Grano e energia, Draghi pessimista: su tetto gas strada lunga. E sui porti: “Bene Onu ma sforzo mediazione isolato”

Grano e energia, Draghi pessimista: su tetto gas strada lunga. E sui porti: “Bene Onu ma sforzo mediazione isolato”
Mario Draghi
9 giugno 2022

Per arrivare al tetto europeo al prezzo del gas la strada “potrebbe essere lunga”, ma l’Ue deve intervenire subito sul tema della crisi energetica, anche usando “strumenti congiunti” e debito comune sul modello del programma Sure, la ‘cassa integrazione’ europea varata per la pandemia da Covid. All’indomani della cena di lavoro con il presidente francese Emmanuel Macron, Mario Draghi interviene aprendo la Riunione a livello ministeriale dell’Ocse tornando a chiedere un’iniziativa dell’Ue sulla crisi energetica, ma anche ammettendo che per la proposta italiana sul ‘price cap’ è ancora a livello embrionale. Il tetto al prezzo del gas, ha spiegato, “limiterebbe l’aumento del tasso di inflazione, sosterrebbe il reddito disponibile e ridurrebbe i nostri flussi finanziari verso Mosca”. Però, anche se il Consiglio europeo la scorsa settimana ha approvato “la possibilità di imporre, di prendere in considerazione” il tetto, “le discussioni sono ancora in corso e la strada da percorrere potrebbe essere lunga”. La crisi energetica deve essere comunque affrontata con urgenza, in particolare per il sostegno a famiglie e imprese, “pur mantenendo la sostenibilità delle finanze pubbliche”, in un’ottica di “responsabilità e solidarietà” che “devono andare di pari passo, a livello nazionale ma anche europeo”. Da qui la necessità di un intervento dell’Ue (su cui ieri sera Draghi ha chiesto la ‘sponda’ di Macron) con “strumenti congiunti” basati su debito comune.

Tra questi Draghi cita il Sure, il supporto temporaneo per mitigare i rischi di disoccupazione. Per Draghi serve “uno strumento simile, questa volta mirato all’energia” che “potrebbe garantire ai Paesi vulnerabili più spazio per aiutare i propri cittadini in un momento di crisi” ma che inoltre “rafforzerebbe il sostegno popolare al nostro sforzo sanzionatorio congiunto e contribuirebbe a preservare la stabilità finanziaria in tutta l’area dell’euro”. Mentre si affronta l’emergenza, però, non vanno dimenticati gli obiettivi a lungo termine, a partire dall’emergenza climatica. La crisi Ucraina, dunque, afferma Draghi proprio mentre divampano le polemiche sul pacchetto verde ‘Fit for 55’ dell’Ue, non deve essere una “scusa per tradire i nostri obiettivi” sul tema ma anzi, “un motivo per raddoppiare i nostri sforzi”. Occorre quindi “facilitare l’espansione delle energie rinnovabili”, anche l’idrogeno verde, e “accelerare la transizione energetica per passare a un modello di crescita più sostenibile e, allo stesso tempo, ridurre la nostra dipendenza dalla Russia”.

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Legate alle questioni energetiche ci sono anche le preoccupazioni per l’economia e, in particolare, per l’inflazione. Draghi ha ribadito che in Europa “se escludiamo elementi come energia e cibo” l’aumento, per quanto “significativo” è “molto inferiore rispetto agli Stati Uniti”. E’ però innegabile che “l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha portato a un significativo peggioramento delle prospettive di crescita e a un forte aumento delle aspettative di inflazione” e la priorità è “ridurre i prezzi dell’energia e offrire un sostegno finanziario alle famiglie e alle imprese, soprattutto a quelle in maggiore difficoltà”. Per quanto riguarda i lavoratori, in particolare, è vero che “i salari devono recuperare il loro potere d’acquisto” ma questo deve avvenire (come aveva avvertito pochi giorni fa anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco) “senza creare una spirale prezzi-salari che a sua volta porterebbe a tassi d’interesse ancora più elevati”.

Ai lavori del meeting, dopo Draghi, è intervenuto anche il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, che ha rilanciato l’allarme di “una carestia” a livello mondiale “per la quale la Russia sarà completamente responsabile”. Un tema su cui Draghi è sensibile e si sta muovendo da tempo. L’obiettivo è sbloccare “milioni di tonnellate di cereali” bloccati nei porti, anche se l’operazione è molto difficile. “Gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite sono passi significativi e, purtroppo, credo siano gli unici”, ha sottolineato il premier, scegliendo di non citare l’operato sulla questione della Turchia. Per fare passi avanti, ha ribadito, occorre dare a Zelensky le “garanzie” che i porti non verranno attaccati e al contempo occorre “continuare a sostenere i Paesi beneficiari, proprio come sta facendo l’Unione europea con il suo Food and Resilience Facility”.

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