Giocatrici Usa chiedono 66 mln alla Federazione

Giocatrici Usa chiedono 66 mln alla Federazione
Alex Morgan
22 febbraio 2020

Le giocatrici della nazionale di calcio americana hanno chiesto 66 milioni di dollari di danni nell’ambito della loro azione legale contro la US Soccer Federation. Secondo i media americani la calciatrici hanno fatto causa alla federazione nel marzo 2019, accusandola di aver istituzionalizzato una discriminazione nei compensi fra le squadre maschili e femminili. Processo a Los Angeles il prossimo 5 maggio. Guidano la rivolta le superstar Hope Solo, Megan Rapinoe, Carli Lloyd, Becky Sauerbrunn e Alex Morgan, che contestano la stridente differenza di trattamento economico dei colleghi uomini. Molto meno vincenti, eppure retribuiti il 40 per cento in più.

Il premio individuale per le giocatrici della nazionale è 99mila dollari se vincono almeno 20 amichevoli (niente bonus se superano questa soglia), con una retribuzione quindi di 5000 dollari a partita vinta, mentre per gli uomini la cifra sale a 263mila dollari – più di 13mila per ogni successo – con in più un garantito di 100mila a testa e un extra di 5-17mila dollari dalla ventunesima partita disputata in poi. La questione va avanti da anni. Dopo che invano le ragazze si erano rivolte tre anni fa alla Equal Employment Opportunity Commission. “Siamo le migliori, abbiamo vinto tanto, ma la nazionale maschile viene pagata molto di più”, dichiarava già prima dell’Olimpade di Rio 2016 il portiere, Hope Solo.

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Portando alla luce l’eclatante disparità di retribuzione per spiegare la pubblica denuncia con un comunicato: “Siamo state noi il motore di questo sport che è finalmente decollato negli Stati Uniti”. Mia Hamm è ancora per molti il simbolo del soccer Usa, uomini compresi. I 90.185 spettatori della finale dei Mondiali del 1999 contro la Cina rappresentano tuttora il record per questo sport in America. Così come i 25 milioni di telespettatori per la trionfale finale dei Mondiali 2015. Ed è proprio da quell’anno, esattamente dal 4 febbraio, che oggi le pioniere del calcio negli Stati Uniti chiedono giustizia nella causa arcimilionaria che hanno intentato alla corte distrettuale di Los Angeles contro la USSF (United States Soccer Federation).

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