Scontro in Forza Italia, l’Opa di Meloni-Toti. Verso Pdl 2.0

Scontro in Forza Italia, l’Opa di Meloni-Toti. Verso Pdl 2.0
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giovanni Toti
28 maggio 2019

In Fdi la chiamano “la cura dimagrante” di FI, “un partito che non esiste piu’, c’e’ solo un vecchio leone che e’ Berlusconi”, la riflessione, “ora per sopravvivere deve cambiare pelle”. La strategia della Meloni e’ quella di lanciare un’Opa sul partito azzurro anche se chi ha aderito al suo progetto teme che voglia frenare sul nuovo contenitore. “Se si ferma ritorna subito al 4%”, la tesi. Il presidente di Fratelli d’Italia ha chiamato Toti, “il nostro piano va avanti”, ha spiegato. Ci sono stati contatti anche con Salvini, congratulazioni reciproche sull’esito del voto. In Fdi si spiega che non e’ questione di settimane ma non ci sara’ alcun rallentamento. Fonti parlamentari ribadiscono che il progetto e’ quello di arrivare ad una sorta di Pdl 2.0, con regole democratiche (un’Assemblea costituente e magari lo strumento delle primarie) e la possibile leadership proprio di Meloni.

Al di la’ dei tempi della nascita del partito sovranista, e’ chiaro che il centrodestra – viene riferito – e’ destinato a cambiare dopo queste elezioni. Salvini resta alla finestra (“Non ho chiesto un voto per creare un’altra maggioranza, ne riparleremo tra quattro anni”), si giochera’ la partita con il Movimento 5 stelle. Il vicepremier del partito di via Bellerio e’ concentrato sulla svolta sui temi non sulla prospettiva delle urne. Il pressing di FI e Fdi per arrivare ad una rottura della maggioranza giallo-verde per ora pare quindi destinato a non produrre risultati. Anche perche’, qualora si arrivasse al voto, la Lega potrebbe correre da sola e poi ricercare alleanze in Parlamento sulla base di un proprio programma. “Se dovessimo cambiare schema lo faremmo per avere un governo senza ricatti”, il ‘refrain’ nel Carroccio. E poi c’e’ il Cavaliere che sottolineerà di essere ancora determinante: “Se FI fosse andato al 6% sarebbe nato un gruppo aziendalista e magari sarebbe arrivato un endorsment per Salvini ma quell’8% e’ tutto di Berlusconi”, spiega un ‘big’ azzurro.

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L’ex presidente del Consiglio insistera’ sulla necessita’ di riportare il centrodestra unito alle elezioni, tuttavia nel partito azzurro non si nasconde la difficolta’ del momento. Innanzitutto la collocazione: “Ci troviamo tra l’incudine e il martello. Da una parte Salvini e Meloni, dall’altro il Pd e magari il partito di centro a cui sta lavorando la Cei”, osserva un dirigente. Meloni e Berlusconi sono sulla stessa linea nel chiedere che il Carroccio si sottragga dall’abbraccio con il Movimento 5 stelle. Con Fdi che punta a ‘capitalizzare’ l’esito delle Europee, auspicando un irrigidimento dei pentastellati e una mossa del Quirinale affinche’ sciolga le Camere. Fdi punta a spostare gli equilibri del governo a destra ma non ha alcuna volonta’ di appoggiare esecutivi tecnici. Sullo sfondo c’e’ anche la prospettiva di un ingresso di Fratelli d’Italia “ma con i Cinque stelle non faremmo mai alcun accordo”, sottolinea una fonte parlamentare.

“Il 26 maggio e’ un punto di partenza per dare una casa a tutti gli italiani di centrodestra che non si riconoscono nella Lega”, afferma Meloni, “ora Salvini ascolti gli italiani e non faccia tatticismi, c’e’ una maggioranza alternativa, anche senza Forza Italia”. Non la pensa nello stesso modo il Cavaliere: senza FI non si va da nessuna parte, ripete l’ex presidente del Consiglio ai suoi. Nel partito azzurro e’ cominciato il processo sulla linea portata avanti in questi mesi. In tantissimi sono usciti nel chiedere un rinnovamento: come sempre il piu’ schietto e’ stato Toti: “ora basta scuse e bugie, tutti a casa. Per questa classe dirigente e’ arrivato il momento del ‘game over’, non rimarro’ a guardare una lenta agonia verso il decesso”, ha tagliato corto il governatore della Liguria che fungera’ da polo attrattivo di quegli azzurri che non hanno intenzione di prendere ordini da Arcore.

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Nel mirino di diversi ‘big’ c’e’ pure Tajani: “Con Berlusconi al Centro avremmo avuto due punti in piu'”, la riflessione mentre Carfagna e i dirigenti del Sud fanno notare come senza FI il centrodestra non vincerebbe i collegi uninominali. “No alla guerra delle correnti, basta attaccare lo staff di Berlusconi”, sottolinea il portavoce dei gruppi parlamentari, Mule’ che punta il dito contro Toti che ha sostenuto a suo dire candidati di Fdi e della Lega. Giovedì pomeriggio si terra’ un ufficio di presidenza durante il quale verra’ ufficializzato il congresso. “Avvieremo il processo di rinnovamento”, ha sostenuto Berlusconi in una nota, “il centrodestra e’ l’unica prospettiva credibile”. L’ex presidente del Consiglio ha difeso lo staff dagli attacchi interni al partito: “E’ stata una campagna breve, ma che ha dato buoni frutti grazie anche al contributo dei miei preziosi collaboratori”.

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