Ragazza bruciata viva, 16 condannati a morte

24 ottobre 2019

Un tribunale del Bangladesh ha condannato alla pena capitale 16 persone responsabili di aver bruciato viva una studentessa che aveva accusato il preside della sua scuola di abusi. Un caso che secondo gli attivisti per i diritti umani mette in luce la cultura dell’impunità sulle violenze sessuali nel paese da 168 milioni di persone del sud est asiatico. La 19enne Nusrat Jahan Rafi, è stata uccisa a Feni, piccola città a 160 chilometri dalla capitale Dacca, dopo essere stata trascinata sul tetto della scuola ed essersi rifiutata di ritirare le denunce contro il preside. Tra i condannati l’uomo e due compagni di scuola della ragazza.

“Ringraziamo la polizia, la stampa e tutti coloro che hanno reso possibile questo verdetto in un periodo di tempo così breve”, ha commentato l’avvocato della vittima. L’omicidio aveva sconvolto il Paese e il processo è stato uno dei più rapidi della storia della giustizia locale. Il fratello della vittima, Mahmudul Hasan Noman: “Gli imputati mi hanno minacciato negli uffici del tribunale. Adesso ci sentiamo poco al sicuro. Chiedo al primo ministro di assegnarci una sicurezza fino a quando la sentenza non sarà compiuta”. “Nessuno degli 87 testimoni può provare di avere visto mio figlio vicino alla scuola durante l’omicidio. Mio figlio è innocente”, rivendica la madre di uno dei condannati. “Non c’era motivo in questo caso di dare a tutti gli imputati la pena di morte. Il giudice ha ritenuto giusto così. Accettiamo il verdetto e lotteremo nei gradi superiori”, ha concluso il legale della difesa, Nasiruddin Bahar.

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