L’Ue ‘bacchetta’ l’Italia: giustizia lenta, regole lobby e indipendenza politica dei media

L’Ue ‘bacchetta’ l’Italia: giustizia lenta, regole lobby e indipendenza politica dei media
30 settembre 2020

L’Italia ha una solida separazione dei poteri, con la tutela dell’indipendenza della magistratura, e ha ulteriormente rafforzato il proprio sistema anticorruzione, ma il sistema giudiziario continua ad avere “sfide importanti” riguardo all’efficienza e la durata dei procedimenti civili e penali”. Lo afferma la Commissione europea nel suo primo rapporto annuale sullo stato di diritto in tutti gli Stati membri dell’Ue (“Annual Report on the Rule of Law situation across the EU”), approvato e pubblicato oggi a Bruxelles. Sempre nel capitolo sull’Italia, la Commissione nota che manca ancora una legge che regolamenti l’attività delle lobby, mentre il regime contro i conflitti d’interesse è “frammentario”. Quanto alla libertà di stampa e al pluralismo, “l’indipendenza politica dei media italiani rimane un problema a causa della mancanza di disposizioni efficaci sulla prevenzione dei conflitti di interesse”, in particolare nel settore audiovisivo.

E ancora. La società civile è “vivace” (“vibrant”), ma alcune Ong, sono state sottoposte a “campagne diffamatorie”, in particolare quelle attive nel campo dell’ immigrazione. La Commissione ha esaminato in particolare quattro ambiti (quattro “pilastri”) per valutare la situazione dello stato di diritto nei diversi paesi: il sistema giudiziario e la sua indipendenza dagli altri poteri; i meccanismi predisposti per la lotta alla corruzione; i “pesi e contrappesi” nel sistema istituzionale; la libertà di stampa e il pluralismo dei media. “Il sistema giudiziario italiano – si legge nel rapporto – ha un solido quadro legislativo per salvaguardare l’indipendenza della magistratura, inclusa l’indipendenza dei pubblici ministeri. Nell’agosto 2020, il governo ha proposto una riforma riguardante il Consiglio superiore della magistratura e altri aspetti del sistema giudiziario. È importante che tale riforma garantisca l’indipendenza della magistratura, rafforzando nel contempo la trasparenza e l’integrità”.

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Per quanto riguarda l’efficienza, il rapporto rileva che “il sistema giudiziario continua ad affrontare sfide importanti.Nuove riforme volte a snellire le procedure civili e penali sono in discussione in Parlamento. Queste riforme, insieme a un aumento delle risorse umane e all’ulteriore digitalizzazione, mirano ad affrontare gli arretrati”. Passando al secondo “pilastro”, il rapporto nota che “nel 2019 l’Italia ha continuato a rafforzare il proprio quadro istituzionale e legislativo anticorruzione. A seguito degli sforzi precedenti, la legge anticorruzione adottata nel gennaio 2019 ha ulteriormente rafforzato le sanzioni per i reati di corruzione e ha sospeso i termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado”. “Inoltre, gli strumenti investigativi per la lotta alla criminalità organizzata sono stati estesi ai reati di corruzione. L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha rafforzato il suo ruolo nel promuovere una cultura di prevenzione della corruzione, continuando a svolgere il suo ruolo di supervisione e regolamentazione per gli appalti pubblici”, sottolinea la Commissione, dando atto anche che “è stato adottato un quadro per proteggere i ‘whistle blower'”, gli informatori interni che denunciano irregolarità negli organismi in cui lavorano. Ma, rimarca l’Esecutivo comunitario, “l’Italia non ha ancora adottato una legge globale che disciplini il lobbismo, e il regime riguardante il conflitto di interessi è frammentato”.

In generale, secondo il rapporto, “la capacità di individuare, indagare e perseguire la corruzione è molto efficace, e beneficia dell’esperienza delle autorità di contrasto nella lotta alla criminalità organizzata. Tuttavia, l’efficacia delle misure repressive è ostacolata dall’eccessiva durata dei procedimenti penali”, rileva ancora la Commissione, ricordando comunque che “in Parlamento è in discussione una riforma globale per snellire la procedura penale”. Riguardo al terzo pilastro, il rapporto nota che “la Costituzione italiana sancisce la libertà di espressione e di informazione nonché il principio di trasparenza della proprietà dei media”, e che “l’autorità italiana di regolamentazione per i media audiovisivi viene considerata indipendente ed efficace”. Ma, afferma subito dopo la Commissione, “l’indipendenza politica dei media italiani rimane un problema a causa della mancanza di disposizioni efficaci sulla prevenzione dei conflitti di interesse, in particolare nel settore dei media audiovisivi”. Riguardo alla tutela degli operatori dell’informazione, “l’Italia ha istituito un Centro con il compito di monitorare le minacce ai giornalisti e di sviluppare le misure di protezione necessarie per rispondere alle preoccupazioni in merito alla sicurezza dei giornalisti”, si legge nel rapporto.

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La Commissione nota anche che “alcune sentenze con pene detentive per diffamazione sono state impugnate in tribunale, in base alle disposizioni della Costituzione e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla libertà di espressione. La questione è attualmente pendente dinanzi al Parlamento”. Infine, “per quanto riguarda i ‘checks and balances’ (i ‘pesi e contrappesi’ nel sistema istituzionale, ndr), la Corte costituzionale continua a svolgere un ruolo importante e ha recentemente incoraggiato una maggiore partecipazione ai suoi procedimenti della società civile e del pubblico in generale. Le valutazioni dell’impatto della regolamentazione e le consultazioni delle parti interessate sono migliorate, ma possono essere ulteriormente sviluppate”, rileva il rapporto, ricordando che “le riforme volte a creare un’istituzione nazionale per i diritti umani, che ancora manca, sono in discussione in Parlamento”. Infine, “c’è una società civile vivace (‘vibrant’, ndr), anche se alcune Ong sono soggette a campagne diffamatorie, in particolare – conclude il rapporto – riguardo a questioni come l’immigrazione”. askanews

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