L’Antartide a rischio, un’oasi di cooperazione internazionale

L’Antartide a rischio, un’oasi di cooperazione internazionale
6 aprile 2016

“Winter is coming”, l’inverno sta arrivando. Non è solo il motto della casa regnante degli Stark di Winterfell, drammatici protagonisti della tumultuosa, complessa e seguitissima serie tv del “Trono di spade”. È anche il segnale del cambio della guardia per le squadre dei ricercatori che studiano i misteri dell’Antartide. I primi di aprile marcano l’avvicendamento dei vari team di scienziati prima del blocco dovuto al congelamento delle rotte marine. Per questi devoti votati ai carotaggi, alle storte e al microscopio, l’Antartide è l’ultimo territorio incontaminato del pianeta ma anche un’oasi di cooperazione internazionale in quanto ospita migliaia di ricercatori e tecnici di diversi Paesi che si dividono la regione polare. Grazie al Trattato Antartico, un accordo internazionale che definisce l’utilizzo delle parti disabitate dell’Antartide al di sotto del 60° di latitudine Sud. L’obiettivo è stabilire linee guida per l’utilizzo pacifico delle risorse del continente e la preservazione di flora, fauna e dell’intero ecosistema. Entrato in vigore nel 1961, impegna i paesi firmatari a rinunciare allo sfruttamento economico e all’utilizzo bellico del continente. Schermi lampeggianti di computer registrano i grafici dei dati registrati dagli strumenti meteorologi disseminati in questo desolato territorio spazzato dai venti artici. Livelli dello strato di ozono, informazioni climatiche e registrazioni geofisiche si accumulano in attesa di essere catalogati e analizzati. Ma si tratta di una vita se non dura, quantomeno particolare e non certo adatta a chi non intende rinunciare a consolidate abitudini metropolitane. “Qui non esiste connessione internet e questo rafforza i legami di gruppo” spiega la biologa Rocio Fayo. “Di solito, quando abbiamo una giornata di riposo, ci divertiamo tutti insieme. Giochiamo a carte o a freccette. Se le condizioni climatiche sono proibitive, ci guardiamo un film, prepariamo del popcorn o dei dolci. Se puoi fare due chiacchiere davanti a una tazza fumante di maté, in fondo non hai bisogno d’altro. Abbiamo fatto diverse escursioni sulla cima della collina a fianco. Si sale e poi ci buttiamo giù scivolando sul sedere per tutta la discesa”. Attualmente il focus degli studi antartici si concentra sul cambiamento climatico. La penisola occidentale del continente ha fatto registrare un aumento delle temperature del 3% sulla media degli ultimi 50 anni e qui tutti si augurano che la Convention on the Conservation of Antarctic Marine Living Resources, la commissione ambientale del Trattato Antartico, possa fissare misure condivise e concretamente messe in opera per proteggere questo delicatissimo e fondamentale ecosistema.

Leggi anche:
Ligabue risponde a Clerici: mai detto che sai di sugo
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti