Democratici al voto per il nuovo leader. Dopo batosta elettorale, si guarda al 2018

Democratici al voto per il nuovo leader. Dopo batosta elettorale, si guarda al 2018
24 febbraio 2017

Tom Perez e Keith EllisonTom Perez e Keith Ellison sono i due candidati che probabilmente si contenderanno la guida dei democratici statunitensi. Il partito sta vivendo il momento forse più delicato degli ultimi decenni, dopo la sconfitta alle presidenziali e una frattura tra l’anima liberal e l’establishment che sembra difficile da sanare. L’Asinello dovrà organizzare l’opposizione al presidente Donald Trump e costruire le basi per il futuro, pensando già alle elezioni di metà mandato del 2018 e a quelle presidenziali del 2020. La lista dei contendenti si è ridotta nelle ultime ore, con la rinuncia di Jaime Harrison, a capo del partito democratico nella South Carolina, che ha dichiarato di appoggiare Perez (foto, sx), il segretario al Lavoro durante il secondo mandato presidenziale di Barack Obama; giorni prima, aveva rinunciato anche il capo del partito nel New Hampshire, Ray Buckley, annunciando l’appoggio a Ellison, da dieci anni deputato al Congresso federale in rappresentanza del Minnesota e primo musulmano eletto a Capitol Hill.

447 MEMBRI Domani mattina, ad Atlanta, i 447 membri del Comitato nazionale democratico (Dnc) sceglieranno il prossimo presidente; difficile che uno dei sette candidati possa ottenere la maggioranza al primo giro di voti; secondo gli esperti, scrive The Hill, potrebbero essere necessarie fino a sei votazioni (dopo due votazioni, a ogni giro viene escluso il meno votato). La maggior parte dei membri dell’establishment sostiene Perez e, anche se l’ex presidente Obama non si è espresso, a suo favore si sono pubblicamente schierati l’ex vicepresidente, Joe Biden, e l’ex segretario alla Giustizia, Eric Holder. Ellison (foto, dx), invece, ha ottenuto l’endorsement dell’ex candidato alle primarie democratiche, il senatore Bernie Sanders, che ha così ricambiato l’impegno del deputato per la sua campagna presidenziale; si ripropone, in questo modo, la contrapposizione tra l’establishment e l’ala più liberal del partito, anche se Ellison ha ottenuto il sostegno del nuovo leader della minoranza in Senato, Chuck Schumer.

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WIKILEAKS Una competizione così per l’elezione del presidente non avveniva da decenni, secondo la Nbc: quando i democratici sono alla Casa Bianca, è il presidente degli Stati Uniti a nominare il nuovo leader; quando perdono, lo eleggono, ma nelle ultime occasioni la corsa alla presidenza è stata decisa prima ancora che la votazione cominciasse. Il Comitato nazionale democratico, l’organo di guida del partito, è stato al centro delle polemiche durante la campagna presidenziale, a causa delle rivelazioni di WikiLeaks, che ha pubblicato migliaia di e-mail interne (rubate da hacker russi, secondo la Cia e altre agenzie d’intelligence federali) che hanno portato alle dimissioni della presidente Debbie Wasserman Schultz, che avrebbe cercato di favorire la corsa alla nomination di Hillary Clinton.

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