Parisi continua a dividere Forza Italia, da Brunetta a Santanché a Toti coro di critiche: “Finita l’era di un uomo solo al comando”

Parisi continua a dividere Forza Italia, da Brunetta a Santanché a Toti coro di critiche: “Finita l’era di un uomo solo al comando”
25 agosto 2016

di Antonio Rapisarda

Si consumano i giorni di questo agosto “caldo” nella sponda destra del Parlamento e la tela di Stefano Parisi resta tutt’altro che al punto di partenza, a differenza del mito di Ulisse e Penelope. Se da una parte – ossia nel mondo di quella società civile e imprenditoriale che si sta timidamente riaffacciando dalle parti del centrodestra – gli endorsement di peso continuano ad arrivare in previsione della convention di metà settembre (Giorgio Squinzi su tutti), anche all’interno di Forza Italia inizia a conformarsi una dialettica esplicita rispetto al jolly giocato da Silvio Berlusconi in persona per rimettere in sesto il partito (o per rottamarlo, a seconda dei punti di vista). Se il fronte dei malpancisti – rappresentato dai colonnelli e dal cosiddetto asse del Nord – si è manifestato nelle ore immediatamente successive all’investitura di Mr. Chili con l’accusa, tra le altre, di dividere il partito, da qualche giorno è emerso l’altro fronte, quello degli azzurri “parisiani” che credono che il compito dell’ex candidato sindaco di Milano debba andare oltre la due diligence per la quale è stato chiamato. Ieri è stato il turno di Gianfranco Miccichè, già enfant prodige del Cavaliere in Sicilia nonché l’uomo del celebre 61 a 0 inflitto al centrosinistra nell’isola. “Parisi è uno bravo di suo, a prescindere dalla politica… Può sistemare FI, ma per rimettere in piedi il centrodestra ci vuole sempre Berlusconi”.

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Per Miccichè, dunque, l’incoraggiamento a Parisi va visto all’interno dello schema concepito dal Cavaliere, quello che ha ricevuto il via libera da tutto il “partito-azienda” animato dalla figlia Marina e dallo stato maggiore di Mediaset. Anche in Campania Parisi inizia a riscuotere interesse, in particolare dall’ex governatore Stefano Caldoro per il quale “Parisi ha le qualità per riorganizzare Forza Italia e uno dei temi a cui dovrà lavorare è la grande questione meridionale, che manca nell’agenda del governo Renzi”. Un asse, questo dei parisiani, che secondo Caldoro è nato da un modello testato già nelle urne: “I fatti dimostrano che, quando si è uniti, si vince o si concorre per la vittoria. Le realtà dove siamo arrivati più vicini al successo elettorale sono proprio Milano e la Campania”. I rumor, poi, raccontano di contatti tra Parisi e Claudio Scajola, già coordinatore del partito negli anni della risalita dopo l’implosione del primo governo Berlusconi e storico punto di riferimento in Liguria.

Se i parisiani scaldano i motori la cordata dei critici non ha mai smesso di tuonare durante tutta l’estate. Esplicito è stato Altero Matteoli, uno dei big azzurri. “Parisi? Non ho mai capito che compito abbia… A me pare che fino ad ora tutte le dichiarazioni fatte da lui non abbiano consentito di ricompattare il centrodestra e di trovare una linea comune”. Non solo una bocciatura ma anche un attacco preciso, quello di aver sfibrato l’alleanza: “Certamente, Parisi ha determinato uno scollamento maggiore con gli alleati di FI, come la Lega e FdI”. Così Matteoli sta preparando un grande convegno dal titolo “Quale centrodestr” che si dovrebbe svolgere negli stessi giorni della manifestazione organizzata da Parisi a metà settembre. E potrebbero partecipare Maurizio Gasparri, Renato Brunetta, Toti e Romani. Anche Daniela Santanchè, una delle donne più attive nel centrodestra, a Parisi non le manda a dire nel merito e nel metodo: “La stagione degli uomini soli al comando, senza consenso tra i cittadini, non può essere un modello vincente soprattutto se non siamo di fronte a quei rari fenomeni carismatici che si presentano a volte nella storia”.

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