Escalation Iran-Israele: l’Italia monitora i connazionali, Israele distrugge un terzo dei lanciamissili iraniani

Il governo italiano segue da vicino la situazione dei cittadini in Medio Oriente mentre il conflitto si intensifica. Putin ed Erdogan si confrontano telefonicamente, l’UE boccia la Russia come mediatore

Tajani

Antonio Tajani

L’escalation del conflitto tra Iran e Israele tiene in apprensione la comunità internazionale, con l’Italia che monitora attentamente la situazione dei propri cittadini presenti nella regione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato al Tg1 che il governo sta seguendo “la situazione” dei “connazionali, sia in Iran che in Israele”, con ambasciate e consolati “al lavoro per assisterli”.

I cittadini italiani iniziano a lasciare l’Iran

La situazione sul campo ha costretto alcuni italiani a muoversi autonomamente. “Naturalmente non si può partire in aereo né dall’Iran né da Israele”, ha spiegato Tajani, aggiungendo che “qualcuno ha già cominciato a spostarsi in auto” e “dunque ci saranno già alcuni italiani che lasceranno Teheran in automobile”.

Particolare attenzione viene rivolta anche all’Iraq, dove secondo il ministro ci sono stati degli “allarmi” che vengono “valutati con attenzione perché lì abbiamo nostri militari”.

Israele colpisce gli studi televisivi iraniani

Il conflitto ha raggiunto una nuova fase con l’attacco israeliano agli studi dell’emittente di Stato iraniana IRIB (Islamic Republic of Iran Broadcasting) nel Distretto 3 di Teheran. L’operazione è stata preceduta da un avviso di evacuazione “urgente” per il distretto, emesso dal portavoce in arabo delle Forze di Difesa Israeliane (IDF).

Le IDF hanno rivendicato significativi successi militari nell’operazione contro la Repubblica islamica. La portavoce Effie Defrin ha dichiarato che “dall’inizio dell’operazione sono stati distrutti più di 120 lanciamissili, pari a un terzo del totale dei lanciatori del regime iraniano”.

La diplomazia internazionale in movimento

Sul fronte diplomatico, la Cina ha lanciato un appello per la de-escalation, esortando Iran e Israele ad adottare “immediatamente” misure per ridurre le tensioni. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha invitato “tutte le parti ad adottare immediatamente misure per allentare le tensioni, impedire che la regione sprofondi in una spirale di disordini”.

Il confronto Putin-Erdogan

Un colloquio telefonico tra il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdogan ha messo in evidenza le preoccupazioni internazionali per l’escalation. I due leader hanno “espresso la più seria preoccupazione per la continua escalation del conflitto Iran-Israele, che ha già causato un gran numero di vittime ed è gravato da gravi conseguenze a lungo termine per l’intera regione”, secondo quanto riferito dal Cremlino.

Erdogan ha sottolineato che “la spirale di violenza iniziata dopo l’attacco di Israele all’Iran mette a repentaglio la sicurezza dell’intera regione” e ha definito “l’illegalità del governo Netanyahu una chiara minaccia per il sistema internazionale”.

Il presidente turco ha ribadito l’impegno di Ankara in “iniziative diplomatiche volte a fermare gli attacchi di Israele sul territorio iraniano”. Entrambi i leader hanno condannato l’azione militare israeliana contro l’Iran, considerandola una violazione della Carta delle Nazioni Unite e di altre norme di diritto internazionale.

L’Ue boccia la Russia come mediatore

L’Unione Europea ha però respinto qualsiasi ruolo di mediazione per la Russia nel conflitto. Il portavoce per la Politica estera e di Sicurezza comune dell’UE, Anouar El Anouni, ha dichiarato durante il briefing quotidiano a Bruxelles che “la Russia ha zero credibilità per agire da mediatore nel conflitto Israele-Iran”.

“Putin ha dimostrato di essere interessato solo alla guerra, ha continuamente violato il diritto internazionale, e recentemente ha firmato un accordo di partenariato con l’Iran che comprende anche la cooperazione in sicurezza e difesa”, ha aggiunto El Anouni, concludendo che “alla luce di tutto questo, la Russia non può essere un mediatore obiettivo”.

Il conflitto continua a destare preoccupazioni per le sue potenziali ripercussioni su scala regionale e internazionale, mentre la comunità internazionale cerca di individuare percorsi diplomatici per una de-escalation.