Ucraina, Putin annuncia una tregua per Pasqua. Le accuse di Kiev e l’avvertimento di Trump

Vladimir Putin

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Una tregua pasquale per il conflitto in Ucraina. È quanto annunciato oggi dal presidente russo Vladimir Putin, che ha ordinato la sospensione delle operazioni militari dalle ore 18:00 (17:00 italiane) di sabato 19 aprile fino alla mezzanotte di domenica 20 aprile. L’annuncio è arrivato nel corso di un incontro con il capo di Stato maggiore delle Forze Armate russe, Valery Gerasimov, come riportato dall’agenzia Ria Novosti.

“Basandoci su considerazioni umanitarie, la parte russa dichiara una tregua pasquale. Ordino la cessazione di tutte le azioni militari per questo periodo”, ha dichiarato Putin. Tuttavia, il presidente russo ha avvertito che le truppe devono restare in stato di massima allerta, pronte a reagire a eventuali violazioni da parte ucraina. “Prevediamo che la parte ucraina seguirà il nostro esempio”, ha aggiunto Putin, sottolineando che il rispetto della tregua sarà un banco di prova per la “sincerità” di Kiev nei colloqui di pace.

Tregua di facciata? Le accuse di Kiev

Dall’altra parte del fronte, però, l’annuncio russo è stato accolto con grande scetticismo. A pochi minuti dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, si sono udite esplosioni a Kiev, dove le forze di difesa aerea ucraine sono intervenute per abbattere droni d’attacco russi. Il sindaco della capitale, Vitaliy Klitschko, ha invitato la popolazione a rifugiarsi, segnalando la presenza di droni nemici sulla riva sinistra del Dnipro.

“Il vero atteggiamento di Putin nei confronti della Pasqua e della vita umana si vede nei cieli sopra di noi”, ha denunciato su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riferendo che droni Shahed erano stati abbattuti sopra la capitale proprio mentre la tregua stava per cominciare.

Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha espresso dure critiche: “La Russia aveva rifiutato il cessate il fuoco completo proposto dagli Stati Uniti a marzo. Ora Putin offre solo 30 ore di tregua invece di 30 giorni”. Sybiha ha ribadito che Kiev giudicherà Mosca “non dalle parole, ma dai fatti”.

Gli sforzi internazionali e il ruolo di Trump

Putin, nel suo discorso, ha anche lodato gli sforzi diplomatici degli Stati Uniti e della Cina per favorire una soluzione pacifica. “Accogliamo con favore il desiderio del presidente Trump, del presidente Xi Jinping, dei Paesi Brics e di tutti i sostenitori di una pace giusta”, ha dichiarato.

Da Washington, però, il presidente Donald Trump ha mandato un messaggio chiaro: se non si registreranno progressi concreti nei negoziati, gli Stati Uniti si ritireranno dalle trattative. “Se una delle due parti renderà impossibili i colloqui, diremo semplicemente: ‘Siete degli idioti’, e ce ne andremo”, ha detto Trump ai giornalisti.

Il segretario di Stato Marco Rubio ha rincarato la dose, sottolineando che senza segnali positivi in tempi brevi, l’amministrazione americana abbandonerà il tavolo delle trattative.

Il fronte militare: scambi di prigionieri e situazione a Kursk

Nonostante le tensioni, oggi Russia e Ucraina hanno completato uno scambio di prigionieri, ciascuna liberando 246 militari. Il ministero della Difesa russo ha precisato che, come gesto di buona volontà, 31 prigionieri ucraini feriti sono stati restituiti in cambio di 15 soldati russi in condizioni critiche.

Sul terreno, invece, le operazioni militari non si fermano completamente. Mosca ha annunciato di aver riconquistato oltre il 99% della regione di Kursk, persa durante l’offensiva ucraina dell’estate 2024. Secondo fonti russe, resta soltanto la località di Gornal da liberare completamente.

Le tensioni su un piano di pace americano

Intanto si è diffusa la notizia, rilanciata dal New York Post, secondo cui Kiev sarebbe “al 90%” d’accordo con il piano di pace proposto da Trump. Una notizia prontamente smentita dal ministero della Difesa ucraino, che ha sottolineato come “non vengano prese decisioni politiche” e ha ribadito il sostegno incondizionato al cessate il fuoco proposto dagli Stati Uniti l’11 marzo a Gedda.

“Resta fondamentale – si legge nella nota ufficiale – garantire che un cessate il fuoco sia monitorato e verificabile. Continuiamo a lavorare in modo costruttivo con i nostri partner americani per mettere fine a questa guerra”.

Una tregua fragile

Mentre da una parte si proclama la tregua e si scambiano prigionieri, dall’altra si continua a combattere e a lanciarsi accuse. La fragile tregua pasquale rischia così di rimanere una mera dichiarazione di intenti, priva di effetti reali sul campo di battaglia.

Gli occhi della comunità internazionale sono puntati sull’Ucraina e sulla Russia in queste ore cruciali. La Pasqua ortodossa, da sempre simbolo di rinascita e speranza, riuscirà a riportare almeno una breve pausa in un conflitto che dura ormai da oltre 1.150 giorni?