Coronavirus, le Marche chiude le scuole e il governo impugna l’ordinanza

Coronavirus, le Marche chiude le scuole e il governo impugna l’ordinanza
26 febbraio 2020

Il coronavirus scatena anche uno scontro istituzionale tra governo e Regione Marche. Quest’ultima chiude le scuole in ambito regionale, l’esecutivo impugna la relativa ordinanza. “Con la sua decisione unilaterale di firmare un`ordinanza per la chiusura di tutte le scuole e Università della Regione Marche, il Governatore Luca Ceriscioli si sfila dall`accordo che era stato raggiunto solo poche ore prima nel corso dell`incontro tra governo e Regioni tenutosi alla Protezione Civile e viene meno all`impegno preso con tutti gli altri Governatori che invece si stanno attenendo alle disposizioni concordate – affermano i ministri degli Affari Regionali Francesco Boccia, dell`Istruzione Lucia Azzolina e dell`Università e della Ricerca Gaetano Manfredi -. L`accordo raggiunto questa (ieri, ndr) mattina prevede infatti di uniformare le azioni di contrasto alla diffusione del coronavirus in tutti i territori definiti no cluster, ovvero non direttamente interessati dai focolai. In particolare, non prevede per questi territori, incluse quindi le Marche, la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e delle Università. L`impianto dell`accordo, da cui prende vita l`ordinanza attesa nelle prossime ore, è stato condiviso anche dalla Conferenza delle Regioni”.

“Con la sua decisione, Ceriscioli – proseguono i ministri — che peraltro nel corso della riunione di questa mattina non ha mai messo in discussione l`impianto dell`ordinanza, si sottrae a quel coordinamento e a quella condivisione fin qui proficuamente portati avanti dal governo insieme a tutte le Regioni e agli enti locali nel solo ed esclusivo interesse dei cittadini italiani. La sua decisione, peraltro, non trova riscontro in nessuna disposizione sin qui prevista dalle competenti autorità scientifiche che supportano l`azione del governo nella gestione di questa emergenza. Appare semmai del tutto sproporzionata, contraddicendo il principio di proporzionalità delle misure fin qui adottato dal governo. Pertanto, il governo, per conto dei ministri degli Affari Regionali Francesco Boccia, dell`Istruzione Lucia Azzolina e dell`Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, procederà a impugnare attraverso l`Avvocatura generale dello Stato l`ordinanza della Regione Marche”.

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Immediata la replica del governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, secondo cui la decisione di chiudere le scuole in regione “non è politica”, ma “è una misura di prevenzione suffragata dai tecnici della Regione”. “Come abbiamo fatto fino ad oggi continueremo a lavorare in modo scrupoloso nel monitorare ogni situazione a rischio e nell’isolare questo primo caso se ci sarà conferma – aggiunte Ceriscioli – il Governo per me si contrappone a una linea che si è già data per altre regioni”. “Nella situazione in cui ci siamo trovati – spiega il governatore -, esattamente al pari di come hanno fatto altre Regioni in piena autonomia, una serie di comportamenti avrebbero aiutato e messo in sicurezza la popolazione. Scelte suffragate dai tecnici, non di natura politica, che ho accolto e appoggiato. La durata è più meno la stessa delle altre Regioni. Ho scuole al confine con Cattolica, il paradosso sarebbe stato lasciare aperte le scuole al confine e chiuse quelle di Bologna. Trovo molto razionale il mio comportamento”.

“La mancanza di omogeneità – dice ancora Ceriscioli – è anche il frutto di un coordinamento non riuscito. Applico nella mia Regione quello che il Governo ha sottoscritto con Liguria e Friuli. Non vedo contrasto col Governo. Il contrasto lo crea il Governo nella misura in cui vuole applicare comportamenti disomogenei. Quando Liguria e Friuli hanno fatto i provvedimenti non c`erano casi nelle regioni. L`ultimo contatto col Governo è stato col ministro Boccia, che mi ha annunciava il provvedimento del Governo che avrebbe impugnato il mio. Ho detto che non avrei fatto un passo indietro”. Un fatto è certo, Ceriscioli non ha intenzione di fare un passo indietro, come ha dessto lo stesso governatore a Boccia.

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