Duro colpo a casse di Messina Denaro: sequestro da 20 milioni

Duro colpo a casse di Messina Denaro: sequestro da 20 milioni
15 dicembre 2014

Un nuovo duro colpo al patrimonio di Matteo Messina Denaro e’ stato inferto con il sequestro di diversi complessi aziendali, attivita’ agricole e commerciali, terreni e fabbricati, autoveicoli, beni mobili strumentali e disponibilita’ finanziarie, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro. Il sequestro, disposto dalle Sezioni Misure di Prevenzione dei Tribunali di Palermo e di Trapani, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano, ha interessato diversi soggetti ed imprenditori coinvolti, a vario titolo, nel supporto alla latitanza del boss di Castelvetrano e nel controllo dei suoi interessi economici.

I provvedimenti concludono indagini economico-patrimoniali svolte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, dal Servizio Centrale Investigazione Criminalita’ Organizzata della Guardia di Finanza di Roma (S.C.I.C.O.) e dai carabinieri del R.O.S e del Comando Provinciale di Trapani, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo. L’indagine ha fatto luce sulle modalita’ di controllo delle attivita’ economiche e produttive sul territorio, da parte dell’organizzazione capeggiata dal Messina Denaro, attraverso la gestione occulta di societa’ e imprese di diretta emanazione criminale, operanti in svariati settori. Le investigazioni hanno permesso di svelare l’esistenza di un circuito imprenditoriale teso ad assicurare un completo controllo economico del territorio nel settore dell’edilizia e del relativo indotto, mediante la gestione e la spartizione di importanti commesse.

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Tra i soggetti interessati dai provvedimenti ha assunto particolare rilievo la posizione di Giovanni Filardo (cugino di Messina Denaro), al quale e’ stata contestata la titolarita’ di fatto di societa’ attive nel settore dell’edilizia. Filardo, a fronte di redditi esigui, aveva evidenziato significative disponibilita’, sia di tipo aziendale che personale, che sono risultate di provenienza illecita. L’articolata attivita’ aveva gia’ permesso di accertare la riconducibilita’ alla famiglia mafiosa di Castelvetrano di diverse attivita’ economiche, controllate da Antonino Lo Sciuto, le cui vertenze per la spartizione dei guadagni venivano risolte, in taluni casi, da Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro, quale collettore delle relazioni connesse all’attivita’ di sostentamento della famiglia dei Messina Denaro e dello stesso latitante.

Le indagini hanno altresi’ documentato come Lo Sciuto abbia gestito, per conto dell’organizzazione, la realizzazione di importanti commesse pubbliche e private nell’area di Castelvetrano, tra le quali figurano le strade della zona industriale e le opere di completamento del “Polo Tecnologico” di contrada Airone, nonché i lavori per le piazzole e le sottostazioni elettriche del parco eolico denominato “Vento Divino”, nel comune di Mazara del Vallo (Tp). Tra i beni sottoposti a sequestro vi sono 3 societa’, 7 quote societarie e 4 ditte individuali, 12 autovetture, 4 veicoli industriali, 1 motociclo, 13 autocarri, 3 semirimorchi, 1 fabbricato industriale, 1 immobile a destinazione commerciale, 8 immobili ad uso abitativo, 29 terreni, 4 fabbricati rurali, polizze assicurative, titoli azionari, rapporti bancari, depositi a risparmio.

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