I nanofarmaci sono la nuova arma contro il tumore del polmone

I nanofarmaci sono la nuova arma contro il tumore del polmone
3 giugno 2015

biotecnologie laboratorio ricercaUna nuova arma contro il tumore del polmone in fase avanzata. È costituita da un nanofarmaco, nab-paclitaxel, che associato a carboplatino (un farmaco chemioterapico) ha dimostrato maggiore efficacia nel trattamento tumore del polmone non a piccole cellule squamoso (la forma più diffusa), in particolare nei pazienti anziani colpiti da questa malattia. La notizia viene dal 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si è appena concluso a Chicago. Negli Stati Uniti questa associazione rappresenta già uno degli standard di trattamento. Nel nostro Paese negli over 70 il tumore del polmone è la seconda neoplasia più frequente fra gli uomini (17%) e la terza fra le donne (7%). “Il dato riportato negli anziani è determinato dall’ottima tollerabilità e dalla minore tossicità del farmaco – spiega Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Onco-ematologia dell’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino -. Con nab-paclitaxel, la concentrazione di paclitaxel libera nell’organismo è 10 volte superiore a quella di paclitaxel convenzionale, permettendo una maggiore esposizione al farmaco rispetto alla formulazione tradizionale”.

Con 1.800.000 casi diagnosticati nel 2012, il tumore del polmone è la forma di neoplasia maschile più frequente al mondo, la terza per le donne dopo il tumore della mammella e del colon. Nel 2014 sono state stimate in Italia 40.000 nuove diagnosi (circa il 30% fra le donne). Rappresentano l’11% di tutte le nuove diagnosi di cancro nella popolazione generale (più in particolare, il 15% di queste nei maschi e il 6% nelle femmine). Negli ultimi anni si è registrato un progressivo e preoccupante aumento di casi nelle donne, dovuto al diffondersi del vizio del fumo. È infatti statisticamente dimostrato che il consumo di prodotti a base di tabacco sia responsabile dell’85-90% dei casi di neoplasie polmonari. La probabilità di sviluppare la malattia aumenta di 14 volte nei tabagisti rispetto ai non fumatori (e fino a 20 volte nelle persone che consumano oltre 20 sigarette al giorno).

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