Anche in Norvegia, arriva la tassa di soggiorno per contenere il boom turistico

Il governo norvegese introduce dal 2026 una tassa del 3% sui pernottamenti per gestire l’overtourism che sta mettendo sotto pressione le infrastrutture del Paese

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La Norvegia si prepara a dire addio al turismo completamente gratuito. La coalizione di centrosinistra che sostiene il governo ha annunciato la settimana scorsa l’introduzione di una tassa di soggiorno che entrerà in vigore dall’estate del 2026, dopo l’approvazione dello Storting, il parlamento norvegese, dove la maggioranza ha già garantito il proprio sostegno alla misura.

La decisione arriva dopo anni di dibattito politico e sociale su come gestire un flusso turistico in costante crescita che sta mettendo sotto pressione le infrastrutture di uno dei Paesi più selvaggi e incontaminati d’Europa.

Il compromesso del 3%

La tassa sarà pari al 3% della cifra pagata per ogni pernottamento, ma la sua applicazione non sarà automatica su tutto il territorio nazionale. I singoli comuni dovranno fare richiesta al governo centrale dimostrando di dover gestire un flusso turistico significativo. Una volta attivata, la tassa riguarderà i turisti che pernottano in hotel e a bordo delle navi da crociera, mentre saranno esclusi coloro che soggiornano in campeggi o camper.

Un aspetto fondamentale della normativa è il vincolo di destinazione: i comuni dovranno obbligatoriamente investire i proventi della tassa nel miglioramento delle infrastrutture locali.

L’allemannsretten sotto pressione

La resistenza culturale alla tassa affonda le radici nell’allemannsretten, il “diritto di pubblico accesso” che dal 1957 garantisce a chiunque la possibilità di accedere liberamente alle aree naturali, pubbliche o private, per escursioni o attività sportive amatoriali. Questo principio, profondamente radicato nella cultura nordeuropea, ha reso la Norvegia una meta privilegiata per gli amanti della natura.

Tuttavia, la bellezza dei paesaggi norvegesi ha attirato sempre più turisti stranieri. Nel 2023 sono stati 5,6 milioni, pari all’intera popolazione norvegese. L’ufficio statistico nazionale ha registrato nel 2024 circa 38 milioni di pernottamenti turistici, con un aumento del 14% di quelli prenotati da stranieri rispetto al 2023.

Il caso delle isole Lofoten

L’esempio più emblematico degli effetti dell’overtourism è rappresentato dalle isole Lofoten, nell’estremo nord della Norvegia. Questi arcipelaghi, divenuti celebri sui social media per i loro panorami mozzafiato, stanno pagando il prezzo del successo: strade congestionate, servizi di nettezza urbana in difficoltà e un degrado ambientale preoccupante.

“Nel 2023 abbiamo raccolto circa 40 litri di escrementi umani lasciati lungo i sentieri dei parchi naturali”, ha raccontato a Le Monde un gruppo di volontari locali, testimoniando la gravità della situazione.

Speranze per il futuro

Katrin Blomvik Bakken, responsabile di un parco naturale nel nord del Paese, ha espresso alla televisione nazionale norvegese la speranza che il suo comune richieda l’attivazione della tassa. “Quei soldi potrebbero essere investiti per realizzare bagni pubblici, sentieri, parcheggi e cartelli stradali”, ha dichiarato.

La tassa di soggiorno, strumento ormai diffuso in molti Paesi europei ad alta densità turistica, rappresenta per la Norvegia un tentativo di bilanciare l’accoglienza verso i visitatori con la preservazione del proprio patrimonio naturale e la qualità della vita dei residenti. Il compromesso raggiunto tra governo e opposizione dimostra come anche i Paesi più legati ai principi di libero accesso alla natura debbano fare i conti con le sfide del turismo di massa del XXI secolo.