Il colpo è arrivato nel cuore della notte, quando il Senato americano approvava per un soffio la controversa legge di bilancio voluta da Donald Trump. Con un tweet al veleno, Elon Musk ha riacceso la miccia di uno scontro che sembrava sopito. “L’ultima bozza di legge del Senato distruggerà milioni di posti di lavoro in America e causerà un immenso danno strategico al nostro Paese” ha scritto il miliardario sudafricano.

 

Il patron di Tesla, X e SpaceX non usa mezze misure nel demolire quello che Trump ha orgogliosamente battezzato il “Big Beautiful Bill”. Per l’uomo più ricco del mondo, si tratta invece di un “suicidio politico per il Partito Repubblicano”, supportato da sondaggi che mostrano come la maggioranza degli americani tema un aumento incontrollato del deficit.

Una vittoria di Pirro

Il voto del Senato, passato con soli 51 voti favorevoli contro 49 contrari, ha evidenziato le profonde spaccature all’interno dello stesso partito di Trump. Due repubblicani, Thom Tillis della Carolina del Nord e Rand Paul del Kentucky, hanno votato contro la proposta presidenziale, mentre i democratici hanno pianificato una tattica dilatoria che potrebbe costringere l’aula a 15 ore di lettura integrale del testo.

La legge prevede generose esenzioni fiscali accompagnate da tagli alle spese federali, una combinazione che la Commissione Bilancio del Congresso ha già etichettato come potenzialmente esplosiva per deficit e debito pubblico. Un paradosso che non è sfuggito a Musk, da sempre ossessionato dalla sostenibilità finanziaria degli Stati Uniti.

Il veleno delle accuse

Concede sussidi alle industrie del passato, danneggiando gravemente quelle del futuro, ha sbottato Elon Musk su X. L’attacco colpisce nel segno: l’imprenditore sudafricano ha sempre predicato l’innovazione come chiave di volta per il dominio americano globale. Le parole di Musk risuonano ancora più pesanti considerando la sua recente uscita dal Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), dove aveva promesso di tagliare sprechi e burocrazia.

La rottura era arrivata dopo che l’imprenditore aveva definito la legge di bilancio un “disgustoso abominio”, minacciando di ritirare le sue donazioni politiche e di “licenziare i legislatori che hanno tradito il popolo americano”.

Dal Bromance alla Guerra Fredda

Lo scontro attuale riporta alla memoria i momenti più tesi del conflitto tra i due, quando Musk aveva insinuato legami tra Trump e Jeffrey Epstein, salvo poi cancellare i post incriminati. La risposta del presidente era stata gelida: minaccia di taglio dei contratti NASA per SpaceX e un pubblico “sono deluso da Musk”.

“Cose del genere accadono. Non lo incolpo di nulla” ha detto Donald Trump al New York Post. Quella che sembrava una tregua, suggellata dalle scuse dell’imprenditore per post “andati troppo oltre”, si è rivelata fragile quanto un castello di carte. Ma questo era prima del nuovo affondo.

Il futuro dell’alleanza

Con la scadenza del 4 luglio fissata da Trump per l’approvazione definitiva, la tensione è destinata a salire. Musk ha già dimostrato di non temere lo scontro frontale, forte della sua influenza mediatica e del suo impero tecnologico. Dal canto suo, Trump non può permettersi di perdere definitivamente un alleato così potente, ma nemmeno di apparire debole di fronte alle sfide interne al suo stesso partito.

Il “Big Beautiful Bill” rischia così di trasformarsi nel “Big Ugly Fight” che potrebbe ridefinire gli equilibri della destra americana. In gioco non c’è solo una legge di bilancio, ma due visioni opposte del futuro degli Stati Uniti: quella populista e tradizionalista di Trump contro quella tecno-ottimista e disruptive di Musk.

Il countdown verso il 4 luglio è iniziato. E con esso, la resa dei conti finale tra due giganti che fino a ieri camminavano mano nella mano verso il dominio dell’America del futuro.