Scontro a fuoco con gli assassini del brigadiere Legrottaglie, due agenti indagati per omicidio colposo

Sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo i due agenti della Polizia di Stato che giovedì 12 giugno hanno intercettato e ingaggiato un conflitto a fuoco con i due ricercati per l’omicidio del brigadiere dei carabinieri Carlo Legrottaglie. L’episodio, avvenuto nelle campagne di Grottaglie (Taranto), ha portato alla morte di Michele Mastropietro, 59 anni, già ferito durante la prima sparatoria con i carabinieri. L’iscrizione nel registro degli indagati è stata definita dagli inquirenti un “atto dovuto” in vista dell’autopsia sul corpo di Mastropietro, prevista per martedì 17 giugno sotto la supervisione del pubblico ministero Francesco Ciardo.

Carlo Legrottaglie

L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo con riferimento all’eccesso nell’uso legittimo delle armi. Tra le parti offese individuate dalla Procura figurano la moglie, i tre fratelli e i tre figli minorenni di Mastropietro. La notizia ha scatenato immediate reazioni polemiche da parte del Sindacato autonomo di polizia (Sap) e di esponenti politici di centrodestra, che hanno criticato duramente l’iter giudiziario.

La dinamica dello scontro a fuoco

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, dopo aver ucciso il brigadiere Legrottaglie, i due sospettati – Mastropietro e Camillo Giannattasio, 56 anni – si sono dati alla fuga. I due agenti della Polizia di Stato li hanno rintracciati nelle campagne di Grottaglie. Quando hanno tentato di fermarli, Mastropietro, già ferito a un braccio, ha aperto nuovamente il fuoco contro gli operatori. Uno degli agenti ha risposto colpendolo al petto. Nonostante i tentativi di rianimazione, Mastropietro è deceduto sul posto.

Nel corso dello scontro sarebbero stati esplosi tra i 15 e i 20 colpi. Gli investigatori hanno effettuato rilievi tecnici nella zona per recuperare bossoli e altri elementi balistici utili a chiarire la dinamica dell’accaduto. L’autopsia sarà fondamentale per stabilire se vi siano state irregolarità nell’uso delle armi da parte degli agenti.

Giannattasio, invece, si è arreso senza ulteriori scontri ed è stato arrestato per detenzione illegale di armi. Durante le perquisizioni presso una ferramenta e un’abitazione a lui riconducibili, sono stati sequestrati pistole, revolver, un fucile a canne mozze, silenziatori artigianali, munizioni, targhe rubate e materiale per modificare armi. Secondo gli inquirenti, l’omicidio di Legrottaglie sarebbe stato finalizzato a evitare che i carabinieri scoprissero l’arsenale nascosto.

Le reazioni del sindacato e della politica

L’iscrizione nel registro degli indagati dei due agenti ha sollevato un’ondata di proteste. Il segretario generale del Sap, Stefano Paoloni, ha dichiarato: “I colleghi hanno fatto il loro dovere per fermare due pericolosi assassini armati che non avevano esitato ad uccidere il carabiniere Legrottaglie. Hanno rischiato la vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo”.

Paoloni ha definito l’atto “un avviso automatico” che blocca la carriera degli agenti fino alla conclusione del procedimento e ha chiesto una modifica della normativa per evitare simili situazioni in casi di legittima difesa o uso legittimo delle armi.

Anche il Sindacato italiano militari carabinieri (Sim) ha espresso solidarietà agli agenti, definendo l’avviso di garanzia “un atto d’accusa che non garantisce nulla”. Il caso ha acceso il dibattito politico. Una nota della Lega ha definito “sconcertante e dolorosa” l’indagine sui poliziotti e ha chiesto di estendere la tutela processuale per chi agisce in difesa della sicurezza dei cittadini.

Il commiato dal brigadiere Legrottaglie

Ieri mattina, a Ostuni (Brindisi), si sono tenuti i funerali del brigadiere Carlo Legrottaglie, ucciso a pochi giorni dalla pensione. A rendere omaggio al carabiniere è stato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La sua morte ha gettato un velo di dolore sulla comunità locale, mentre il Paese si interroga sulle condizioni di lavoro e la protezione legale delle forze dell’ordine.

Verso una revisione delle norme?

Il caso solleva questioni cruciali sul bilanciamento tra giustizia e tutela degli operatori di polizia. Mentre le indagini proseguono, il dibattito politico si concentra su possibili modifiche legislative. Riccardo De Corato, vicepresidente della commissione Affari Costituzionali alla Camera, ha sottolineato che “sarà opportuno intervenire ancora per tutelare le forze dell’ordine che, rischiando la propria vita, garantiscono la sicurezza dei cittadini onesti”.

Resta alta l’attenzione sulle verifiche balistiche e sulla dinamica dello scontro a fuoco. Intanto, il Paese attende risposte chiare su un episodio che ha messo in luce le complessità del lavoro delle forze dell’ordine e le sfide del sistema giudiziario italiano.

In un contesto di crescente insicurezza e tensioni sociali, il caso del brigadiere Legrottaglie e dei due agenti indagati rappresenta un momento cruciale per riflettere sulle politiche di sicurezza e sul sostegno alle forze dell’ordine. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere se il sistema italiano saprà conciliare giustizia e riconoscimento del sacrificio di chi rischia ogni giorno la vita per garantire la sicurezza collettiva.