Massoneria, armi e ‘ndrangheta: le rivelazioni choc di un ex Gran maestro all’Antimafia

Massoneria, armi e ‘ndrangheta: le rivelazioni choc di un ex Gran maestro all’Antimafia
31 gennaio 2017

_giuliano-di-bernardoLa ricostruzione dell’intreccio tra massoneria, criminalità organizzata e potere politico, oggetto di diverse indagini della magistratura, ma che resta ancora una delle parti più oscure della nostra storia, ha oggi avuto degli elementi in più. Si è svolta, infatti, l’audizione in Commissione antimafia di una figura di spicco della massoneria italiana. Lui è Giuliano Di Bernardo (foto), una vita nella massoneria. Al centro dell’audizione di oggi ci sono state le dichiarazioni che l’ex Gran Maestro aveva già reso nell’indagine del procuratore di Palmi, Agostino Cordova, sulle connessioni dei massoni della Calabria con quelli del nord Italia per l’ipotesi che la ‘ndrangheta stesse occupando le regioni del nord servendosi anche della massoneria. “Quella che allora era un’intuizione di Cordova – ha detto – a distanza di 20 anni è una realtà”.

‘NDRANGHETA Massoneria, ‘ndrangheta e non solo. Anche potere politico, in un intreccio fatale che nelle parole di un altro massone di ferro sembra animare dinamiche consuete in Calabria, come al Sud. “Quando si tratta di potere ed elezioni il tentativo di trovare accordi è abbastanza visibile. Molti parlamentari, consiglieri comunali e regionali in Calabria si fanno aiutare dalla ‘ndrangheta per essere eletti è un fatto abbastanza acquisito”. Questo, infatti, uno dei passaggi più significativi della testimonianza di Amerigo Minnicelli, già maestro venerabile della Loggia Luigi Minnicelli n. 972 di Rossano (CS) del Grande Oriente d’Italia, ascoltato sempre oggi a Palazzo San Macuto. Ma una testimonianza, la sua, che non ha soddisfatto a pieno Rosy Bindi. La presidente dell’Antimafia lo ha accusato di essere reticente rispetto a dichiarazioni che lui stesso in passato aveva reso rispetto a questi legami, e che gli costarono l’espulsione dalla loggia massonica. “Vogliamo nomi e cognomi”, ha detto Bindi.

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TRAFFICO ARMI Secondo Di Bernardo, su 32 logge calabresi, ben 28 erano controllate dalla ‘ndrangheta. Uno scenario – dice all’Antimafia – che a suo tempo non ha potuto denunciare per paura di gravi ritorsioni, ma che lo convinsero a dimettersi. Ma c’è di più. Perché alla base della scelta di dimettersi non ci sono solo queste informazioni sconvolgenti che Di Bernardo racconta di aver appreso da Ettore Loizzo, a quel tempo suo Gran Maestro aggiunto, morto da alcuni anni, ma anche la scoperta, una volta che si trovava a Parigi, dal Gran segretario e Gran maestro onorario della Gran Loggia nazionale francese di un traffico di armi che faceva capo al predecessore di Di Bernardo che proprio in Francia si riforniva di armi. Una guerra fratricida all’interno della massoneria, accuse reciproche, omertà e quelle prove tangibili, con cui negli anni Di Bernardo è entrato in contatto, del coinvolgimento di alcuni massoni del Goi con la ‘ndrangheta. Queste le ragioni che portarono alle dimissioni di Di Bernardo, come ha raccontato oggi nella sua audizione. Dunque, la sua volontà di collaborare nell’inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova per cui, racconta di essere stato “crocifisso, i miei ritratti bruciati nel tempio, ho ricevuto minacce inimmaginabili”.

LA MAFIA Legami, quelli della massoneria con il potere politico e la criminalità organizzata, che Di Bernardo, che ha attraversato il periodo delle stragi mafiose in Italia e la fase immediatamente precedente e successiva, tentò anche di monitorare con un Osservatorio in Sicilia proprio ai tempi in cui il massone sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, fu arrestato per i suoi rapporti mafiosi. Ma se allora il sindaco di Castelvetrano fu sospeso e mandato davanti a giustizia massonica in quello che comunque rappresentò “un evento eccezionale”, oggi, ha detto l’ex Gran Maestro, si sta assistendo alla “degenerazione della massoneria”. Un segnale allarmante, reso ancora più fosco dalle parole inquietanti con cui l’ex numero uno del Grande Oriente d’Italia ha concluso la sua audizione: “Vedo oggi ripresentarsi le stesse condizioni del 1992 quasi fosse una fotocopia”.

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CHI E’ Di Bernardo appena ventenne diventa Gran Maestro della loggia “Grande Oriente d’Italia”, fino all’aprile del 1993, quando si dimette dal cosiddetto Goi. Fonda la Grande Loggia Regolare d’Italia per poi, nel 2002, rinunciare a ogni incarico. Professore universitario in pensione, oggi Di Bernardo è fuori dalla massoneria ufficiale, ma resta una figura di rilievo, con una vita, di rapporti e segreti, che sembra un film. Non a caso Di Bernardo è stato interrogato dalla Procura di Reggio Calabria e poi da quella di Palermo, su alcune controversissime vicende i cui contorni restano ancora poco nitidi, ma su cui si gioca la comprensione di quel che è accaduto, e che ancora accade, in Italia.

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