Renzi: “L’articolo 18 non è più un ostacolo per gli investimenti”

Renzi: “L’articolo 18 non è più un ostacolo per gli investimenti”
21 novembre 2014

di Maurizio Balistreri

Landini contro Matteo. Renzi con gli industriali nel convegno di Confindustria, il segretario della Fiom in strada a Napoli per lo sciopero di 8 ore dei metalmeccanici. Va all’attacco. Landini da Napoli risponde a Renzi che bolla come politico lo sciopero generale indetto dai sindacati. “Renzi dovrebbe rendersi conto che lui il consenso di chi lavora, di chi cerca lavoro e delle persone oneste di questo Paese non ce l’ha”. L’esecutivo “non ha il consenso delle persone oneste, dei lavoratori e di chi cerca un lavoro”. “Io personalmente mi ritengo una persona molto onesta”. Questa la risposta del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, alle parole del numero uno della Fiom. “Credo che questo Paese abbia bisogno di un nuovo clima di relazioni industriali”. Secondo Landini, il premier dovrebbe ascoltare non solo gli industriali, ma anche le persone che rinunciano al salario e scioperano. “Lui dovrebbe ascoltare queste persone, i giovani, i precari e anche i sindacati, non solo la Confindustria e i poteri forti”. “Ieri Renzi ha detto che mentre altri scioperano e basta lui crea lavoro. Ci ho riflettuto e ho pensato che nella storia del mondo c’era stata una persona, Gesù, che ha fatto dei miracoli: ha camminato sulle acque, ha moltiplicato pane e pesci? Ma nemmeno lui è riuscito a creare lavoro”. Il leader del sindacato affronta Renzi. “Mi sono chiesto se siamo di fronte a un delirio di onnipotenza o a una persona non in grado di affrontare i problemi del paese e cerca di scaricare la responsabilità su altri”. Tuttavia, l’ex sindaco di Firenze tira dritto per la sua strada. E così agli investitori ribadisce che “l’articolo 18 prima rappresentava un ostacolo, ora non lo è più”, la riforma del lavoro ora “dovrebbe stimolare gli investimenti” in Italia. Renzi parla all’incontro con gli imprenditori europei. “Penso che per l’Italia sia un momento molto particolare, abbiamo due obiettivi: cambiare l’approccio per l’Europa, che è una priorità per tutto il mondo e per tutti i 28 Paesi, poi l’Italia non sarà credibile se prima non decida di cambiare se stessa”.

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