Accademici, dubbi su esito voto: “Clinton chieda nuovo conteggio”. Lei ci pensa

Accademici, dubbi su esito voto: “Clinton chieda nuovo conteggio”. Lei ci pensa
23 novembre 2016

Hillary Clinton deve chiedere un recount, un nuovo conteggio dei voti delle presidenziali che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca, perché seri indizi fanno sospettare che hacker stranieri abbiano contribuito alla vittoria del miliardario: questa tesi sta prendendo seriamente piede tra accademici ed attivisti negli Usa, che esortano l’ex First lady a compiere un passo ufficiale e chiedere la verifica dei voti. E una sorta di comitato di analisti, universitari e democratici increduli di fronte al risultato delle elezioni dell’8 novembre si appresta a presentare all’inizio della settimana prossima un rapporto alle autorità parlamentari e federali Usa, un documento di 18 pagine concentrato sul voto in Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, dove i timori di un’ingerenza esterna (leggi, dalla Russia) troverebbero seri elementi di supporto.

“Sono interessata a verificare il voto”, ha dichiarato Barbara Simons, consigliere della Commissione di supporto elettorale ed esperta del voto elettronico, come riferisce The Guardian. Ed è proprio la votazione telematica a insospettire il campo della Clinton. Ad esempio al Cedarburg community center di Milwaukee, Wisconsin, Trump si è aggiudicato via internet un numero di voti sproporzionato rispetto a quelli ottenuti con le tradizionali schede cartacee. La teoria del complotto hacker non convince tutti, anzi, anche il super-esperto Nate Silver, fondatore del sito FiveThirtyEight, ieri sera faceva notare che questa divergenza è spiegabile con le differenze di razza e istruzione, decisive per la mappatura del voto a favore di Trump. Secondo il New York Magazine, però, il capo della campagna elettorale di Clinton, John Podesta, ha incontrato gli attivisti che vogliono la verifica dei voti. E secondo fonti “al corrente delle conversazioni” tra Podesta e la presidente del Comitato Nazionale Democratico Donna Brazile, “privatamente si riflette sulla correttezza del risultato del voto”.

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La questione è delicatissima e anche imbarazzante per Hillary, che durante la campagna ha pesantemente attaccato Trump quando paventava il pericolo di brogli elettorali. Ma ci sono state dichiarazioni apparentemente volte a sondare il terreno da parte di esponenti democratici e dell’entourage di Clinton. Ad esempio la sorella della sua più stretta collaboratrice Huma Abedin ha chiesto con un post su Facebook una verifica: “per vincere, bastano 55.000 voti di Trump che passano a Hillary in Michigan, Pennsylvania, Wisconsin”, ha scritto Hema Abedin. La polemica cresce anche sulla scia dei dati sul voto popolare, che vedono Hillary Clinton in vantaggio di almeno 1,7 milioni di preferenze su Trump e a conteggio terminato il divario potrebbe arrivare a 2,5 milioni di voti. Il sistema elettorale Usa, tuttavia, non premia il candidato più votato, ma quello che ottiene la maggioranza dei seggi elettorali assegnati dai diversi Stati: il miliardario ne ha incassati almeno 290, Clinton 232. Eppure lo stesso Trump nell’intervista di ieri al New York Times ha detto che il sistema non gli piace: “non sono mai stato un fan del collegio elettorale, andrei piuttosto con il voto popolare”. Ma con quello avrebbe perso.

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