Dl dignità entra in vigore. E il Pd attacca: “80.000 posti in meno”

Dl dignità entra in vigore. E il Pd attacca: “80.000 posti in meno”
Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Giancarlo Giorgetti
13 luglio 2018

Ha scatenato le polemiche dell’opposizione la relazione tecnica al dl dignita’ dalle cui tabelle emerge una perdita di posti di lavoro a termine pari a 8.000 all’anno per dieci anni, fino al 2028. Tra i motivi l’aver reso i contratti a termine piu’ costosi. Secondo il segretario del Pd, Maurizio Martina, “il problema del lavoro non si risolve distruggendolo. 80.000 posti di lavoro in meno in 10 anni. Sono quelli che prevede la relazione del decreto dignita’. Ma non doveva essere la Waterloo del precariato?”.

La polemica nel giorno in cui il provvedimento e’ stato finalmente pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e domani entrera’ in vigore. Dal governo nessuna replica specifica sul punto. Ma il padrino del provvedimento, il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, promuove il decreto nel suo complesso: “Questo governo sta portando a casa i risultati che aveva detto, su immigrazione, vitalizi, decreto Dignita’, provvedimenti che erano all’interno del contratto di governo”.

“Adesso sta girando questa fake news secondo cui avrei mollato sulle causali per i contratti stagionali ma gli stagionali non hanno mai avuto le causali, hanno una loro disciplina”, ha spiegato aggiungendo che “con il decreto dignita’ abbiamo reintrodotto le causali per i contratti a termine generici, quelli che si occupano in generale del tempo determinato. Gli stagionali invece non hanno una mai avuto una causale”.

In ogni caso le polemiche sono proseguite per tutto il giorno. “I ministri che il 2 luglio hanno votato il decreto Dignita’ in Consiglio dei ministri sapevano che stavano votando per la cancellazione di 80.000 posti di lavoro in dieci anni? Erano a conoscenza del fatto che nella Relazione tecnica viene messa nero su bianco, nelle coperture, la perdita di 8.000 posti di lavoro all’anno per dieci anni, almeno?”, ha twittato il deputato Pd Michele Anzaldi. “Quel documento votato in Cdm – prosegue – e’ stato completamente stravolto e riscritto nei dieci giorni successivi: hanno portato al Quirinale un atto ufficiale taroccato? Si configura falso in atto pubblico”.

“Se l’obiettivo di Di Maio, con il decreto dignita’, e’ la decrescita infelice, si puo’ dire con obiettivita’ che la strada e’ quella giusta. Non si e’ mai visto nella storia della Repubblica un governo che nella relazione tecnica di un provvedimento prevede di ottenere 80.000 posti di lavoro in meno. La cosa incredibile che la narrazione 5 Stelle presentava il decreto come risolutivo contro il precariato”, ha sottolineato il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci.

Anche da Forza Italia i commenti non sono positivi. Secondo Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, “nella relazione tecnica del cosiddetto decreto dignita’, il governo ammette senza troppi giri di parole che le misure sul lavoro contenute nei primi articoli del provvedimento ridurranno i posti di lavoro – circa 8.000 posti di lavoro in meno all’anno – e con essi le entrate fiscali e contributive per lo Stato. A parole ci hanno detto di scommettere sul fatto che la penalizzazione dei contratti a termine si traduca in piu’ contratti a tempo indeterminato, ma non hanno potuto evidentemente metterlo nero su bianco, non essendo ne’ automatico ne’ certo”.

“E cosi’, scopriamo – prosegue Carfagna – che tra le ragioni del ritardo con cui il provvedimento arriva alla Camera c’e’ anche questo: dovevano reperire le risorse (dunque piu’ tagli e piu’ tasse) per far quadrare un provvedimento che riduce posti di lavoro ed entrate dello Stato. Alla Camera contiamo molto sul buon senso dei colleghi della Lega, che come noi di Forza Italia hanno a che fare con le esigenze reali dei lavoratori e delle imprese, non con le discussioni ideologiche su Rousseau”, conclude. Anche il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni non risparmia critiche: “Il primo decreto del ministro del Lavoro Di Maio? Persi almeno 8.000 posti di lavoro ogni anno. Non lo dice Fratelli d’Italia, lo scrive lo stesso Governo nella relazione tecnica che accompagna il Decreto. Che ‘dignita” c’e’ nel far perdere il lavoro alla gente?”, si chiede ironicamente Meloni.

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