Apocalisse mediorientale: Israele bombarda l’Iran, Teheran risponde con 300 missili

bombeisraele (1)

Il Medio Oriente è precipitato nella notte più buia degli ultimi decenni. Un’operazione militare israeliana di proporzioni devastanti ha preso di mira il cuore del programma nucleare iraniano, scatenando una risposta che ha fatto tremare le capitali di mezzo mondo. Il suono delle sirene anti-aeree che ha squarciato il silenzio notturno di Tel Aviv e Gerusalemme segna l’inizio di quello che molti analisti definiscono già il preludio a un conflitto regionale dai contorni imprevedibili.

L’attacco che ha cambiato tutto

Erano le prime ore dell’alba quando 200 caccia dell’aviazione israeliana hanno attraversato i cieli del Medio Oriente con un carico mortale: oltre 300 bombe destinate a cancellare decenni di ricerca nucleare iraniana. L’obiettivo principale, il sito di Natanz – simbolo delle ambizioni atomiche di Teheran – è stato duramente colpito in un’operazione che il premier Benjamin Netanyahu ha definito “solo l’inizio di una campagna destinata a durare giorni”.

Le immagini satellitari mostrano colonne di fumo nero che si alzano dai complessi militari iraniani, mentre i servizi di intelligence occidentali confermano che almeno venti alti comandanti iraniani sono rimasti uccisi nei bombardamenti.

“Il colpo iniziale è stato un successo”, ha dichiarato Netanyahu in una conferenza stampa che ha gelato il sangue nelle vene della comunità internazionale, “andremo avanti finché non avremo neutralizzato la minaccia nucleare iraniana”.

La vendetta di Teheran: pioggia di missili su Israele

La risposta iraniana non si è fatta attendere. Come una diga che cede improvvisamente, Teheran ha scatenato l’inferno sui cieli israeliani: oltre 150 missili balistici lanciati in due ondate successive hanno seminato il panico nelle città israeliane. Le esplosioni hanno illuminato la notte di Gerusalemme e Tel Aviv, mentre i residenti si precipitavano nei rifugi anti-aerei in scene che riportano alla memoria i giorni più bui della storia mediorientale.

Bilancio drammatico

Il bilancio, ancora provvisorio, parla di 78 morti e 329 feriti a Teheran, mentre in territorio israeliano si contano almeno 21 feriti, alcuni in condizioni critiche.
 
“Destino di Israele sarà doloroso”, ha tuonato l’ayatollah Ali Khamenei dalla sua residenza blindata, promettendo una vendetta che “non conoscerà limiti né pietà”.

Il mondo trattiene il fiato

Nelle cancellerie occidentali è scattato l’allarme rosso. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha convocato d’urgenza i ministri, mentre da Palazzo Chigi filtra una preoccupazione palpabile: “La nostra posizione è quella del dialogo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, annunciando il rafforzamento delle misure di sicurezza per siti ebraici e ambasciate israeliane in territorio italiano.

Oltreoceano, la Casa Bianca si è affrettata a prendere le distanze dall’operazione israeliana. “Non siamo coinvolti”, ha dichiarato un portavoce dell’amministrazione, mentre trapela che l’ex presidente Donald Trump, pur informato in anticipo dei raid, ha espresso perplessità per la scelta dei tempi, arrivata proprio mentre erano in corso delicati negoziati sul nucleare iraniano.

La diplomazia in frantumi

I colloqui tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare, faticosamente avviati nelle scorse settimane, giacciono ora in frantumi come vetri infranti. “È una dichiarazione di guerra”, ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano in una conferenza stampa convocata d’urgenza, mentre Teheran ha già richiesto una sessione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha lanciato un appello disperato: “La priorità assoluta è impedire l’escalation”, mentre dalla Turchia arriva una condanna senza appello delle azioni israeliane. Anche la Cina e la Russia hanno espresso “grave preoccupazione” per un’escalation che rischia di travolgere l’intero scacchiere geopolitico mondiale.

Netanyahu sfida Trump: il calcolo del premier

In quello che molti analisti definiscono un azzardo politico senza precedenti, Netanyahu ha scelto di sfidare apertamente anche i moniti dell’ex presidente americano Trump, sabotando di fatto i negoziati sul nucleare iraniano che Washington considerava strategici. Una mossa che potrebbe ridefinire non solo i rapporti israelo-americani, ma l’intero equilibrio mediorientale.

“L’Iran non può avere una bomba atomica”, ha dichiarato Trump in una nota, esprimendo tuttavia la speranza che “i negoziati possano ancora prevalere sulla forza delle armi”. Parole che suonano come un epitaffio su mesi di diplomazia segreta ora ridotta in cenere.

La popolazione civile ostaggio della guerra

Mentre i leader politici si scambiano minacce e ultimatum, la popolazione civile di entrambi i paesi vive ore di terrore. A Tel Aviv, intere famiglie hanno trascorso la notte nei rifugi, mentre a Teheran si scavano ancora sotto le macerie alla ricerca di sopravvissuti. Gli ospedali lavorano al limite, i servizi di emergenza sono al collasso.

Le autorità israeliane hanno iniziato a consentire ai residenti di lasciare i rifugi, pur invitandoli a restare nelle vicinanze – segnale che la fase più acuta del contrattacco iraniano potrebbe essere terminata, anche se la minaccia di nuove ondate di missili resta concreta.

Lo spettro di una guerra regionale

Rafael Grossi, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha rassicurato che “al momento non si registrano rischi radiologici”, nonostante i bombardamenti abbiano interessato siti nucleari sensibili. Una magra consolazione in uno scenario che vede il rischio concreto di un conflitto regionale che potrebbe trascinare nel vortice della guerra potenze come Stati Uniti, Russia e Cina.

L’Iran ha annunciato la chiusura dello spazio aereo fino a sabato, mentre le compagnie aeree internazionali stanno deviando tutti i voli dalla regione. I mercati petroliferi sono in fibrillazione, con il prezzo del greggio che ha già registrato un’impennata del 15% nelle prime ore di contrattazione.

L’appello disperato alla pace

In questo scenario apocalittico, la comunità internazionale è chiamata a uno sforzo straordinario per riportare la crisi su binari diplomatici. Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso la disponibilità della Francia a partecipare alle operazioni di difesa di Israele, mentre il premier britannico Keir Starmer ha ribadito l’importanza della diplomazia per evitare una guerra su vasta scala.

“La priorità resta quella di evitare ulteriori vittime civili e di trovare una soluzione politica”, ha dichiarato un alto funzionario europeo sotto anonimato, “ma le prossime ore saranno decisive per capire se siamo sull’orlo di una guerra regionale o se c’è ancora spazio per la ragione”.

Verso l’ignoto

Mentre scriviamo, il destino del Medio Oriente pende da un filo sottile come una lama di rasoio. La notte ha portato distruzione e morte, l’alba potrebbe portare la guerra totale o, forse, un ultimo barlume di speranza diplomatica. In un mondo già provato da conflitti e tensioni, l’escalation israelo-iraniana rappresenta una sfida che nessun leader mondiale può permettersi di sottovalutare. Il countdown è iniziato. E il mondo intero trattiene il fiato.