Supermercati, cassieri a rischio

Supermercati, cassieri a rischio
31 agosto 2017

L’automazione e’ il futuro dei supermercati: sono a rischio due cassieri e addetti alle vendite su tre. Se si allarga lo sguardo all’intera filiera del retail (dalla logistica alla gestione di magazzini e scaffali), va ancora peggio: l’80% degli addetti potrebbe essere sostituita da robot e intelligenza artificiale. Lo afferma un report di Citi e dell’Oxford Martin Programme on Technology and Employment. La pubblicazione, intitolata Technology at work 3.0, fa parte di una serie di pubblicazioni sull’impatto dell’automazione sul mondo del lavoro. Negli Stati Uniti sarebbe a rischio, complessivamente, il 47% dei posti. La catena del retail, con una percentuale assai piu’ elevata, e’ quindi uno dei settori piu’ esposti. Carl Benedikt Frey, condirettore dell’Oxford Martin School, lo dice in modo ancora piu’ brutale: “Il retail e’ uno dei settori in cui l’occupazione e’ destinata a scomparire”. Con una dinamica che “colpira’ tutte le citta’ e tutte le regioni”. Ne faranno le spese cassieri, magazzinieri, fattorini. Penalizzati da tecnologie, come i centri di smistamento e punti vendita senza casse di Amazon, che garantiscono una produttivita’ maggiore.

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Nella gestione dei magazzini, ad esempio, (al netto delle eccezioni) “piu’ del 90% del lavoro e’ ancora manuale, ma l’automazione potrebbe moltiplicare la produttivita’ per cinque o per sei”. Ecco perche’ il futuro e’ tutto dalla parte dei robot. Con un effetto collaterale (oltre al calo dell’occupazione): la crescita dell’e-commerce richiede enormi centri logistici: il sistema digitale – hanno calcolato di esperti di Citi e Oxford – ha bisogno di uno spazio quadruplo rispetto ai magazzini dei punti vendita tradizionali. Ci sara’ quindi un problema di spazio, soprattutto perche’ i grandi centri urbani non ne hanno molto da offrire. Per quanto il tema sia discusso, continua lo studio, “l’effetto della rivoluzione digitale e’ ancora tutto da vedere”. Siamo quindi all’inizio. Non solo nei comparti in stato embrionale (i punti vendita senza casse) ma anche in quelli piu’ maturi (come l’e-commerce). Lo dicono i numeri. Nell’ultimo decennio, le vendite attraverso canali digitali sono cresciute (a livello globale) del 20% l’anno.

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Ma l’e-commerce rappresenta ancora una quota minoritaria del retail mondiale: l’8%. Ordinare online e ricevere la consegna entro poche ore e’ gia’ una realta’ negli Stati Uniti e in buona parte dell’Europa. Ma, ad esempio, i tempi medi in Brasile sono di nove giorni. Per l’acquisto della spesa quotidiana, la situazione e’ ancora piu’ difforme: i supermercati (e le consegne) online hanno gia’ toccato il 10% in Corea del Sud, il 7,2% in Giappone, il 6,9% in Gran Bretagna e il 5,3% in Francia. Ma negli Stati Uniti costituiscono l’1,4%. E l’Italia e’ ferma allo 0,4%. Insomma, il mercato ha ancora margini enormi. Mobile e banda larga, grandi abilitatori dell’automazione nella filiera retail, sono ancora (tutto sommato) poco diffusi. Arrivera’ poi un’ulteriore spinta dallo sviluppo di sensori, big data, robotica, droni. “Alcune di queste tecnologie – si legge sul report – hanno appena raggiunto una dimensione commerciale e il loro impatto e’ ancora tutto da verificare”. Il panorama cambiera’ quando “il costo della tecnologia diminuira’”, dando la possibilita’ di risparmiare a fronte di “servizi migliori”. A essere penalizzati saranno soprattutto “i mercati dove il costo del lavoro sta aumentando”.

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