L’Aida di Di Florio trionfa a Trapani. Brilla la spagnola Alberola

L’Aida di Di Florio trionfa a Trapani. Brilla la spagnola Alberola
La soprano spagnola, Maite Alberola
26 agosto 2018

Il 19 Agosto l’Ente Luglio Trapanese ha concluso la sua 70esima edizione con la messa in scena di Aida di Verdi. Settant’anni, sì, tra scorsi tra molti alti e alcuni bassi, ma con l’intenzione di rinnovare i fasti del passato in modo da arrivare ai 75 e poi 80 e così via nella migliore tradizione lirica. Una Aida quella del 19, andata in scena nel teatro open air intitolato a Giuseppe Di Stefano, all’interno dei giardini che dominano la città siciliana, di aspetto più concettuale che tradizionale e strizzante un po’ l’occhio a Stargate, il film di Emmerich che ricostruiva un parallelo Egitto dominato da un Faraone extraterrestre.

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Il regista Raffaele Di Florio ha saputo ben giocare, all’ombra di bambù, teli e statue ammiccanti – il dio Phta a troneggiare al centro della scena – grazie alle scene e i costumi di Lucia Imperato e il trucco, soprattutto, prendendo a piene mani dal film, ma adattando il tutto perfettamente al luogo e allo spirito. La stessa Aida che del resto ha avuto il suo debutto a Cartagine con grande successo a giugno, e che non poteva non bissarlo tornando in patria. Un successo auspicato dai vertici della manifestazione che accanto a questa iniziale e conclusiva Aida hanno affiancato anche la messa in scena di Tosca di Puccini, Elisir D’amore di Donizetti e Traviata di Verdi. Due mesi interrotti che hanno giustamente trovato la loro chiusura con quell’opera che 70 anni prima, nel 1948 aveva tenuto a battesimo l’apertura del neonato Luglio Trapanese.

La produzione dello scorso 19 ha visto brillare nel ruolo del titolo la soprano spagnola Maite Alberola. Dalla voce duttile, espressiva, pur con qualche problema nel fraseggio e nei fiati, ha regalato una Aida accorata e appassionata, per nettamente in linea con la schiava etiope che vede sacrificare il suo amore sull’altare della patria e del potere, il cui unico riscatto è la morte, solo in essa infatti potrà coronare il suo sognato amore per Radames, il condottiero egiziano che l’ama a sua volta. Eroico, ma ingenuo, fin troppo se si considera, il ruolo di Radames è uno dei ruoli più impervi tra quelli tenorili verdiani, non solo per la scrittura, alta, ma per la vasta gamma di sentimenti che esprime: dall’attesa per la nomina a condottiero, alla paura religiosa per la solenne investitura, l’appassionato amore per Aida che tuttavia deve tenere nascosto alla gelosa Amneris, la figlia del Faraone cui viene promesso, e infine quel coraggio che lo pone contro tutti in attesa di quella morte che lo porterà via da un mondo che gli preclude l’unica cosa cui tiene: Aida.

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Dario Prola, presta generosamente la sua voce al tormentato eroe verdiano, pur mancando di un tono particolarmente eroico o un timbro pieno, fermo, necessario a pagine come “Nume, custode e vindice” nel primo atto, oppure nel confronto finale con Amneris del quarto atto, più a suo agio nelle parti liriche, mantiene tuttavia un  andamento fin troppo omogeneo nell’interpretare il ruolo del condottiero egizio. Sulla stessa linea, l’Annerii di Daniela Diakova che pur disegnando la potenza e il potere che emana dalla figura della principessa egizia, rivale non solo in amore di Aida, tale resta anche nei momenti dove la voce e il tono dovrebbero ammorbidirsi, astutamente nello scambio del primo e secondo atto con la schiava etiope, e piegarsi completamente, manifestando il cuore di una donna innamorata e disperata, nel confronto con Radames e i sacerdoti del quarto.

Di contro, incisivo, ben calibrato e vario nella gamma espressiva, l’Amonasro di Giuseppe Garra, come anche il Ramfis di Andrea Comellli, entrambi hanno ben manifestato, pur con qualche leggera imprecisione, i due ruoli politici dell’opera, entrambi al servizio della propria patria e pronti a giocare con i cuori e gli animi di coloro che li possono aiutare a farlo. Completavano il cast i bravi Enrico Rinaldo, nella parte del Faraone e Luciana Pansa, come Sacerdotessa. Bene anche il Coro del Luglio Trapanese e l’orchestra sempre del Luglio. Due compagini in crescita, formati per lo più da giovani elementi, su cui costruire la forza dell’Ente, lavorandoci assiduamente naturalmente e non solo in occasione della prossima stagione, cui del resto i vertici stanno già pensando. Festeggiato il 70esimo, sotto dunque con il prossimo, 2019, Luglio Trapanese.

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