Superbonus 110%, parte col piede sbagliato la misura del Conte2

Superbonus 110%, parte col piede sbagliato la misura del Conte2
22 settembre 2020

Sembra partire col piede sbagliato, il tanto decantato “Superbonus 110%”. Una sfilza di documenti da produrre, norme poco chiare e in certi casi mancanti. Per non parlare dei professionisti ancora sul piede di guerra non sentendosi tutelati proprio per mancanza di provvedimenti. Ad aggravare lo scenario, le norme anti-Covid, anche in questo caso, per lo più inesistenti, e che già iniziano ad inceppare la macchina. Ma andiamo con ordine. E partiamo dal cuore del problema: i condomini. Sì, proprio i condomini, unico istituto che può dare il via libera alla richiesta delle misure introdotte dal governo con il decreto Rilancio. E così, molti professionisti appartenenti alla categoria degli Amministratori di Immobili hanno deciso di scrivere al Conte 2 per segnalare ed evidenziare forte preoccupazione e disappunto “in merito all’assoluta mancanza di considerazione normativa, riscontrata nei confronti della categoria professionale e dell’intero mondo condominiale, in occasione dell’emergenza Covid-19 a tutt’oggi in essere”.

In pratica, “nessun provvedimento – scrivono i professionisti – è stato assunto in merito alla convocazione delle assemblee condominiali in modalità on line, né protocolli sono stati dettati in materia, lasciando a carico degli Amministratori di Condominio il rischio e la relativa responsabilità, anche penale, che le adunanze assembleari diventino luogo ed occasione di contagio”. Tradotto: in tempi di Covid, se il governo in merito non prende provvedimenti, la macchina del “Superbonus 110%” rischia di saltare in aria. D’altronde, come rimarcano gli stessi professionisti, “se da parte del governo, si continua ad omettere interventi ad hoc sul tema delle assemblee condominiali online, significa mettere a rischio milioni di cittadini dal punto di vista sanitario, nonché sancire l’impossibilità di una formale approvazione dei bilanci e altre sì decretare il fallimento del Bonus 110%”. E come dargli torto, se a tutt’oggi, tante attività e uffici, soprattutto pubblici, sono ancora in smart working. Come è altrettanto evidente, che in tante zone del Paese, per ragioni tecniche, sarà quasi impossibile tenere assemblee da remoto. Come dire: niente assemblee condominiali, niente “Superbonus 110%”.

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Cruciale, sempre in tema di condomini, sono anche le condizioni affinché la delibera sia valida: oltre ad aver ottenuto la maggioranza degli intervenuti, è sufficiente che tale maggioranza rappresenti “un terzo del valore dell’edificio”. E, nonostante la norma è stata recentemente modificata (prima era richiesto il 50 per cento) continua a generare liti tra i proprietari di immobili. Non meno importante, però, è la questione burocrazia. Occorre tener presente, per dirne una, che tra asseverazioni, visti di conformità e comunicazioni varie, sono circa 40 i documenti da presentare alla banca affinché il beneficiario del bonus possa ottenere la cessione del credito. O come non evidenziare anche i costi che dovrà affrontare il committente per gli studi di fattibilità. A meno che, come fanno alcune imprese, vengono effettuati gratis da esse stesse, a patto di vincolare i successivi interventi al loro contratto di appalto.

Intanto, in attesa di capire la reale portata che avrà il “Superbonus 110%” sul mondo dell’edilizia e dell’immobiliare in generale, si sta già pensando di inserire una proroga che estenda le agevolazioni sotto forma di credito di imposta oltre la naturale scadenza (31 dicembre 2021). L’idea sarebbe quella di sfruttare i fondi europei del Recovery Plan per rifinanziare il cosiddetto superbonus. E, a Palazzo Chigi, in tal senso, si pensa a una rinvio fino al 2023. Una proroga importante soprattutto nell’ottica di favorire i lavori nei condomini, visto che, rispetto a una casa di un privato, i tempi di approvazione dei lavori possono essere decisamente lunghi e quindi ritardare gli interventi di ristrutturazione, perdendo i relativi benefici.

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