Draghi rinvia di 6 mesi rialzo tassi e riapre rubinetti a banche

Draghi rinvia di 6 mesi rialzo tassi e riapre rubinetti a banche
Mario Draghi
7 marzo 2019

Il primo rialzo dei tassi di interesse nell’area euro slitta di almeno 6 mesi, non arriverà prima di dicembre, e intanto la Banca centrale europea riapre i rubinetti delle liquidità alle banche. A fine estate, a settembre, effettuerà il primo di una nuova serie di “Tltro”, i finanziamenti ultra agevolati di lungo termine, stavolta a 2 anni. E nel frattempo continuerà con il pieno rinnovo dei titoli acquistati nel quantitative easing. Come previsto, l’istituzione guidata da Mario Draghi ha reagito al rallentamento dell’economia con una correzione di rotta sulla politica monetaria. Ma il pacchetto di misure adottate si è spinto oltre quelle che erano le attese prevalenti.

Lo si è visto sull’euro, che in riposta alle decisioni ha subito un repentino deprezzamento – che sconta la linea più morbida – e nel pomeriggio si attesta a 1,1232 dollari, sui minimi da quasi un mese. La virata giunge in risposta al peggioramento economico che ora si riflette anche nelle previsioni aggiornate dalla stessa Bce. In particolare sul 2019 per cui adesso stima una crescita limitata all’1,1 per cento, 6 decimali di punto in meno rispetto a 3 mesi fa. E la sforbiciata ha anche riguardato le attese di inflazione, quest’anno prevista all’1,2 per cento, il prossimo all’1,5 per cento e nel 2021 all’1,6 per cento. L’obiettivo ufficiale che i trattati Ue assegnano all’istituzione è quello di garantire la stabilità dei prezzi, che in termini pratici significa un caro vita inferiore ma vicino al 2 per cento. E ora che il raggiungimento di questo target sembra rischiare allontanarsi la Bce aggiusta la rotta.

Ha innanzitutto modificato la “foward guidance”, ovvero le indicazioni sul suo orientamento riguardo al futuro di tassi: se fino ad oggi escludevano ritocchi fino all’estate, adesso si slitta a “almeno fino alla fine del 2019”. Nella conferenza stampa a seguito del Consiglio direttivo Draghi è stato anche più esplicito parlando di dicembre. A quel punto ci sarà l’aggiornamento trimestrale delle stime e un nuovo presidente (questione ancora da decidere). Draghi non ha voluto commentare il fatto che completerebbe il suo mandato senza aver mai alzato i tassi (salvo rimarcare che queste decisioni non sono del presidente ma del Consiglio). Lo slittamento non ha colto di sorpresa, anzi diversi osservatori avevano ipotizzato anche qualcosa di più netto con un rinvio al 2020. Il presidente ha peraltro riferito che alcuni nel direttorio avevano proposto l’opzione di spingersi fino a marzo 2020. Ma ha anche sottolineato che queste date sono ipotetiche e potrebbero essere ancora modificate. Quello che ha maggiormente stupito è stato il varo da subito dei nuovi Tltro, per quanto di durata più limitata (2 anni) e con un tetto “pari a fino il 30% dello stock di prestiti idonei al 28 febbraio 2019”. Oltre a meccanismi, ancora da definire, che assicurino l’arrivo di questi fondi nell’economia reale.

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La Bce ha poi confermato che continuerà a reinvestire “integralmente” i titoli in scadenza accumulati con il quantitative easing, “per un prolungato periodo di tempo” oltre il primo rialzo dei tassi. Draghi ha rivendicato come questo strumento abbia di fatto un effetto accomodante. “Parliamo di circa 20 miliardi di euro di acquisti al mese per mantenere lo stock di titoli inalterato. E con il debito-Pil dell’area euro complessivamente è in calo tenere questo stock inalterato significa un continuo accomodamento”, ha detto. Il perché il direttorio abbia deciso “all’unanimità” questo ammorbidimento è prevalentemente nel quadro economico di “notevole moderazione, che si estenderà nell’anno”. E’ vero che “c’è una crescente incertezza – ha detto ancora Draghi – ma è anche vero che c’è un netto deterioramento e in queste condizioni restare fermi non è la scelta più appropriata”. “In una stanza buia ti muovi a piccoli passi, non corri ma ti muovi – ha spiegato – devi cercare di essere proattivo, piuttosto che reattivo, a contingenze che altrimenti rischiano di evolversi in situazioni non previste e non desiderabili”.

Non sono mancati i tradizionali richiami alla disciplina di bilancio. “I Paesi con elevati debiti devono continuare a ripristinare i margini”. Tuttavia c’è stata una modifica significativa del linguaggio nella parte in cui la Bce sostanzialmente appoggia la natura “lievemente espansiva” delle politiche economiche e parla del ruolo degli “stabilizzatori automatici”, che nelle situazioni di rallentamento significa più spesa. Infine, Draghi ha riconosciuto che la situazione in Italia “è certamente” uno dei “fattori interni” che hanno pesato, assieme a altri, come l’affanno del comparto auto in Germania, nella revisione al ribasso delle previsioni di crescita. Anche se il grosso deriva dalla frenata del commercio globale. “Il punto – ha concluso – è quanto durerà l’incertezza che ha eroso la fiducia”.

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