Decine di milioni di danni alle imprese, Ance cita Stato

28 giugno 2014

Dopo i politici anche le imprese scendono in campo in merito alla decisione di sopprimere la sezione del Tar di Catania, sulla base di quanto previsto dal decreto legge 90 sulla semplificazione e la trasparenza amministrativa e l’efficienza degli uffici giudiziari. E così l’Ance Sicilia annuncia la citazione per danni dello Stato ed invita tutte le altre associazioni imprenditoriali a fare lo stesso. ”Ben vengano riforme e spending review se semplificano la vita ai cittadini e riducono la spesa pubblica – dice Salvo Ferlito, presidente di Ance Sicilia -. Ma la soppressione della sezione di Catania del Tar non solo non farà risparmiare nulla, ma si tradurrà in un danno di decine di milioni di euro per l’erario, i cittadini e le imprese”.

Il decreto, infatti, prevede che il personale che opera a Catania venga trasferito nel capoluogo siciliano. ”Ma la sede di Palermo, che è più piccola per dimensioni e organico – spiega Ferito -, non può accogliere altri 20 magistrati e gli amministrativi di Catania, che per dimensioni è il terzo ufficio giudiziario amministrativo d’Italia, dopo le sedi di Roma e Napoli”. Per Ferito, allora, sarà ”necessario cercare un altro locale più ampio, con aggravio di costi per lo Stato, cioè noi. Nel frattempo, trasferendo a Palermo le cause in corso, si rischia la paralisi della giustizia amministrativa in Sicilia, che vedeva pendenti al 31 dicembre scorso 54.445 ricorsi al Tar di Catania e 11.809 a quello di Palermo, per un totale di 66.254, che frattanto saranno arrivati a circa 70mila in questi mesi. Una situazione di arretrato unica in Italia, seconda solo al Tar di Roma con 84.451 ricorsi pendenti”.

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”Ma il danno – aggiunge Ferlito – si verificherà in tutta Italia dove, a fronte di 104.409 ricorsi definiti, se ne registrano 298.221 ancora pendenti. Quanto ai ”presunti risparmi”, osserva ancora il presidente di Ance Sicilia, ”il trasloco, l’affitto di una sede più grande a Palermo, l’acquisto di arredi e attrezzature, i costi di trasferta che le pubbliche amministrazioni dovranno sostenere per consentire ai loro legali di partecipare ai giudizi nel capoluogo regionale, il tardato incasso di spese e tributi per via del diluirsi negli anni dei giudizi di merito, l’aumento nel tempo degli interessi sugli indennizzi che le pubbliche amministrazioni dovranno pagare in caso di soccombenza: sono tutti fattori che vanificano il beneficio della chiusura della sede di Catania e anzi aumentano i costi pubblici”.

Per non parlare dei danni per cittadini e imprese, che ”dovranno sobbarcarsi l’onere di pesanti trasferimenti e vedranno negarsi il loro diritto a difendersi in tempi ragionevoli di fronte a procedure amministrative ritenute irregolari o compromesse che invece potranno andare avanti indisturbate” conclude Ferlito. L’Ance Sicilia fa appello al governo regionale e ai parlamentari nazionali e regionali perché ”si impegnino a contrastare in ogni modo la soppressione della sede di Catania del Tar, ad esercitare pressioni sul Capo dello Stato e sul governo nazionale per sostenere il suo mantenimento, e ad opporsi alla norma in sede di conversione parlamentare del decreto legge”.

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