Riforme, via libera della Camera ma col Pd tormentato

Riforme, via libera della Camera ma col Pd tormentato
10 marzo 2015

Via libera della Camera alle riforme costituzionali. Il ddl Boschi ha avuto 357 sì, 125 no e 7 astenuti. Un fotofinish che vede un Pd tormentato. Il governo è stretto tra la contrerietà di Forza Italia e i mal di pancia sul provvedimento della minoranza Dem. Pier Luigi Bersani chiede garanzie sulla legge elettorale. Adesso il provvedimento dovrà tornare all’esame del Senato. Il ddl, che contiene disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione, ha già avuto un prima via libera del Senato dove ora tornerà per la seconda deliberazione. Dopo la votazione finale sarà iscritta all’ordine del giorno la deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal tribunale di Prato, circa una insindacabilità riguardante Lucio Barani, all’epoca dei fatti deputato. A partire dalle ore 12, con seduta pomeridiana ed eventuale prosecuzione notturna, ha preso il via la discussione con votazioni del decreto legge sulla riforma delle banche popolari (da inviare al Senato, scadenza il 25 marzo). Sono previste sedute anche mercoledì e giovedì e con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì. La Camera chiude dunque oggi il cerchio della seconda lettura della riforma costituzionale, riproponendo le divisioni che si erano registrate a metà febbraio, quando l’assemblea aveva concluso l’esame e il voto sugli emendamenti con l’abbandono dell’aula da parte dei gruppi di opposizione.

IL VOTO I deputati Cinquestelle hanno disertato l’emiciclo, Fi invece presente più che mai e contraria a votare il ddl sul superamento del Bicameralismo paritario e sulle modifiche al Titolo V della Costituzione. Avendo ottenuto solo 375 sì, e dunque al di sotto del quorum dei due terzi previsti dalla Costituzione per evitarlo, il cammino delle riforme prevede anche un referendum cui Renzi guarda già come ‘parola ai cittadini’ a conferma del cammino riformatore. Hanno votato a favore Pd, Ap, Per l’Italia, Scelta civica e Minoranze linguistiche; hanno votato contro Forza Italia, Lega, Fdi-An, gli ex 5 stelle di Alternativa Libera e Sel. I deputati M5S, invece, non hanno partecipato al voto. Folta la pattuglia dei deputati che hanno marcato la loro differenza rispetto alla linea del gruppo di appartenenza: da Stefano Fassina (Pd), che non ha partecipato al voto, a Gianfranco Rotondi (FI) che ha invece votato sì. Critici anche i deputati dem Gianni Cuperlo, Rosy Bindi e Alfredo D’Attorre che hanno ammonito che se non ci saranno modifiche al testo, questo sarà il loro ultimo siì. Soddisfatto Matteo Renzi che affida a twitter il suo commento a caldo: “Voto riforme ok alla Camera. Un Paese piu’ semplice e piu’ giusto. Brava @meb, bravo @emanuelefiano, bravi tutti i deputati magg #lavoltabuona”, scrive nel messaggio dove i ‘nick’ in uso sul social network e le abbreviazioni ‘imposte’ dal vincolo dei 140 caratteri identificano il ministro Boschi, il relatore di maggioranza, e la stessa maggioranza di governo. “L’importante e’ non interrompere il percorso delle riforme. E oggi abbiamo fatto un altro passo in avanti”, ha detto invece il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi.

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 FI, 17 SOTTOSCRIVONO DOCUMENTO Forza Italia dunque voterà no alle riforme ma 17 deputati hanno sottoscritto un documento in cui si conferma il voto contrario esprimendo però forti critiche alle linea: “Voteremo contro non per disciplina di gruppo ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti”. A firmare il documento in cui si esprimo critiche “alla linea scelta” sono tra gli altri Massimo Parisi, Luca D’Alessandro, Daniela Santanchè, Laura Ravetto, Monica Faenzi, Ignazio Abrigani, Luca Squeri, Basilio Catanoso, Antonio Marotta, Giovanni Mottola, Giuseppe Romele, Marco Martinelli, Carlo Sarro, Gregorio Fontana, Giorgio Lainati e Paolo Russo, oggi assente perchè malato. Nella lettera si esprime “profondo disagio e dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera”. Nella lettera si rivendica di non aver votato “norme mostruose ne’ partecipato ad una svolta autoritaria del Paese”, ma di aver contributo a migliorare norme che nell’altro ramo del Parlamento. La lettera critica aspramente la gestione del gruppo di Forza Italia alla Camera e si lamenta di trovarsi ora su posizioni vicine al M5s: “Ti diciamo dunque con franchezza e lealta’ che non ci iscriveremo al Comitato per il No contro queste riforme”. Per “lealta’ e affetto” verso Silvio Berlusconi, i deputati voteranno no alle riforme. Ma dicendo chiaro e tondo che in futuro “non potranno vederci silenti”.

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Nella lettera si rivendica dunque “la bonta’ del percorso che era stato avviato con il cosiddetto ‘patto del Nazareno’, un percorso che ci aveva rimesso al centro della vita politica del Paese e che ci aveva consentito di partecipare ad un processo di riscrittura della Costituzione che per la logica fisiologia della politica non poteva che avere natura ‘compromissoria’”. Mentre si lamenta che nella gestione del gruppo Fi alla Camera ci sia “quotidianamente un deficit di democrazia”, e l’esistenza stessa della lettera dimostra che “il gruppo non e’ ne’ unito ne’ persuaso dalla linea che e’ stata scelta”. “Ti diciamo dunque con franchezza e lealta’ che non ci iscriveremo al Comitato per il No contro queste riforme – si legge ancora – andando a sostenere le stesse tesi del Movimento 5 Stelle o di Sel, ne’ riteniamo che un partito come il nostro possa subire i diktat di chi si propone – prima di eventuali alleanze in vista delle elezioni regionali – di ‘verificare il nostro comportamento in Parlamento’. Lo troviamo offensivo per la nostra dignita’ di partito e di parlamentari”. Vista la difficoltà del momento, però, e l’invito all’unità del partito, “voteremo dunque come da te indicato non per disciplina di gruppo, ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti”.

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