Scoperta italiana apre nuovi approcci terapeutici per Sma

Scoperta italiana apre nuovi approcci terapeutici per Sma
22 novembre 2023

Il gene responsabile dell’atrofia muscolare spinale (Sma) ha effetti sul metabolismo degli aminoacidi del cervello e del fegato fin dai primi giorni dalla nascita, incide anche sull’espressione degli enzimi che permettono la sintesi dei neurotrasmettitori, cioè delle molecole segnale usate nella comunicazione tra le cellule nervose. A scoprirlo un network di ricercatori e clinici nel campo delle neuroscienze che ha identificato gravi alterazioni biochimiche epatiche e neurometaboliche nella Atrofia Muscolare Spinale, malattia rara che, nella forma più grave, provoca paralisi fino alla morte prematura dei bambini.

I risultati dello studio, durato 4 anni e condotto su 33 pazienti pediatrici e in modelli animali, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Communication Biology (Nature Group). La ricerca è stata sviluppata grazie ad una stretta collaborazione tra il Ceinge Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore di Napoli, l’università della Campania Luigi Vanvitelli, l’università di Napoli Federico II, l’università di Salerno, l’università di Cagliari e l’ospedale Bambino Gesù di Roma. 

“Un risultato importante – ha commentato l’ideatore del progetto Alessandro Usiello, direttore del Laboratorio di Neuroscienze traslazionali del Ceinge e professore di Biochimica clinica dell’università Vanvitelli – che da un lato fa pensare alla possibilità di stabilire nuovi biomarcatori per predire l’esordio della malattia, dall’altro suggerisce l’importanza della nutrizione per compensare i deficit metabolici causati dalla riduzione della proteina Smn”. Abbiamo studiato – ha spiegato – il profilo metabolomico, epatico e cerebrale, di modelli animali Sma nelle diverse fasi della malattia. I risultati hanno svelato che nella Sma è presente una notevole alterazione metabolica di numerosi amminoacidi, accompagnati da una severa riduzione dei livelli del neurotrasmettitore noradrenalina, implicato anche nella regolazione dell’eccitazione delle cellule nervose, del loro metabolismo energetico e delle risposte infiammatorie”.

“I risultati ottenuti nei modelli murini Sma – ha chiarito Francesco Errico, ricercatore del Ceinge e professore di Biochimica generale presso il dipartimento di Agraria dell’università Federico II – sono coerenti con quanto abbiamo riscontrato nel liquido cerebrospinale dei pazienti pediatrici Sma 1 dell’ospedale Bambino Gesù, nei quali si evidenziano alterazioni nel metabolismo di diversi amminoacidi, nonché un aumento dei livelli di noradrenalina dopo il trattamento col Nusinersen, noto aumentare i livelli di Smn”. Secondo i neurologi dell’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù, Enrico Bertini ed Adele D’Amico, lo studio è molto promettente: “Oltre ad aver finalmente iniziato a fare luce sulla complessa rete di alterazioni metaboliche e neurometaboliche esistenti nella Sma, i risultati della ricerca suggeriscono possibili approcci terapeutici e nutrizionali combinati e personalizzati, potenziando le terapie oggi disponibili”.

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