Mosca, Mostra Piranesi svela come nasce “culto” russo dell’Italia

Mosca, Mostra Piranesi svela come nasce “culto” russo dell’Italia
28 settembre 2016

di Cristina Giuliano 

Il discreto fascino di una love story lunga almeno 400 anni lo si scorge nelle code infinite davanti al Museo Pushkin di Mosca. Ormai da settimane, moscoviti e non, stanno in fila, al freddo, per ammirare gli amatissimi capolavori italiani in mostra. Non solo le opere di Raffaello, giunte dagli Uffizi di Firenze, ma anche quelle del famoso architetto e incisore Giambattista Piranesi, grazie al quale la Russia ha iniziato a conoscere ed ammirare l’Italia, importando il gusto per l’antico e il classicismo. Oltre 400 capolavori sono protagonisti della mostra “Piranesi. Prima e dopo” inaugurata il 20 settembre e visitabile fino al 13 novembre 2016. Furono gli zar a dare il via a questo “culto” collezionando le sue stampe; fu amore a prima vista per l’opera di quest’uomo dal bell’aspetto ma dal pessimo carattere, come racconta l’ideatrice della mostra, Federica Rossi ad Askanews. “Piranesi – spiega – nel 1741 a Roma era allievo di Giuseppe Domenico Valeriani, che nel 1742 diventa il primo scenografo dei teatri imperiali di San Pietroburgo, portando con sè molti disegni, anche del periodo giovanile, legati all’attività di Piranesi giovane e ci aiutano a capirla meglio”. Ma questo è solo uno dei tanti fil rouge che legano il maestro veneto a Mosca e San Pietroburgo.Piranesi ebbe legami stretti con gli architetti italiani che costruirono la capitale degli zar, ad esempio, oltre a godere del favore di un importante sponsor: il mecenate Ivan Shuvalov. Da Caterina II la Grande, l’influenza e il successo dell’artista italiano giunsero fino all’Unione sovietica. C’è la sua impronta persino in un progetto che voleva sostituire ai magazzini Gum, sulla Piazza rossa, archi trionfali e un obelisco con una rivisitazione “soviet” del foro romano.

“La crescente presenza dell`arte italiana nei Musei russi conferma lo straordinario rafforzamento della cooperazione museale tra Italia e Russia a partire dall’Anno incrociato della Cultura del 2011, ed è per me motivo di particolare soddisfazione” ha detto l’ambasciatore italiano a Mosca Cesare Maria Ragaglini, sottolinendo “la grande importanza” di una pagina “non ancora sufficientemente esplorata per gli scambi artistici tra Italia e Russia”. Tra le varie rarità esposte un libro dell’architetto Tommaso Temanza, amico di Piranesi, che parla ampiamente della grandezza dei romani e dell`invenzione dell`arco. “Il concetto principale che emerge dall`opera di Piranesi non è solo che Roma è meravigliosa, ma che Roma è meglio di qualsiasi altra cosa”, dice Rossi. “Meglio anche dell`Antica Grecia, a differenza di quanto pensava Johann Joachim Winckelmann, storico dell`arte tedesco e i suoi contemporanei francesi. E si scatenò una vera lotta per determinare il primato”, dove il “rovinismo piranesiano” fu in prima linea. Battaglie infervorate, come ha dimostrato in passato anche un’altra recente mostra alla Casa di Goethe a Roma su Lady Emma Hamilton, musa e regina nella Napoli tra Sette e Ottocento, (Lady Hamilton, eros e attitude, curata da DieterRichter). E fu proprio il marito di lei, Sir William Hamilton, il celebre ambasciatore inglese a Napoli, che conosceva bene Piranesi, a diventare un divulgatore dell’idea della supremazia romana. Le opere di Piranesiservirono anche da repertori, ossia enormi cataloghi di capitelli e colonne, ma anche mobili e altri oggetti. “E ovviamente, i suoi contemporanei iniziano a fare come lui” sottolinea Rossi. E anche per lanciare mode, come quella del “neo Egitto”, come dimostra anche un tripode proveniente dal tempio egizio di Pompei, riprodotto prima dallo stesso Piranesi e poi, qualche secolo dopo, nelle copie di Ivan Cvetaev, padre della poetessa Marina Cvetaeva ma soprattutto fondatore del Museo Pushkin di Mosca, che non solo ospita la mostra, ma dai quali magazzini deriva la maggioranza delle opere esposte in “Piranesi. Prima e dopo”.

“Quando fondarono il museo Pushkin – continua la curatrice – il compito del fondatore era farne un museo didattico per insegnare ai suoi connazionali cosa è l`arte antica: ovviamente Pompei ed Ercolano sono importantissimi e qua arrivarono quindi molte copie in bronzo, che sono proprio le stesse cose che incide Piranesi: abbiamo una specie di cortocircuito tra contenitore della mostra e contenuto. Passeggiando per il Pushkin, proprio mentre preparavamo questa esposizione, mi sono trovata a vedere diversi oggetti e a pensare: ma questo l`ho già visto. Chiaro che è Pompei il nesso”. La mostra ha aperto anche una serie di pagine nuove nello studio di Piranesi. In particolare, la scuola bolognese molto vicina al maestro ma anche ai russi, che andavano a Bologna a studiare. Ci sono molti legami non solo attraverso Roma, ma anche Bologna. C`è poi Vincenzo Brenna, prima aiutante di Piranesi, poi architetto preferito dallo zar Paolo I. “Piranesi è una figura che ha influenzato tantissimo anche per il mezzo che ha scelto: Raffaello faceva un quadro ed era un unicum. Un`incisione invece si può ripeter all`infinito. Diventa un souvenir da un grand tour. Troviamo Piranesi in Australia, in America, qui in Russia, o in Europa. L`incisione è il primo meccanismo di ripetizione, e Piranesi diventa un pubblicitario dell`antico, ne fa réclame in tutto il mondo e talmente bene che quando Cvetaev deve prendere il meglio dell`antico, prende le cose che hafatto Piranesi e a sua volta fa réclame”. E chi finanzia la “réclame” di Piranesi? “Shuvalov che è un russo. Incidere non costa quanto un quadro, ma serve comunque un finanziatore. Shuvalov fonda l`Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo e diventa il promoter dell`incisore veneto. Il link quindi non è casuale. Tanto più che Caterina II voleva tanto quelle incisioni che scrive: “come mai ho solo 15 tomi di Piranesi? Ne voglio ancora”. Compra l`antichità reclamizzata da Piranesi. E l`aiutante di Piranesi è Brenna, che poi arriverà in Russia per Paolo I. E ancora Charles Cameron e Giacomo Quarenghi, che sono gli architetti che fanno Pietroburgo, stavano prima a Roma, bevendo frequentando gli stessi luoghi di Piranesi”.

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