la fiducia è Rosalba De Giorgi. Fin qui si arriva a quota 315. Su come si comporteranno gli altri nessuno è pronto a scommettere. I grillini sono più ottimisti, i conti di Palazzo Chigi oscillano tra i 318 e i 325, mentre tra i dem prevale la cautela.
La maggioranza assoluta non è necessaria oggi: affinché passi la fiducia al governo Conte è sufficiente che i sì superino i no. Ma già mercoledì, in occasione del voto sullo scostamento di bilancio, è richiesta dall’articolo 81 della Costituzione. Non sarà un problema in questa occasione visto che sia Renzi che il centrodestra hanno annunciato che voteranno a favore del ricorso all’indebitamento ma un governo senza la maggioranza assoluta di certo non può considerarsi al riparo da futuri scossoni.
