Moody’s declassa il debito degli Stati Uniti: persa la tripla A dopo oltre un secolo

Moody’s ha declassato il rating del debito sovrano degli Stati Uniti da Aaa ad Aa1, con outlook stabile, citando l’aumento dell’onere di bilancio dovuto agli elevati tassi di interesse e a deficit pubblici sempre più ampi. Si tratta di un evento storico: per la prima volta, anche l’ultima delle tre grandi agenzie di rating toglie agli Stati Uniti la valutazione massima, allineandosi a Standard & Poor’s (che aveva già declassato gli USA nel 2011) e Fitch (che ha seguito nel 2023).
Le motivazioni di Moody’s
Secondo Moody’s, il declassamento riflette “l’aumento, avvenuto in oltre un decennio, dei rapporti tra debito pubblico e pagamento degli interessi a livelli significativamente più elevati rispetto a quelli dei titoli di Stato con rating simile”. L’agenzia sottolinea come il deficit federale sia destinato ad aumentare dal 6,4% del PIL nel 2024 al 9% entro il 2035, mentre il debito pubblico salirà dal 98% al 134% del PIL nello stesso periodo. Ancora più allarmante, secondo Moody’s, è la dinamica degli interessi: entro il 2035 potrebbero assorbire il 30% delle entrate federali, rispetto al 18% attuale.
Moody’s imputa la responsabilità anche all’incapacità delle amministrazioni e del Congresso, negli ultimi anni, di adottare riforme strutturali in grado di invertire la tendenza dei grandi deficit annuali e dei crescenti costi del debito. L’agenzia afferma di non ritenere che le attuali proposte fiscali in discussione possano produrre “significative riduzioni pluriennali della spesa obbligatoria e dei deficit”.
Il contesto politico: stop al maxi-pacchetto fiscale di Trump
Il declassamento arriva in un clima politico teso, segnato dal fallimento del maxi-pacchetto di tagli fiscali e di bilancio promosso dal partito di Donald Trump. La Commissione Bilancio della Camera dei rappresentanti ha infatti bocciato la proposta, con 21 voti contrari (anche da parte di alcuni repubblicani) e solo 16 favorevoli. Il piano, denominato “The One Big Beautiful Bill Act”, prevedeva tagli su larga scala, soprattutto per imprese e fasce di reddito più alte, ma non ha trovato consenso nemmeno tra i repubblicani più moderati.
Le prospettive: economia resiliente, ma sfide crescenti
Nonostante la perdita della tripla A, Moody’s mantiene un outlook stabile sul debito statunitense, riconoscendo la “unicità” dell’economia USA: “le dimensioni, la resilienza e il dinamismo dell’economia americana, insieme al ruolo del dollaro come valuta di riserva globale, restano punti di forza eccezionali”. L’agenzia sottolinea che il rischio di stress acuto di finanziamento rimane basso, grazie alla persistente domanda di titoli del Tesoro.
Tuttavia, Moody’s prevede “deficit ancora maggiori nel prossimo decennio, con una spesa in aumento e entrate stabili”, il che aumenterà ulteriormente il peso del debito sulle finanze pubbliche. Un eventuale ritorno alla tripla A, secondo Moody’s, dipenderà da riforme fiscali in grado di rallentare e invertire il deterioramento della sostenibilità del debito.
Il declassamento di Moody’s rappresenta un segnale di allarme sui rischi crescenti legati al debito pubblico americano e alla sostenibilità delle finanze federali. Se da un lato l’economia statunitense conferma la propria solidità e la centralità sui mercati globali, dall’altro la mancanza di riforme strutturali e l’aumento dei costi del debito pongono interrogativi sul futuro della stabilità fiscale USA.