Corruzione, 6 anni all’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno

Corruzione, 6 anni all’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno
L'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno
23 ottobre 2020

L’ex sindaco della capitale, Gianni Alemanno, è stato condannato a 6 anni di reclusione in uno dei filoni dell`inchiesta “Mondo di mezzo-Mafia Capitale”. La sentenza è stata emessa dai giudici della corte d’appello di Roma. Il procuratore generale Pietro Catalani, in sede di requisitoria, aveva chiesto per Alemanno una pena a 3 anni e sei mesi di reclusione per l’accusa di “corruzione per l’esercizio della funzione”, secondo l’articolo 318 del codice penale.

Secondo il pm Luca Tescaroli Alemanno era “l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco. Inserito al vertice del meccanismo corruttivo ha esercitato i propri poteri e funzioni illecitamente e curato la raccolta delle correlate indebite utilità, prevalentemente tramite terzi propri fiduciari per schermare la propria persona. Gli uomini di fiducia, indagati e alcuni anche condannati in Mafia Capitale, sono stati proiezione della persona di Alemanno, che ha impiegato per la gestione del proprio potere, e si sono interfacciati con gli esponenti apicali di Mafia Capitale, suoi corruttori (Buzzi e Carminati)”. “Ricorreremo sicuramente in appello dopo avere letto le motivazioni. Io sono innocente, l’ho detto sempre e lo ribadirò anche davanti ai giudici d’appello”, era stato il primo commento dell’ex sindaco dopo la sentenza di primo grado. Ma ora, la corte ha di fatto confermato la sentenza di primo grado.

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In primo grado l’ex primo cittadino, alla fine di febbraio del 2019, infatti, aveva preso 6 anni, per i reati di corruzione e finanziamento illecito. Quest’ultima fattispecie era stata “integrata nella corruzione” dallo stesso rappresentante dell’accusa. In favore di Alemanno il pg aveva anche prospettato la concessione delle attenuanti generiche e della continuazione delle condotte. Ma i giudici di seconda istanza hanno valutato in modo differente e confermato la sentenza di primo grado. I giudici d’appello hanno ribadito la provvisionale di 50mila euro sia per la municipalizzata dei rifiuti (Ama) che per il Campidoglio. Ad Alemanno – si ricorda -erano stati anche confiscati 298mila euro. Secondo l`accusa iniziale Alemanno, tra il 2012 e il 2014, per il tramite l`ex ad di Ama Franco Panzironi avrebbe ricevuto, attraverso la fondazione Nuova Italia, oltre 223 mila euro mila euro per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio, tra cene elettorali, finanziamenti all’associazione e soldi cash. I soldi, in base all`impianto accusatorio, sarebbero giunti da Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati.

La prospettazione è stata sempre respinta da Alemanno e ancora stamane dai suoi difensori. “Non c’è traccia di alcun pagamento, accredito, linea di finanziamento, che possa ricondurre ad Alemanno con nessuno dei soggetti citati negli atti”, aveva detto in aula l’avvocato Pietro Pomanti. “La sentenza della Cassazione, per il filone principale di ‘Mondo di mezzo’ – ha continuato – ha non solo reso definitive una serie di assoluzioni sul caso che ci riguarda, ma ha anche chiarito che di alcune accuse ad Alemanno non si deve più parlare”. L’avvocato Filippo Dinacci ha aggiunto: “Le sentenze si possono più o meno condividere, ma vanno rispettate”. Il penalista ha poi spiegato: “In questa storia ci sono stati diversi fuori onda sgradevoli e questo giudizio deve mettere ordine anche su questo”.

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Sono state in sostanza due le partite che coinvolgono Alemanno, almeno secondo le accuse che hanno portato al processo, una riguarda i finanziamenti a Eur spa e l’altra attiene presunte pressioni sui competenti organi di Ama per lo sblocco dei crediti vantati dalle imprese di Buzzi-Carminati. Per il pg Catalani la sentenza di primo grado è stata “poderosa”, con “precisi riferimenti” alla vicenda nel suo complesso. Con la sentenza d’appello Alemanno è stato chiamato anche al “pagamento delle spese di grado” ed alla “rifusione, in favore delle parti civili, delle spese di rappresentanza e assistenza”. Parte civile figurano oltre all’Ama, anche le associazioni dei consumatori Cittadinanza Attiva Onlus, ‘Assoconsum, Confconsumatori Federazione Regionale del Lazio e Roma Capitale’.

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