Gattuso alla guida dell’Italia: “Riporteremo l’entusiasmo perduto”
Il nuovo ct della Nazionale promette una rivoluzione emotiva e tattica: “Solo insieme possiamo tornare al Mondiale”
Gennaro Gattuso
“Questo è un sogno che si avvera, spero di essere all’altezza.” Con queste parole cariche di emozione, Gennaro Gattuso ha presentato la sua nuova avventura come commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio. Sotto i riflettori di Coverciano, il tecnico calabrese ha tracciato un percorso ambizioso: riportare l’Italia al Mondiale, recuperando l’entusiasmo perduto e puntando su una generazione di giovani pronti a dimostrare il proprio valore.
Un compito titanico? Forse. Ma Gattuso, con la sua grinta contagiosa e la determinazione che lo ha sempre contraddistinto, sembra pronto a combattere contro ogni ostacolo. “Di facile nella vita non c’è nulla” ha ammesso, “ma io e il mio staff abbiamo la consapevolezza di poter fare un grandissimo lavoro”.
Un messaggio chiaro: squadra prima di tutto
Uno dei temi centrali del discorso di Gattuso è stato il concetto di squadra. “Non penso ai singoli giocatori” ha dichiarato, “ma a una squadra che deve ritrovare quell’alchimia che per anni ci ha contraddistinti nel mondo.” E qui entra in gioco un elemento fondamentale: l’entusiasmo.
“Chi viene a Coverciano deve arrivare con entusiasmo, creare una famiglia credo sia la cosa più importante” ha spiegato il ct. Una filosofia che va oltre la tecnica e la tattica, puntando su valori umani e relazionali. “Nei momenti di difficoltà, quando ti senti solo e non senti la voce del compagno, diventa dura e 90 minuti sono interminabili,” ha aggiunto, sottolineando l’importanza di un gruppo unito e solidale.
I numeri e le sfide: un calcio da reinventare
Ma Gattuso non si limita a parlare di emozioni. I dati raccontano una realtà difficile: il 68% di giocatori stranieri in Serie A è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. “A livello di settore giovanile è stato fatto un grande lavoro, ma poi dopo l’Under 19 i calciatori si perdono un po’,” ha osservato. “Dobbiamo dare spazio ai giovani”.
Un esempio? L’Hajduk Spalato, dove Gattuso ha allenato ragazzi nati nel 2005, 2006 e 2007. “Stare fuori due volte dal Mondiale non è semplice” ha ammesso, “per questo dobbiamo ritrovare entusiasmo perché con la paura non si va da nessuna parte”.
Un ct moderno, ma con radici solide
Se molti ricordano Gattuso come il guerriero dal cuore indomabile, il ct che oggi si presenta è diverso. “La figura da calciatore è difficile da cancellare,” ha detto sorridendo, “ma oggi un Gattuso nella mia squadra non lo metterei per come voglio giocare”.
Un approccio pragmatico, quindi, che tiene conto delle evoluzioni del calcio moderno. “Oggi i calciatori sono più professionisti, ma fanno un po’ più fatica a fare gruppo,” ha notato. Per questo motivo, il suo staff – composto da figure come Bonucci, Prandelli, Zambrotta e Perrotta – sarà fondamentale per costruire un ambiente di lavoro stimolante e coeso.
Le prime mosse e il rapporto con i club
Una delle sfide principali sarà gestire il rapporto con i club. “Spero di non stressare i colleghi della Serie A e chi lavora all’estero,” ha dichiarato. “L’obiettivo è vedere un paio di giorni di allenamento, parlare coi giocatori e vedere le partite”. Treni, aerei e stadi saranno il suo mondo quotidiano, un impegno che richiederà sacrificio ma anche una grande capacità di ascolto.