Rescissione del contratto tra Paragon Solutions e il governo italiano: il caso Graphite scuote l’intelligence
Clamoroso epilogo nella vicenda dello spyware Graphite: il contratto tra l’israeliana Paragon Solutions e il governo italiano è stato definitivamente rescisso. A dare la notizia è il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, nella sua esplosiva relazione sull’uso del software di sorveglianza da parte di Aise e Aisi, le agenzie di intelligence italiane. Al centro della bufera, le accuse di spionaggio ai danni di giornalisti e attivisti, tra cui il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, che hanno fatto tremare i palazzi del potere.
Dalla sospensione alla rottura definitiva
Tutto ha inizio il 31 gennaio 2025, quando WhatsApp, sotto l’egida di Meta, lancia l’allarme: Graphite, il potentissimo spyware di Paragon, avrebbe preso di mira 90 utenti in oltre venti paesi, tra cui Cancellato e Luca Casarini, leader di Mediterranea Saving Humans. Il 14 febbraio, il caso esplode: Aise e Aisi, travolte dal polverone mediatico, sospendono l’uso del software in attesa di chiarimenti. Ma il Copasir, dopo ispezioni mirate presso le agenzie e la Procura di Roma, rivela che il contratto con Paragon è stato stracciato del tutto.
La versione di Paragon, però, getta ombre sulla narrazione ufficiale. In una nota al vetriolo, ripresa da Fanpage e Haaretz, l’azienda israeliana ribalta il tavolo: non sarebbero stati i servizi italiani a tagliare i ponti, ma Paragon stessa, dopo che governo e Parlamento hanno snobbato la sua offerta di collaborare per verificare se il sistema fosse stato usato illegalmente contro Cancellato. “Le autorità italiane hanno voltato le spalle alla trasparenza, e noi abbiamo chiuso i rubinetti”, tuona l’azienda, annunciando di aver disconnesso i propri sistemi da tutti i clienti italiani.
Un intrigo internazionale: chi ha spiato chi?
La vicenda assume i contorni di un thriller. Meta accende i riflettori su un presunto spionaggio di massa: oltre a Cancellato, tra le vittime ci sarebbero Luca Casarini, l’armatore Giuseppe Caccia, il portavoce di Refugees in Libya David Yambio e don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea. Il Copasir conferma che le intercettazioni di Casarini, Caccia e Yambio rientravano in operazioni autorizzate contro immigrazione clandestina, terrorismo e criminalità organizzata, approvate dal governo Conte e dalla Procura di Roma. Ma su Cancellato il Comitato è categorico: “Nessuna attività intercettiva da parte dei servizi italiani”. Una versione che stride con le accuse di Meta e con la posizione di Paragon, pronta a collaborare per fare luce ma lasciata senza risposta.
La politica in subbuglio
Il caso Graphite diventa un’arma politica. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, non usa mezzi termini: “Un Watergate all’italiana. Il governo Meloni sta minando lo stato di diritto, insabbiando uno scandalo gravissimo”. Renzi punta il dito contro Palazzo Chigi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, chiedendo un dibattito parlamentare aperto, lontano dai segreti del Copasir. Luca Casarini, dal canto suo, lancia un’accusa al vetriolo: “Da cinque anni sono nel mirino dei servizi come ‘minaccia alla sicurezza nazionale’, sotto quattro governi diversi. E guarda caso, lo spyware entra in azione quando partecipo al Sinodo di papa Francesco. Coincidenza?”
Il Copasir chiede una legge: stop al Far West digitale
Il Copasir non si limita a raccontare i fatti: lancia un allarme e un appello. Le piattaforme come WhatsApp, avvisando gli utenti di possibili intercettazioni, rischiano di mandare all’aria operazioni di intelligence legittime. Il Comitato chiede a gran voce una legge che metta ordine nel caos delle intercettazioni digitali, con controlli rigorosi per evitare abusi e tutelare indagini autorizzate. Non solo: serve un coordinamento europeo e internazionale per affrontare colossi globali come Meta, che operano in un limbo normativo.
A complicare il quadro, la sentenza della Corte costituzionale del 2023, che equipara i dati sugli smartphone alla corrispondenza, protetta dalla Costituzione. Per il Copasir, è urgente rivedere la normativa per adattarla a un’epoca in cui gli spyware come Graphite possono trasformare un telefono in una microspia.
Un caso che brucia
Lo scandalo Graphite è una miccia accesa sotto il governo Meloni. La rescissione del contratto con Paragon, le versioni contrastanti tra Copasir e azienda, le accuse di spionaggio e le ombre sulla trasparenza dei servizi segreti alimentano un caso che è tutt’altro che chiuso. La richiesta di una legge ad hoc e di un coordinamento globale è un primo passo, ma la verità su chi abbia davvero spiato Cancellato e gli altri resta un mistero. Intanto, l’Italia si trova al bivio: rafforzare la sicurezza nazionale senza calpestare i diritti fondamentali, in un mondo dove la tecnologia corre più veloce delle leggi.