Tolentino, femminicidio in pieno centro: uccisa dall’ex marito sotto gli occhi dei passanti
La tragedia in viale Benadduci: la vittima è Gentiana Hudhra, 45 anni. L’uomo l’ha colpita con un coltello e poi si è seduto su una panchina ad aspettare i carabinieri.
Una scena di estrema violenza si è consumata nella serata di sabato nel cuore di Tolentino, nelle Marche. Intorno alle 20 di ieri, in viale Benadduci, una donna di 45 anni, Gentiana Hudhra, è stata uccisa brutalmente a coltellate dall’ex marito, davanti a decine di passanti attoniti che non hanno potuto far nulla per fermare l’aggressione.
L’uomo, un 55enne albanese come la vittima, ha infierito con violenza inaudita: secondo i primi riscontri, avrebbe accoltellato l’ex moglie ripetutamente fino a farla crollare sull’asfalto, per poi continuare a colpirla con calci anche quando era già a terra. Dopo l’omicidio, si è seduto su una panchina poco distante, in apparente stato di calma, aspettando l’arrivo delle forze dell’ordine.
Soccorsi inutili: la donna è morta sul colpo
I sanitari del 118, giunti tempestivamente sul luogo della tragedia, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso di Gentiana Hudhra. I carabinieri, allertati da alcuni testimoni, hanno subito bloccato l’uomo, che non ha opposto resistenza ed è stato trasferito in caserma per essere interrogato dal pubblico ministero di turno della Procura di Macerata.
Secondo una prima ricostruzione, l’aggressore sarebbe arrivato sul posto a bordo di un monopattino, poi avrebbe estratto un coltello e colpito l’ex moglie con ferocia. I due erano separati da circa tre anni e avevano due figli ormai adulti, di 21 e 23 anni.
Nessuna denuncia pregressa, ma possibili fragilità psichiche
Stando alle prime informazioni raccolte dagli inquirenti, sull’uomo non gravavano precedenti denunce per maltrattamenti o stalking. Tuttavia, emergerebbero elementi relativi a una possibile fragilità psichiatrica, che sarà oggetto di ulteriori accertamenti. Le indagini dei carabinieri proseguono per chiarire le motivazioni dell’aggressione e verificare se vi fossero segnali premonitori mai emersi in ambito giudiziario o sanitario.
Nel frattempo, la zona è stata transennata per permettere i rilievi tecnico-scientifici e la raccolta delle testimonianze oculari, preziose per ricostruire nel dettaglio l’accaduto. I residenti e i commercianti della zona sono ancora sotto shock per l’accaduto, che si è svolto in una delle arterie più frequentate della città.
Una lunga scia di sangue nelle Marche
Il femminicidio di Gentiana Hudhra riapre una ferita che nelle Marche non si è mai rimarginata. Solo sei mesi fa, il 19 dicembre, un’altra tragedia aveva colpito la comunità di Ripaberarda di Castignano (Ascoli Piceno), dove il 48enne Massimo Malavolta aveva massacrato di botte la moglie, un’insegnante di scuola elementare, mentre i figli della coppia – di 5 e 10 anni – si trovavano in casa.
E ancora, nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2024, a Saltara, nel Pesarese, Ana Cristina Duarte Correja, 38 anni, era stata uccisa con una coltellata all’addome dal marito Ezio Di Levrano. Anche in quel caso, all’interno dell’abitazione si trovavano i tre figli minorenni della coppia.
Violenza di genere: numeri che non accennano a diminuire
Secondo i dati del Viminale, in Italia continua a registrarsi un femminicidio ogni tre giorni. Una violenza che spesso matura all’interno delle mura domestiche, tra ex partner e conviventi, e che in molti casi si consuma senza segnali d’allarme evidenti o senza che vengano presentate denunce.
La morte di Gentiana Hudhra – come quelle che l’hanno preceduta – riporta drammaticamente al centro del dibattito pubblico l’urgenza di rafforzare i presidi di prevenzione, le reti di supporto alle vittime e le politiche di educazione alla parità e al rispetto.
Una comunità sotto shock
Tolentino si è svegliata con il peso di un lutto collettivo. Sui social e nei bar si rincorrono sentimenti di incredulità, rabbia e dolore. In molti si chiedono se qualcosa si sarebbe potuto fare per evitare l’ennesimo epilogo di sangue. Ma per Gentiana non c’è stato scampo. La sua vita si è spenta in pochi, atroci minuti, sotto gli occhi impotenti di una comunità che ora cerca risposte. “Non possiamo restare spettatori”, scrive su Facebook una residente. “Le donne devono essere protette prima, non commemorate dopo”.
Le indagini proseguono. L’autopsia sarà disposta nei prossimi giorni. Nel frattempo, i due figli della vittima – privati in un colpo solo di entrambi i genitori – dovranno affrontare un futuro segnato da una violenza che li ha colpiti nel modo più crudele.