Fino a poche settimane fa, il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) era un servizio gratuito e indispensabile per accedere alla maggior parte dei servizi online della Pubblica Amministrazione. Ma da luglio 2025, potrebbe diventare a pagamento per molti cittadini. La notizia è stata confermata dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che ha ammesso il blocco dei finanziamenti pubblici previsti in un decreto del 2023.
Il blocco dei fondi: un problema burocratico
Lo SPID rischia di perdere la sua gratuità a causa del mancato stanziamento di 40 milioni di euro destinati ai fornitori del servizio. Secondo quanto riferito da AgID il ritardo nell’erogazione delle risorse è dovuto a un “rimbalzo burocratico tra vari ministeri” che ha rallentato l’approvazione definitiva del decreto fino a marzo scorso.
Questa situazione sta mettendo in difficoltà i provider che gestiscono il sistema, costretti a coprire autonomamente i costi operativi senza il supporto economico promesso dal governo.
I primi provider applicano le tariffe
Alcuni operatori hanno già deciso di introdurre una tariffa annuale per il rinnovo dello SPID. Tra questi:
- Aruba: offre il servizio gratuito solo per il primo anno;
- Infocert: a partire da luglio applicherà una quota di 5,98 euro ogni dodici mesi.
Secondo i dati dell’AgID, più del 90% degli accessi digitali alla Pubblica Amministrazione avviene tramite SPID, con oltre un miliardo di accessi registrati nel 2024. Nonostante gli sforzi del governo per promuovere alternative come la Carta d’Identità Elettronica (CIE), questa rimane poco utilizzata: soltanto 52 milioni di accessi lo scorso anno, su circa 48,2 milioni di carte distribuite.
Le preoccupazioni dei consumatori
La possibile introduzione di costi per un servizio finora gratuito ha scatenato le critiche del Codacons, l’associazione dei consumatori che ha parlato apertamente di “grave lesione dei diritti”.
In un comunicato ufficiale, il Codacons ha denunciato come i cittadini, incentivati negli anni a utilizzare lo SPID, si trovino ora a dover affrontare nuovi oneri non preventivati. L’organizzazione ha annunciato la possibilità di intraprendere azioni legali collettive contro lo Stato italiano e l’Agenzia per l’Italia Digitale qualora il servizio venisse reso a pagamento senza un intervento tempestivo da parte del governo.
Le rassicurazioni del governo
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha cercato di tranquillizzare i cittadini assicurando che i 40 milioni di euro destinati ai provider sono ancora disponibili e saranno probabilmente sbloccati entro la fine di luglio, in occasione della scadenza della convenzione tra Stato e fornitori.
Tuttavia, il ministro ha anche ribadito l’obiettivo del governo di sostituire progressivamente lo SPID con la Carta d’Identità Elettronica Europea (CIE), uno strumento digitale interoperabile a livello europeo e completamente gratuito.
Cosa possono fare i cittadini
Chi non desidera pagare il rinnovo annuale dello SPID può scegliere di:
- non rinnovarlo e passare a un altro fornitore che mantiene il servizio gratuito;
- utilizzare la CIE, che è gratuita.
Poste Italiane, che gestisce il 70% delle utenze SPID, non ha ancora annunciato alcun costo per gli utenti, quindi per ora il problema del pagamento riguarderà un numero limitato di persone.
La prospettiva di un SPID a pagamento pone interrogativi importanti sulla sostenibilità del modello digitale dello Stato e sui diritti dei cittadini.
Mentre si attende l’effettivo sblocco dei fondi governativi, il dibattito sul futuro dell’identità digitale italiana è destinato a crescere, coinvolgendo istituzioni, fornitori e consumatori in una questione che riguarda direttamente la vita quotidiana di milioni di persone.