Mattarella lascia Parigi: bisogna riformare l’Europa

Mattarella lascia Parigi: bisogna riformare l’Europa
Sergio Mattarella

L’Unione europea ha bisogno di essere riformata per impedire che il suo percorso di crescita e di rilancio venga bloccato anche da un solo Paese. Lo ha sostenuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’incontro avuto nel pomeriggio a Parigi con il presidente del Senat francese Gerard Larcher, ultimo appuntamento istituzionale della visita di Stato nella capitale francese prima del rientro in serata a Roma. L’Unione europea, ha detto Mattarella, “ha ora la possibilità di organizzarsi meglio. La Conferenza sul futuro dell’Unione è l’occasione decisiva per dotarsi di strumenti che permettono di prendere decisioni e di incidere sulla scena internazionale per evitare che l’Unione sia solo spettatrice”. Per il capo dello Stato “bisogna compiere riforme nel senso della rapidità delle decisioni impedendo che un solo Paese possa bloccare l’intera Unione”. Chiaro il riferimento all’utilizzo del voto all’unanimità. Con la visita a Larcher è terminata la due-giorni di visita di Stato del presidente della Repubblica a Parigi. Un viaggio cominciato domenica, primo all’estero dall’inizio della pandemia, che ha rafforzato – come da impressioni registrate dall’entourage del capo dello Stato – e quasi cementato, la collaborazione tra i due Paesi.

Non si può dimenticare infatti la crisi diplomatica tra Roma e Parigi nel 2019, quando l’allora vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio andò Oltralpe per solidarizzare con la protesta dei gilet gialli contro il governo. Un passo che portò al richiamo in patria dell’ambasciatore francese a Roma. Oggi tutto è stato superato, la calorosa e grandiosa accoglienza riservata a Mattarella indica come i rapporti tra Francia e Italia siano più stretti che mai. Al punto – nota di colore – che Mattarella e Macron, al termine dell’incontro ieri all’Eliseo (cominciato con forte abbraccio sulle scale del palazzo presidenziale) sono passati nelle loro interlocuzioni dal protocollare “lei” al molto più naturale e diretto “tu”. Una serie di incontri (ieri all’Hotel des Ivalides con la viceministra delle Forze armate Darrieussecq, all’Eliseo con Macron, con il presidente dell’Assemblea nazionale Ferrand, con l’intervento alla Sorbona; oggi all’Unesco, all’Arc de Triomphe per porre una corona al Milite ignoto, all’Hotel de Ville con la sindaca di Parigi Hidalgo, all’Hotel de Matignon con il primo ministro Castex, al Senat con il presidente Larcher) che hanno avuto il loro centro sulle prospettive dell’Ue e su quale possa essere il contributo allo sviluppo dell’Europa di Italia e Francia.

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Colloqui, in particolare quello con Macron ma non solo, dove è stato sottolineato come “le sfide del mondo globale richiedano una presenza europea all’altezza delle sue responsabilità”. In questo quadro vanno inserite la Conferenza sul futuro dell’Europa – più volte citata, da ultimo nell’incontro di oggi con il presidente del Senat – e il “Trattato del Quirinale” che prevede la cooperazione rafforzata tra i due governi (Quirinale è solo un riferimento linguistico, il Colle non è formalmente coinvolto nell’intesa) e che sarà firmato entro l’anno. Un Europa che deve essere in grado di affrontare il tema dei migranti, che rappresenta “un vulnus per la coscienza dell’Ue”, senza illudersi – ha detto Mattarella – che un cartello di divieto di ingresso in Italia possa fermare gli arrivi dall’Africa. In questo senso è arrivato anche il forte no del capo dello Stato ai sovranisti, ai vari Orban, ai Manifesti per la rinascita dell’Europa, ai patti di Visegrad, ai paesi cosiddetti “frugali”. Se non si riconoscono i valori di solidarietà e di rispetto dell’Europa allora è meglio abbandonarla, ha rilevato Mattarella.

I colloqui di Mattarella con Macron hanno rappresentato anche l’occasione per discutere di Libia. Un tema, viene sempre riferito, sul quale i due presidenti avrebbero trovato convergenza. Macron ha ricordato le tensioni tra Italia e Francia su questo dossier aggiungendo che “ora lavoriamo in maniera corretta”. Ha parlato di una “ritrovata sintonia tra Italia e Francia che può aiutare a costruire nuovi equlibri”. Mattarella, dal canto suo, ha parlato di “vedute convergenti con preoccupazioni comuni”. Insomma un viaggio, se riferito soprattutto alle parole pronunciate ufficialmente dai due presidenti (di ufficioso è emerso molto poco), vissuto dall’Italia con grande soddisfazione e il cui bilancio non può che essere ritenuto positivo: si è recuperato un grande alleato e si ribadisce la centralità del nostro Paese nella definizione dell’Europa del futuro, più solidale, con attenzione alle future generazioni e più presente ed efficiente sullo scacchiere internazionale. Una Europa per cui si deve avere il coraggio di cambiare le regole, ha esortato oggi Mattarella. askanews

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