Garlasco, l’avvocato di Venditti: “Trasferite tutto a Brescia, gli investigatori sono gli stessi”
Più il tempo passa, più si aggiungono nuovi capitoli legati all’inchiesta ‘madre’ che vede accusato Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi

Il delitto di Garlasco continua a far parlare di sé, ma stavolta non per nuove rivelazioni sul caso Poggi. L’avvocato Domenico Aiello ha chiesto il trasferimento dell’indagine su Andrea Sempio da Pavia a Brescia, riaccendendo i riflettori su un groviglio giudiziario che si fa sempre più intricato. Una mossa che si inserisce in uno scenario investigativo diventato ormai un rompicapo: più passano i mesi, più si moltiplicano i filoni che ruotano attorno all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto ormai diciassette anni fa.
Il legale dell’ex procuratore Mario Venditti invoca il trasferimento sostenendo una connessione procedurale che, codice alla mano, imporrebbe di spostare tutto nel capoluogo bresciano. Un’istanza che arriva mentre due Procure, quella di Pavia e quella di Brescia, lavorano su binari paralleli che continuano a incrociarsi. La spartizione delle competenze è nata dalla necessità: quando il radar investigativo ha iniziato a puntare su alcuni magistrati, sono dovuti intervenire i pm bresciani. Le toghe di un distretto, infatti, non possono indagare sui propri colleghi.
All’origine di tutto c’è l’inchiesta aperta dal procuratore Fabio Napoleone e dal pm Stefano Civardi, scattata dopo una consulenza depositata dalla difesa di Alberto Stasi. Secondo quella perizia, il dna trovato sotto le unghie della vittima apparterrebbe a Sempio. Un’ipotesi esplosiva, ma ancora tutta da verificare: solo a fine anno l’incidente probatorio dovrebbe sciogliere il nodo e fornire certezze scientifiche definitive.
La presunta tangente da trentamila euro
A fine settembre è entrata in scena la Procura di Brescia con un’inchiesta che ha alzato ulteriormente il livello della vicenda. Nel mirino è finito Mario Venditti, ex procuratore di Pavia, accusato di aver intascato tra i 20 e i 30mila euro nel 2017. L’ipotesi investigativa è quella della corruzione: in cambio del denaro, Venditti avrebbe chiesto l’archiviazione di Sempio, poi effettivamente concessa da un giudice.
L’indagine procede con i crismi della cautela. I pm bresciani non hanno ancora formalizzato i nomi di chi avrebbe versato il denaro. Familiari di Sempio ed ex carabinieri della squadra coordinata da Venditti sono stati perquisiti, ma per ora ascoltati soltanto come persone informate sui fatti. Nessuna iscrizione nel registro degli indagati, almeno per il momento.
“Clean”: l’inchiesta sul presunto sistema pavese
Ma c’è dell’altro. A complicare il quadro ci pensa “Clean”, l’operazione della Procura di Pavia che punta a fare luce su quello che sarebbe stato un vero e proprio sistema di malaffare con radici profonde nel territorio lombardo. Un’inchiesta che avrebbe fatto emergere legami opachi tra magistrati, poliziotti giudiziari e imprenditori.
Inizialmente l’indagine sembrava destinata a rimanere confinata nelle cronache locali. Le prime condanne con rito abbreviato, arrivate il 23 luglio scorso, erano passate quasi inosservate. A pronunciarle era stata la giudice Daniela Garlaschelli, la stessa che oggi presiede l’incidente probatorio sul caso Garlasco. Tra i condannati spiccava il nome di Antonio Scoppetta, ex carabiniere che nel 2017 si era occupato delle indagini sul delitto: per lui quattro anni e mezzo per corruzione e stalking.
Tre filoni, un unico filo rosso
Scoppetta è poi ricomparso nell’inchiesta bresciana sulla presunta corruzione di Venditti. Stavolta come testimone, dopo essere stato perquisito nell’ambito delle indagini sull’archiviazione di Sempio. La sentenza di luglio riguardava “Clean 2”, ma la cronologia rischia di generare confusione: è ancora in corso “Clean 1”, che il 25 ottobre scorso ha portato al rinvio a giudizio di tredici persone. Tra gli imputati, ancora una volta, figura Scoppetta. Il capitolo più recente è “Clean 3”, dove accanto a Venditti compare il pm milanese Pietro Paolo Mazza.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti pavesi, i due magistrati avrebbero ricevuto “varie utilità tra cui pranzi e agevolazioni sulla vendita di auto” da Cristiano D’Arena. Non un nome qualsiasi: D’Arena è il titolare della Esitel, la società che nel 2017 gestì le intercettazioni nell’indagine su Sempio. Ed è proprio qui che si innesta la strategia dell’avvocato Aiello. Il legale di Venditti sostiene che esista una connessione procedurale tra l’inchiesta su Garlasco e quella “Clean”. La chiave starebbe nell’utilizzo degli stessi investigatori – carabinieri e finanzieri – nelle diverse attività. Un fatto che, secondo la difesa, obbligherebbe a trasferire l’intero fascicolo a Brescia per “trascinamento”, vista la presenza di magistrati indagati che rende incompetente la Procura di Pavia.
