Mattarella spegne scontri politica-toghe: uniti contro corruzione

Mattarella spegne scontri politica-toghe: uniti contro corruzione
28 aprile 2016

Politica e magistratura devono “collaborare” e non litigare, no a “competizione”, “sovrapposizione di ruoli” o addirittura “conflitto” perchè tutto questo rischia di creare sfiducia, di delegittimare sia la politica che la magistratura e soprattutto di rendere impossibile sconfiggere quel “male gravissimo” che è la corruzione. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella coglie l’occasione dell’inaugurazione a Scandicci, alle porte di Firenze, dell’anno formativo della Scuola superiore della magistratura per spegnere polemiche e tensioni che si sono rincorse tra politica e toghe nelle ultime settimane e per lanciare una proposta: “una grande alleanza tra tutte le forze sane per sviluppare ulteriormente gli anticorpi necessari” a sconfiggere la corruzione. Tema di grande attualità quello delle strategie e delle misure per stroncare la corruzione visto che in commissione Giustizia al Senato si discute della riforma della prescrizione con l’opzione di allungarla proprio per i reati di corruzione. Lo stesso vice presidente del Csm Giovanni Legnini, presente all’iniziativa a Firenze, sottolinea parlando con i giornalisti “l’urgente necessità di approvare la riforma della prescrizione” e di assicurare “tempi certi della risposta giudiziaria” nella “lotta alla corruzione, al malaffare diffuso, il contrasto all’economia illegale”.

Da parte sua il ministro della Giustizia Andrea Orlando ribadisce che la riforma della giustizia giungerà a termine “completando il percorso di riforma sia del settore civile che del settore penale, con poco riguardo alle polemiche e molto di più agli interessi dei cittadini, delle imprese, del Paese”. Chiaro il richiamo alla politica da parte di Mattarella: “Gli attori della politica per la loro parte devono aggiungervi la consapevolezza che la corruzione in quest’ambito è più grave perchè nell’impegno politico si assume duplice dovere di onestà per sè e per i cittadini che si rappresentano”. Secondo il capo dello Stato, dunque, la lotta alla corruzione è “un impegno di sistema, non di un solo corpo dello Stato che non sarebbe sufficiente”, “un impegno politico, sociale, culturale, che deve coinvolgere l’intera comunità”. Detto questo, siccome “la giustizia è un servizio e un valore”, “le istituzioni dello Stato devono saperla assicurare con efficienza e rigore. Diversamente si genera sfiducia e si concede spazio all’illegalità e al malaffare”. Efficienza significa innanzitutto garanzia dei tempi della giustizia, solo così i cittadini possono avere un riconoscimento “effettivo” del loro diritto a far valere i propri diritti in tribunale. E dunque – è l’avvertimento lanciato dal capo dello Stato – “è decisiva la qualità della giustizia” e “il tempo non è una variabile indifferente”.

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Cosa fare per rendere efficiente il sistema giustizia? Di nuovo, sottolinea Mattarella, tutti devono fare la propria parte con rigore e senza sconfinare: gli uffici giudiziari sul piano organizzativo e gestionale devono mettere in campo una “gestione razionale” che da sola, oltre a “nuove leggi e nuove investimenti” permette di alleggerire l’arretrato e assicurare maggiore puntualità. D’altro canto, ricorda Mattarella, “Parlamento e Governo” devono agire “sul piano legislativo e su quello delle risorse, ricercando la massima condivisione”. Infine, in giornate in cui da molte parti si è tornato a parlare degli anni di Tangentopoli e della cosiddetta “supplenza” del potere giudiziario rispetto a quello politico, Mattarella ha concluso con una affermazione: “La magistratura non è e non vuole essere un’alternativa alle istituzioni politiche”.

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