Domani sarà ancora fumata nera, e così dovrebbe essere anche per le prossime due votazioni. Ovvero fino a quando, per tutti e quattro i giudici costituzionali da eleggere, il quorum non sarà passato dai due terzi ai tre quinti del Parlamento in seduta comune. Ma sotto traccia si va stringendo la trattativa tra i partiti di maggioranza e opposizione per riportare la Consulta al suo plenum. E farlo prima del 21 dicembre, quando a scadere saranno il presidente Barbera, e i suoi due vice Modugno e Prosperetti.
Lo schema prevede che due vengano eletti in quota maggioranza, uno venga indicato dall’opposizione e che per il quarto giudice si cerchi di individuare un nome condiviso. In particolare, Fratelli d’Italia avrebbe intenzione di confermare Francesco Saverio Marini, che già a inizio ottobre aveva tentato di eleggere con un blitz poi fallito a causa di una fuga di notizie dalle chat dei parlamentari. A intestarsi il secondo nome tra i partiti della maggioranza dovrebbe invece essere Forza Italia. Secondo quanto spiegano fonti di maggioranza, il nome più accreditato non sarebbe quello del sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ma del senatore forzista Pierantonio Zanettin che – viene fatto notare non senza una certa malizia – è anche il genero dell’avvocato Franco Coppi.
Al Pd spetta invece individuare il nome dell’opposizione: non convince quello di Andrea Pertici, docente a Pisa, membro della direzione dei dem, considerato assai vicino alla segretaria Elly Schlein. Considerato un ‘nemico’ del leader Iv Matteo Renzi (Pertici difendeva la procura di Firenze nel conflitto di attribuzioni promosso dal Senato sull’acquisizione dei messaggi del senatore), ha rappresentato la regione Toscana nel ricorso contro l’autonomia differenziata, boccone amaro da mandare giù per la Lega. Ecco quindi che alla vigilia della seduta comune del Parlamento spunta il nome di Anna Finocchiaro.
Magistrata, ex senatrice ed ex ministra, una figura che potrebbe mettere d’accordo tutti e che soprattutto incontra il favore del partito della premier Meloni: “Ha certamente le qualifiche necessarie per ricoprire quel ruolo”, viene fatto notare da un esponente di Fdi. La trattativa in queste ore si concentra soprattutto sul quarto profilo, quello che deve trovare d’accordo tutte le forze politiche. Nei giorni scorsi era circolato il nome di Roberto Garofoli, presidente di sezione del Consiglio di Stato ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Mario Draghi a Palazzo Chigi, sul quale tuttavia peserebbe il veto dei 5stelle.
Come capo di gabinetto del ministro Tria, Garofoli era finito nel mirino dei pentastellati contro i ‘burocrati’: fecero clamore in particolare le critiche nei suoi confronti in un audio del portavoce della Presidenza del Consiglio, Rocco Casalino. Fonti di maggioranza lasciano intendere che l’intesa sarebbe molto vicina e che la cautela nell’avanzare pubblicamente un nome sarebbe dovuta principalmente alla necessità di non bruciarlo. “Bisogna capire quanto è indipendente questo indipendente”, ironizza uno dei pontieri che si stanno occupando della trattativa.
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