Italo è americano, paura tra i lavoratori

Italo è americano, paura tra i lavoratori
8 febbraio 2018

Al bivio tra lo sbarco in borsa e la cessione, alla fine i soci di Italo hanno scelto per la seconda opzione. Al termine di un riunione fiume del Cda, durata oltre sei ore, i soci della prima compagnia privata di trasporto ferroviario hanno deciso di vendere al fondo statunitense Global infrastructures partners per una cifra intorno ai 2,5 miliardi di euro, compresi i 400 milioni di debito che gli americani hanno deciso di prendersi in carico. Un nuovo Cda convocato oggi ha avviato le procedure per la revoca della domanda di ammissione in borsa. Per il presidente Luca Cordero di Montezemolo e l’ad Flavio Cattaneo, si apre ora una nuova fase di crescita per la compagnia. “Si avvia adesso un percorso – affermano in una lettera ai dipendenti – che durerà i prossimi mesi fino al perfezionamento delle formalità necessarie per il cambio della proprietà e che segnerà l’avvio di una nuova fase di crescita e di sviluppo per l’azienda con nuove opportunità per tutti. Restano ovviamente gli impegni e la disponibilità della società in materia contrattuale e di sistemi premianti”. Attenzione è stata espressa da parte dei sindacati. “Per commentare – ha detto la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso – bisognerebbe conoscere il piano industriale e le scelte sull’occupazione. Non basta conoscere il valore dell’operazione”.

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Sulla stessa linea il sindacato di categoria, Filt Cgil. “Alla luce delle mutate condizioni societarie abbiamo chiesto unitariamente un incontro ai vertici di Italo Ntv – ha detto il segretario nazionale della Filt Cgil Michele De Rose -. Vogliamo capire che tipo di piano industriale hanno in mente i nuovi proprietari”. Più tecnica è stata la prima reazione della Fit-Cisl. “Abbiamo appreso dai media di questa novità: dimostra che l’azienda è in salute e questo ci fa piacere. È quindi arrivato il momento di rinnovare il contratto aziendale e, visti gli utili distribuiti agli azionisti, di pagare i premi di risultato arretrati – ha dichiarato Salvatore Pellecchia, segretario generale aggiunto della Fit-Cisl -. Il contratto – prosegue Pellecchia – è ormai scaduto da 37 mesi. Quanto ai premi, sono previsti dal contratto medesimo e dovuti ai lavoratori per via degli ottimi risultati conseguiti dall`azienda. Oltre a ciò, auspichiamo che i vertici ci convochino in tempi brevi per illustrarci quali ricadute ci saranno a seguito di questa acquisizione, se sono previsti riflessi sui livelli occupazionali e, soprattutto, se il piano industriale presentatoci a suo tempo subirà variazioni oppure no”. Dal Governo arrivano invece le prime prese d’atto dell’operazione, dopo la nota congiunta di ieri in cui il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan e quello allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, avevano in qualche modo giudicato la scelta di proseguire con la quotazione in borsa come la più idonea.

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“Non è sempre facile rompere un monopolio, per cui apprezziamo questa bella storia imprenditoriale – ha commentato oggi Calenda -. Sarebbe stato bellissimo coronamento se fossero andato in Borsa, ma hanno deciso diversamente ed era un loro diritto farlo. Ma il fondo americano è molto serio”. La cessione di Italo a Gip, gestita dagli advisor, Rotschild per la compagnia italiana e Mediobanca per gli americani, prevede un pagamento in cash di 1,940 miliardi di euro, che diventano 1,980 miliardi considerando anche i 30 milioni di dividendo a favore degli attuali soci e 10 milioni relative alle spese per l’interruzione del processo di quotazione in borsa. A questi si vanno poi ad aggiungere i circa 400 milioni di indebitamento rilevati dal fondo americano. Nell’accordo è prevista anche un’opzione per gli attuali soci che sono Intesa Sanpaolo, MDP Holding Due, Fadel, Allegro per conto di Generali, PII1, Mdp Holding Uno, Mdp Holding Quattro, Mdp Holding Tre, Mais, Nuova Fourb, Essecieffe, Flavio Cattaneo e Luca Cordero di Montezemolo a reinvestire nella società fino a un massimo del 25% nel complesso.

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