Referendum, minoranza Pd allontana scissione: ma “pronti” a campagna per No

Referendum, minoranza Pd allontana scissione: ma “pronti” a campagna per No
11 ottobre 2016

Da Pierluigi Bersani a Roberto Speranza, la parola d’ordine della minoranza Pd è allontanare l’ipotesi scissione. E tuttavia resta lo scetticismo sulla possibilità che si riesca davvero a cambiare l’Italicum, tanto che i luogotenenti spiegano: “Da settimane ci invitano a partecipare a iniziative per il No al referendum, senza un’iniziativa del governo siamo pronti a cominciare ad accogliere quegli inviti”. Perché, spiega Bersani, anche votando No al referendum c’è piena legittimità a restare nel Pd: “Non è che dopo il referendum sulla Repubblica i Dc che votarono monarchia sono andati via…”. E allora la battaglia si sposta già verso il congresso, una “nobile battaglia politica tra chi vuole semplificare all’eccesso con un’idea che rischia di tagliare le radici e chi pensa a un Pd che vuole una sinistra larga, un Pd che si offre al Paese come forza di governo ma non può fare tutto da solo”, spiega Bersani. E al congresso il punto dirimente sarà la separazione tra premier e segretario: “E’ chiaro che non può restare la situazione di adesso”. Nel frattempo, e prima del referendum, l’altro tema sarà la manovra economica: “Se ci sarà una riunione, una discussione, siamo pronti a dire la nostra”, spiega ancora Bersani. Perchè “qui tutti chiedono flessibilità e deficit, ma se si parla tanto di futuro, il primo punto è non lasciare i debiti ai propri figli, perché non è che lo pagheranno i tedeschi… Allora ci si indebita solo per fare investimenti, non per dare bonus. I bonus si danno facendo una redistribuzione: qualcuno paga di più, qualcuno paga di meno, e diamo tutti i bonus che vogliamo”.

Ma intanto la principale preoccupazione è sgombrare il campo dall’ipotesi scissione, che dal Nazareno già viene utilizzata contro la minoranza: “Dopo l’apertura del segretario che ha indicato un percorso per modificare la legge elettorale, leggere di ipotetiche scissioni non è una risposta particolarmente positiva”, osserva Guerini in Transatlantico. Le risposte arrivano dai big della minoranza: “Qualunque sia l’esito del referendum, lavorerò con tutte le mie energie per tenere unito il Pd. Per me la scissione non esiste”, assicura Speranza. Mentre Bersani ironizza: “Nessuno mi butterà fuori dal mio partito, cioè da casa mia. Ci può riuscire solo la Pinotti schierando l’esercito…”. Insomma, lo scenario da separati in casa ormai è metabolizzato. Speranza prova a tenere viva la possibilità di un’intesa, assicura che “se si cambia la legge elettorale siamo pronti a dare una mano”. Ma è una possibilità, “un miracolo”, cui non crede nessuno. A partire da Bersani: “Al comitato sulla legge elettorale ci saremo, per rispetto a Guerini. Ma un comitato non si nega a nessuno. Serviva un’iniziativa del governo”. Nè è ipotizzabile che l’Italicum possa cambiare in caso di vittoria del Sì: “Verrebbe letto come un sì anche all’Italicum”, ragiona l’ex segretario. E allora i luogotenenti della minoranza a microfoni spenti spiegano: “Da settimane ci invitano ad intervenire a decine di manifestazioni per il No. Tra poco inizieremo ad accogliere quegli inviti”. Sapendo, come spiega Bersani, che “alla mezzanotte del 4 dicembre tutti inizieranno a parlare delle elezioni politiche”. E quel pezzo di elettorato Pd orientato per il No servirà: “Non è detto che se vince il Sì il Pd vince le elezioni. Ricordiamoci che c’è una destra che adesso non è organizzata, ma che nel Paese è forte”.

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