Baghdad, iracheni scettici sull’intervento Usa (VD)

9 agosto 2014

A Baghdad gli iracheni hanno accolto con scetticismo la notizia dei raid aerei degli Stati Uniti contro i jihadisti dell’ISIL, il Califfato Islamico. Nella capitale il ricordo della presenza delle truppe americane è molto fresco; il ritorno è avvenuto appena tre anni fa dopo otto anni di occupazione de facto. Secondo Qutaiba Khalid, “tutti gli iracheni soffrono da tre anni per colpa degli estremisti. Penso dice che possiamo attaccarli da soli, non ci serve l’aiuto degli Stati Uniti a questo punto. E’ una decisione che hanno preso per il loro tornaconto non per noi. E riguarda Arbil non tutto l’Iraq”. E per Rashad Khidir Abass, “l’ascesa dell’ISIL è cominciata tre anni fa in Siria e in Iraq. Ora colpiscono i cristiani e altre minoranze nel nord. Adesso Obama dice che attaccherà ma allora perché non l’ha fatto prima?”. Dunque diffidenza da parte degli abitanti di Baghdad, una città che nonostante le strade affollate patisce ancora di tanto in tanto attentati sanguinosi. Tutto dicono la stessa cosa: noi vogliamo solo vivere in pace. E così non si fida affatto di Obama neanche Nahida Ali: “Dov’era quando il terrorismo distruggeva il nostro paese? Perché aspettano adesso per intervenire? Non vengono per aiutarci. Vengono per incendiare il settarismo e il terrorismo”. I jihadisti avanzano verso il Kurdistan e decine di migliaia di cristiani sono in fuga da varie città del nord dell’Iraq; con loro anche altri, come la minoranza Yadizi, che segue un culto antico di 4000 anni. Le missioni aeree Usa devono servire anche a portare acqua e cibo agli sfollati. A Baghdad intanto tutti dicono la stessa cosa, noi vogliamo vivere in pace ma gli Stati Uniti non vengono per questo.

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