Israele intercetta la nave umanitaria con Greta Thunberg. “Rapiti in acque internazionali”
Attivisti diretti a Gaza fermati dalle forze israeliane
La Freedom Flotilla Coalition ha denunciato l’intercettazione della nave umanitaria Madleen da parte delle forze israeliane mentre si dirigeva verso Gaza con aiuti umanitari. A bordo dell’imbarcazione si trovavano diversi attivisti internazionali, tra cui la nota ambientalista svedese Greta Thunberg e l’eurodeputata franco-palestinese Rima Hassan della formazione politica La France Insoumise (LFI).
L’intercettazione: “Siamo stati rapiti in acque internazionali”
La nave Madleen, partita dall’Italia il primo giugno con l’obiettivo dichiarato di “rompere il blocco israeliano”, è stata fermata mentre si trovava a 31 miglia nautiche (circa 57 chilometri) dalle coste di Gaza. L’intercettazione è avvenuta all’alba, quando l’imbarcazione si trovava ancora in acque internazionali, secondo quanto riferito dall’organizzazione attraverso il proprio canale Telegram dove documentava in tempo reale il viaggio.
La strategia israeliana: dal deterrente al “trattamento VIP”
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva preannunciato l’operazione già nella giornata precedente, ordinando alle IDF (Israel Defense Forces) di impedire alla Madleen di raggiungere Gaza. “Ho dato istruzioni alle IDF di impedire alla Madleen di raggiungere Gaza. A Greta l’antisemita e ai suoi compagni, portavoce della propaganda di Hamas, dico chiaramente: tornate indietro perché non raggiungerete Gaza” ha intimato Israel Katz, ministro della Difesa israeliano
Dopo l’intercettazione, il ministero degli Esteri israeliano ha confermato l’operazione con un cambio di tono, spiegando che la nave è stata dirottata verso le coste israeliane e che i passeggeri dovranno “tornare nei loro Paesi”. In una strategia comunicativa evidentemente studiata, il ministero ha minimizzato l’accaduto definendo l’imbarcazione uno “yacht da selfie” e pubblicando una foto di Greta Thunberg mentre riceve un panino da un soldato israeliano.
La resistenza degli attivisti: “Non abbiamo paura”
Prima dell’intercettazione, gli attivisti a bordo avevano mostrato determinazione nonostante le minacce israeliane. “Restiamo mobilitati fino all’ultimo minuto”, aveva risposto Rima Hassan, che si trovava in acque egiziane al momento delle dichiarazioni di Katz. L’attivista tedesca Yaesmin Acar, presente tra i dodici passeggeri insieme a sei francesi, uno svedese, un brasiliano, uno spagnolo, un turco e un olandese, aveva dichiarato: “Non abbiamo paura degli israeliani. Il messaggio che ci stanno inviando non ci fa fare marcia indietro”.
Le reazioni internazionali
L’episodio della Madleen si inserisce nel contesto più ampio del blocco navale e terrestre di Gaza, imposto da Israele dal 2007 dopo la presa del potere da parte di Hamas. Il blocco, che limita severamente l’ingresso di merci e persone nella Striscia, è giustificato da Israele come misura di sicurezza per prevenire l’ingresso di armi e materiali che potrebbero essere utilizzati per scopi militari.
Tuttavia, organizzazioni umanitarie internazionali e diversi Paesi considerano il blocco una punizione collettiva della popolazione civile di Gaza, che conta oltre due milioni di abitanti.
Precedenti e prospettive future
L’intercettazione della Madleen non è il primo episodio del genere. Nel 2010, l’assalto israeliano alla flottiglia della libertà, che cercava di portare aiuti a Gaza, aveva causato la morte di dieci attivisti turchi, provocando una grave crisi diplomatica tra Israele e la Turchia.
Da allora, Israele ha sviluppato procedure più sofisticate per gestire questi tentativi di “rottura del blocco”, combinando deterrenza militare e operazioni di comunicazione. La nave Madleen è attualmente diretta verso il porto di Ashdod, nel sud di Israele, dove presumibilmente i passeggeri saranno processati dalle autorità prima del rimpatrio nei rispettivi Paesi.